“Direi che il mio lavoro consiste nel fare i conti con la fantasia degli altri, sia nel misurarne il peso economico sia nel confronto con l’invenzione della mente degli autori. È una roba un po’ da stregoni che consiste nell’abbinare i numeri e l’immaginazione”. Così Ernesto Franco, scrittore e direttore generale di Einuadi, morto all’età di 68 anni, definiva il suo mestiere in casa editrice

Il mondo del libro è in lutto per la scomparsa, a 68 anni, dello scrittore Ernesto Franco, scrittore e direttore generale di Einaudi. Era malato da tempo.

Laureatosi in lettere all’Università di Genova, Franco ha lavorato per marchi come Marietti e Garzanti e ha insegnato alle università di Genova e Siena.

Dal 1998 direttore editoriale della Einaudi, e dal dicembre 2023 direttore generale, Ernesto Franco è stato uno studioso della cultura ispano-americana, e ha curato o tradotto opere di Jorge Luis Borges, Julio Cortázar, Alvaro Mutis, Octavio Paz, Ernesto Sabato, Mario Vargas Llosa; ha curato inoltre l’Antologia della letteratura fantastica con testi di Borges, Silvina Ocampo, Adolfo Bioy Casares (Einaudi, 2007).

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Storie fantastiche di isole vere ernesto franco

Nel 1999, con Vite senza fine (Einaudi), ha vinto il Premio Viareggio. Tra i suoi libri, Donna cometa (Donzelli, 2020) e Storie fantastiche di isole vere (Einaudi, 2024).

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Come ricorda sul Corriere della Sera Paolo Di Stefano, Ernesto Franco “è stato il direttore più longevo della casa editrice di Giulio Einaudi. E lo è stato a partire dal 1998, quando il fondatore era ancora vivo (morì un anno dopo), nella lunga fase di rinnovamento e di equilibrio dopo l’acquisizione da parte della Mondadori di Berlusconi, avvenuta tra le polemiche nel 1994, con la diaspora di autori simbolo dello Struzzo, come Carlo Ginzburg e Corrado Stajano. Si trattava per Franco di trovare una via di novità senza tradire un passato glorioso sul piano culturale quanto deficitario spesso sul piano economico”.

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In un’intervista del 2021 a Repubblica, alla domanda “qual è il cambiamento più forte con cui s’è dovuto confrontare?”, aveva risposto: “Partirei da una stupefacente sorpresa: la vittoria del libro di carta, nella quale una decina di anni fa non avremmo mai scommesso. Quanto alla scrittura, è vero che ha perso centralità: oggi si scrive molto più di prima ma secondo regole proprie dell’oralità. Se però dovessi indicare l’invenzione che più ha cambiato i lettori non avrei dubbi: le serie tv“. E ancora, alla domanda “Dopo tanti anni alla guida della casa editrice, cosa definisce meglio il suo lavoro?”, aveva replicato: “Non sono ancora pronto ai bilanci, ma direi che il mio lavoro consiste nel fare i conti con la fantasia degli altri: sia nel misurarne il peso economico sia nel confronto con l’invenzione della mente degli autori. È una roba un po’ da stregoni che consiste nell’abbinare i numeri e l’immaginazione”.

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