Rischiava di essere un’edizione come minimo sottotono, segnata dalla pandemia. Invece, in vista della finale del premio Strega 2020, non è facile fare previsioni – I retroscena

Come gli altri anni, è probabile che farà molto caldo, ma di sicuro stavolta mancherà la caratteristica ressa di addetti ai lavori (imbucati compresi): parliamo della finalissima del premio Strega 2020, in programma giovedì 2 luglio a Roma, nel consueto scenario del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

Un’edizione inevitabilmente inusuale, che si svolgerà nel rispetto delle prescrizioni governative in materia di distanziamento fisico, quella che sarà trasmessa in diretta da Rai3 (alla conduzione Giorgio Zanchini, affiancato da Corrado Augias). Va però dato atto alla Fondazione Bellonci di aver imbastito, nonostante il contesto non semplice, un’edizione dall’esito, come vedremo, non più così scontato come si pensava all’inizio

Sandro Veronesi Gianrico Carofiglio GettyEditorial 20-20-2020

Da un lato il lockdown e dall’altro queste certo non facili fasi 2 o 3 rischiavano di portare, se non alla cancellazione del premio, a un’edizione come minimo sottotono, in cui parlare di gara o di polemiche tra autori e case editrici sarebbe apparso fuori luogo.

Così non è stato: i diverbi pubblici sono stati quasi assenti, almeno finora; allo stesso tempo, quella 2020 è un’edizione decisamente combattuta (per le case editrici sono giorni frenetici, di “caccia” al voto), in cui non è facile fare previsioni sul vincitore o la vincitrice di quello che resta il premio letterario italiano più ambito.

Sì perché quello che doveva essere il trionfatore annunciato, Sandro Veronesi, autore de Il colibrì (La nave di Teseo), già libro dell’anno per la Lettura del Corriere della Sera, pur essendo classificatosi primo in semifinale con 210 voti, non è più così certo del successo finale (che resta probabile).

Premio Strega GettyImages-22-06-2020

Veronesi, che torna al Ninfeo dove ha già vinto nel 2006 con Caos calmo (portato al cinema da Nanni Moretti), ha infatti più di uno sfidante, senza dimenticare i dubbi di che preferirebbe un secondo successo per lo stesso autore.

E allora entriamo nel vivo della gara. Com’è noto, in quest’annata particolare, i titoli finalisti del premio promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Liquore Strega (con il contributo della Camera di Commercio di Roma e in collaborazione con BPER Banca) non sono cinque, mai sei: a contendere la vittoria a Veronesi saranno infatti i due candidati Einaudi (Roma e Torino), Gianrico Carofiglio con La misura del tempo (romanzo pubblicato da Stile Libero) e Valeria Parrella con Almarina (uscito per Einaudi), entrambi secondi in finale con 199 preferenze a testa.

Non è finita: Feltrinelli (che non vince dal 2005, allora con Maurizio Maggiani) quest’anno è tornata allo Strega, dopo diverse edizioni volutamente saltate, con un nome impegnativo, quello di Gian Arturo Ferrari, a lungo numero uno della Mondadori e per anni discusso dominatore allo Strega con le case editrici del suo gruppo. Il “professore”, che aveva già pubblicato il saggio Libro per Bollati Boringhieri, ha raccolto 181 voti con il suo primo romanzo, Ragazzo italiano.

A proposito di Segrate, in sestina c’è Daniele Mencarelli, autore di Tutto chiede salvezza (Mondadori, 168 preferenze in semifinale – e già vincitore dello Strega Giovani, il premio delle scuole). E infine il nome rivelazione di questa edizione, il 34enne Jonathan Bazzi, autore Febbre (Fandango Libri), che da settimo (con 137 voti) si è ritrovato in finale (grazie all’articolo 7 del regolamento), con un esordio che diventerà un film.

Veniamo alle strategie: considerando che in semifinale i giurati (gli “amici della domenica“), negli anni aumentati, potevano esprimere tre preferenze, mentre in finale il voto sarà unico, l’esito sarà senza dubbio influenzato dalla strategia che adotterà il gruppo Mondadari, che al Ninfeo non si impone dal 2017 (allora con Cognetti).

Stando alle voci che abbiamo raccolto, a Segrate l’intenzione è di tornare alla vittoria. Per farlo il gruppo convergerebbe su Carofiglio (che arrivò terzo nel 2012), che appare quindi il principale sfidante di Veronesi.

Allo stesso tempo, difficilmente Valeria Parrella, unica autrice in finale, verrà “abbandonata” da chi l’ha votata con convinzione in semifinale (tra questi proprio Cognetti, che in vista del 2 luglio ha voluto rendere pubblico il suo voto a favore dell’autrice di Almarina, che in autunno pubblicherà con HarperCollins Italia Quel tipo di donna).

La concorrenza interna in casa Einaudi, e in generale nel gruppo Mondadori, potrebbe finire per favorire Il colibrì. 

A complicare le previsioni, la presenza dell’incognita Ferrari, che ha preso molti voti tra gli Amici. Quante delle 181 preferenze conserverà in finale?

Senza dimenticare i tanti giurati che vorranno confermare il proprio voto a Febbre: nelle foto ufficiali della sestina a spiccare è senza dubbio la colorata figura dell’outsider Bazzi. Mentre si discuteva della presenza di un’unica scrittrice in cinquina, l’autore di Rozzano ha spiegato a Repubblica: “Non sono d’accordo a mettermi tra gli uomini. Questo significa considerarmi a partire dal mio apparato sessuale, io invece mi rappresento liberamente. Non mi considero né una donna né un uomo. Forse un mezzo uomo… Mi piace giocare con le identità, spostarmi tra confini, sfondare recinti… Durante la mia infanzia a Rozzano non potevo dare sfogo alle mie passioni, ora voglio farlo liberamente”.

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