“Da autrice il punto di vista dell’infanzia mi interessa molto”. In occasione dell’uscita della raccolta di racconti “Più grande la paura”, ilLibraio.it ha intervistato Beatrice Masini, scrittrice, traduttrice e direttrice editoriale della Bompiani (che va alla ricerca di voci letterarie “non convenzionali”). Spazio, tra le altre cose, per il suo rapporto con la lettura (“Sono stata una forte lettrice da bambina e ragazzina, in un tempo in cui i libri per i più piccoli non erano tanti come oggi”). Quanto al premio Strega…

“Un’idea di bambino buono, un’idea di bambino cattivo, un’idea di bambino”, è scritto alla fine di uno dei sette racconti che, con una novella, compongono Più grande la paura di Beatrice Masini (Marsilio), autrice, traduttrice e direttrice editoriale della Bompiani.

E infatti il libro ruota attorno all’idea di bambino e di infanzia. Tra ieri e oggi. Durante le vacanze e in città. Dal momento in cui non si desidera essere altro che la “principessa di papà” a quello in cui il cuore diventa un armadillo che si ritrae dall’affetto dei genitori. Il tutto filtrato attraverso gli occhi di una narratrice attenta al mondo dei più piccoli e che proprio a loro ha dedicato gran parte delle sue opere.

Beatrice Masini

Beatrice Masini, in questa raccolta di racconti i bambini sono al centro delle narrazioni: perché ha deciso di raccontare storie di infanzie passate?
“Siamo i bambini che siamo stati. Il punto di vista dell’infanzia è un argomento che mi interessa molto, come autrice di libri per ragazzi. E anche in questo, che non è un libro dedicato ai bambini, nonostante siano al centro della narrazione. L’infanzia definisce quello che diventiamo, in alcuni casi può cambiare la vita”.

In che modo?
“Nell’ultimo racconto, ambientato negli anni Settanta, Nina è ossessionata da una serie di delitti di cronaca che avvengono nella sua infanzia. La paura del tempo in cui vive, che deriva da atti di violenza su dei bambini, si riversa su di lei. E col tempo diventa una nuova paura: quella che si prova per i bambini, per le persone fragili che avrai intorno e che forse non sarai in grado di proteggere dai mali del mondo”.

Molti racconti sono ambientati al mare. Come spiega il legame speciale che tutti noi nutriamo con i luoghi dell’infanzia?
“I racconti spesso scaturiscono dall’osservazione dei luoghi. Per anni, da bambina e ragazza, sono stata in vacanza a Cesenatico, mentre uno dei racconti nasce da una scena che ho realmente visto pochi anni fa, in vacanza in Sardegna: c’era un bambino che catturava e uccideva pesci e granchi. Inoltre, per i bambini e i ragazzini l’estate è una stagione speciale, di libertà e indipendenza ma, soprattutto, di grandi eventi. In estate ci si impossessa del mondo e si allargano i propri confini. E così è inevitabile che nei racconti ci sia anche il mare”.

Spesso i bambini dei suoi racconti leggono. Cosa sono stati i libri e la lettura per lei da bambina e che cosa rappresentano per i piccoli di oggi?
“Il libro è un luogo di segreti, un rifugio, ma anche un trampolino che ti lancia nella realtà. Sono stata una forte lettrice da bambina e ragazzina, in un tempo in cui i libri per i più piccoli non erano tanti come oggi. A dieci, undici anni avevo esaurito tutto quello che si poteva leggere e sono passata ai libri da ‘grandi’, spesso facendo anche letture non adatte alla mia età. Magari senza capire fino in fondo quello che leggevo, ma con quell’avidità con cui ti trovi davanti a opere di cui cogli l’immensità. Da questo deriva la mia idea che per un bambino è importante anche sfidarsi attraverso la lettura, tanto più oggi che ci sono tantissime possibilità. Molto spesso nei miei libri per bambini c’è qualche riferimento a quello che stanno leggendo i protagonisti: è un piccolo gioco per indurre la curiosità in chi legge”.

Lei è stata giornalista ed è traduttrice, scrittrice e direttrice editoriale di Bompiani. Le sue professioni si influenzano tra loro? 
“Ho fatto la giornalista per cercare di scrivere ogni giorno. La traduzione è sempre stata un ottimo strumento per la scrittura. Ho iniziato praticandola per me stessa, per scoprire come si può entrare in un testo e trasformarlo usando la propria lingua. Occuparsi dei libri degli altri, invece, è una sorta di completamento del percorso: scoprire nuove voci è gratificante”.

Nell’ultimo periodo nella letteratura anglosassone si sta dando molto più spazio all’inclusività: è una tendenza che si sta affermando anche in Italia?
“Penso che sia una bellissima cosa, ad esempio, che ci siano più donne scrittrici oggi. Da lettrice prima di tutto considero il valore in sé della storia, ma se si raccontano mondi che stanno cambiando e sono sempre più vari, tanto meglio. Il discrimine vero, però, sta nella qualità e nella capacità di essere originali e trovare nuovi modi di dire le stesse cose, perché alla fine le storie sono sempre le stesse, quello che cambia è il modo di costruirle e raccontarle”.

Quali sono i trend letterari che stanno catturando la sua attenzione?
“Penso a Claire-Louise Bennett che con Stagno è stata una sorpresa: usa uno sguardo inusuale, che si specchia nel mondo che la circonda. Ma anche a Annie Dillard, che nella sua nonfiction fa riflessioni sulla vita e sul mondo vicine allo stile di Thoreau. Mi piace questo modo di raccontare non convenzionale, che dimostra che quando si ha qualcosa da dire si può usare davvero qualsiasi forma”.

Quali sono i nuovi progetti in arrivo in casa Bompiani (che quest’anno compie 90 anni e che dal settembre 2016 fa parte del gruppo Giunti)?
“Nella complicatezza del passaggio, abbiamo avuto una grande opportunità: la possibilità di introdurre delle novità, pur continuando a lavorare con grandi autori storicamente legati alla casa editrice. Ci siamo concentrati molto sul catalogo, continuando a guardarci intorno, prestando attenzione anche a luoghi lontani. Presto, infatti, pubblicheremo I vagabondi di Olga Tokarczuk, romanzo che ha vinto il Man Booker International Prize lo scorso anno. E che è un altro esempio di scrittura non convenzionale. Probabilmente si tratta di un nuovo modo di raccontare. Stiamo anche prestando un’attenzione più sistematica alla poesia”.

A proposito di Bompiani, un’ultima domanda: Antonio Scurati con il bestseller M andrà al Premio Strega?
“In questo momento non abbiamo ancora preso decisioni riguardo allo Strega”.

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