Dopo che nel 2024 a vincerlo era stata l’autrice coreana Han Kang, l’Accademia svedese ha assegnato il Premio Nobel per la letteratura 2025 allo scrittore ungherese László Krasznahorkai – I particolari
L’atteso annuncio (dopo giorni di “TotoNobel“) da parte dell’Accademia di Svezia è arrivato: a vincere il Premio Nobel per la letteratura 2025 è László Krasznahorkai, scrittore ungherese classe ’54 (più volte candidato al riconoscimento in passato).
Nato a Gyula, autore di romanzi e raccolte di racconti, nel 2015 ha vinto l’International Man Booker Prize, pubblicato in Italia da Bompiani, che ha in catalogo Satantango, finalista al Premio Gregor Von Rezzori e al Premio Strega Europeo 2017, Melancolia della resistenza, Il Ritorno del Barone Wenckheim, vincitore del National Book Award for Translated Literature nel 2019, Guerra e guerra e Seiobo è discesa quaggiù.
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La motivazione del Nobel a Krasznahorkai
Il premio va allo scrittore ungherese “per la sua opera avvincente e visionaria che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte“.
Assegnato per la prima volta nel 1901, vinto lo scorso anno dall’autrice coreana Han Kang (qui, a proposito l’albo d’oro), quest’anno il più ambito premio letterario al mondo è dunque andato a un autore ungherese (qui, a proposito, il nostro articolo che approfondisce storia, evoluzioni e contraddizioni del premio…), autore di romanzi e racconti segnati dalla malinconia, in cui uno dei temi ricorrenti è quello dell’attesa: “Questa specie di attesa fa parte dell’uomo. Che è sempre stato, ed è, in una condizione abbastanza pietosa, per questo non scommetterei troppo sul fatto che arriverà un’epoca in cui noi aspetteremo in maniera diversa. Non riusciremo mai ad accettare che la speranza è vana, ed è proprio questo che alla speranza dà la sua insuperabile forza di attrazione. L’apocalisse non è un evento accaduto o che sta per accadere. Noi nell’apocalisse viviamo. L’apocalisse è già in questo momento. È sempre. È il contesto naturale del mondo umano”, spiegava lo scrittore, intervistato da Repubblica nel 2017.
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I libri di László Krasznahorkai (nel 2026 in arrivo Panino non c’è più)

“Abbiamo bisogno che ci mentano dicendo che abbiamo motivo di sperare. Di questo abbiamo bisogno. Tanto sappiamo benissimo di non avere alcun motivo di speranza. Che ci mentano e ci dicano che andrà meglio, che sarà tutto più luminoso, che sarà più lungo ciò che è breve, che sarà più lento ciò che è veloce. Preghiamo Dio e temiamo il Male. Non ci lasciamo mai alle spalle l’infanzia”. Così, nelle sue stesse parole tratte da una recente intervista, il cuore della scrittura di László Krasznahorkai per la sua casa editrice italiana, Bompiani, che nel complimentarsi per il Nobel sottolinea la sua “scrittura ipnotica, avvolgente, travolgente, a cui abbandonarsi senza chiedersi dove porterà, perché alla fine porta sempre nel luogo più oscuro e sorprendente, il cuore dell’uomo che è il cuore del mondo, l’uomo che resiste e cerca un senso anche quando il mondo si fa ostile, grottesco, incomprensibile, feroce”. E anticipa che il suo prossimo romanzo, Panino non c’è più, uscirà in Italia nel 2026.
Le prime parole dello scrittore
“Sono molto contento di aver ricevuto il Premio Nobel, soprattutto perché questo premio dimostra che la letteratura esiste di per sé, al di là di tutte le aspettative non letterarie, e che viene ancora letta. E a quelli che la leggono infonde una certa speranza nel fatto che la bellezza, la nobiltà e il sublime ancora esistono in sé e per sé. Può dare speranza anche a coloro nei quali la vita è viva appena. Fiducia – anche se sembra che non ve ne sia ragione”, ha dichiarato lo scrittore dopo la vittoria.
Uno scrittore celebre per le sue frasi molto lunghe
Intervistato nei mesi scorsi dalla rivista letteraria Le parole e le cose, lo scrittore ungherese (una vita da viaggiatore, una grande passione per la musica, che si coglie nella melodia e nel ritmo della sua scrittura) spiegava, a proposito del suo stile fatto spesso di frasi molto lunghe (Herscht 07769 è addirittura composto da una sola frase): “Le parole e l’espressione musicale per me provengono dalla stessa fonte. Nei miei romanzi, quindi, la melodia, il ritmo, e soprattutto la velocità la fanno da padroni. Sono loro a decidere tutto. D’altra parte, provi a pensare a che cosa succede quando vogliamo dire qualcosa di veramente, ma veramente, ma davvero molto molto importante, come per esempio una dichiarazione d’amore che ci siamo sforzati di reprimere e soffocare per vent’anni, ed ecco che tutto a un tratto invece le parole erompono da noi come la lava da un vulcano, in questi casi nessuno userà delle belle frasette corte e ben curate, ma farà proprio come un vulcano in eruzione, quando c’è un’unica potente forza al lavoro: non farà pause. Allo stesso modo io metto per iscritto un romanzo solo se quel romanzo vuole raccontare qualcosa di veramente, ma veramente, ma davvero molto molto importante. Secondo me è la frase breve a essere artificiale, è una gran bella invenzione, ma è artificiale, l’abbiamo creata noi, mentre il discorso letterario che porto avanti io è in realtà un’unica frase ininterrotta, alla fine della quale il punto fermo sarà messo dal Signore. Se vorrà farlo”.
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Sul Nobel per la letteratura non mancano le curiosità, per questo non possiamo che lasciarvi con due suggerimenti: leggere le opere del vincitore dell’edizione 2025, e mettervi alla prova con il nostro quiz, dal titolo Quanto conosci il Nobel per la Letteratura?…
Fotografia header: László Krasznahorkai (foto by Franco Origlia Getty Images 09/10/25)