In occasione di Bookcity Milano, vengono presentate due ricerche, “Effettofestival 2023” e “Fruizione culturale: i giovani tra festival e social media”. Tanti gli spunti: “Le relatrici donne sono diminuite, seppur di poco, nei festival più giovani”. E parrebbe che “i relatori più richiesti siano uomini ultracinquantenni, principalmente giornalisti, professori universitari e artisti/scrittori”. Anche per quanto riguarda i direttori, “la parità di genere è ancora lontana”. Quanto alle trasmissioni in live-streaming, calano (“le attività digitali e phygital non si sono radicate come avremmo immaginato nel periodo pandemico”). Tra gli aspetti positivi, tra le nuove generazioni “emerge un vissuto molto positivo rispetto alla cultura, incentrato sulla curiosità del sapere e del conoscere” – Dati e particolari

Tra gli appuntamenti di oggi, venerdì 17 novembre, a Bookcity Milano, c’è anche la presentazione delle ricerche Effettofestival 2023 e Fruizione culturale: i giovani tra festival e social media, “promosse da Intesa Sanpaolo per approfondire la conoscenza delle produzioni e dei consumi culturali, con un focus specifico sulle generazioni più giovani”.

“Uno strumento utile per comprendere l’atteggiamento del pubblico, le nuove modalità di fruizione e le tendenze della produzione culturale”. Così Fabrizio Paschina, Executive Director Comunicazione e Immagine Intesa Sanpaolo, definisce le ricerche: “Abbiamo voluto dare un contributo agli operatori del settore per aiutarli ad orientare le loro scelte di comunicazione e per rendere la cultura sempre più accessibile in particolare alle nuove generazioni”.

LA PRIMA RICERCA – Effettofestival 2023

La ricerca Effettofestival 2023, curata da Giulia Cogoli e Guido Guerzoni, è “dedicata ai festival di seconda generazione (F2G), ovvero alle manifestazioni sorte di recente (2-10 edizioni, con una media di 5) eredi di quelle delle più note e longeve (F1G) che hanno fra i 15 e i 30 anni di vita”.

Dalla mappatura degli F2G (sono stati analizzati 123 festival) emerge che il format “festival di approfondimento culturale” a quasi 30 anni dalla nascita è in gran forma: “cambiano i temi caldi e le generazioni dei pubblici, ma il formato gode d’immutato successo, con una distribuzione territoriale più omogenea di quella degli F1G (concentrati al nord e centro) e un felice protagonismo delle manifestazioni che si tengono nelle regioni meridionali e nelle isole, e con una concentrazione nei periodi primaverili o autunnali”.

“Stanno invece cambiando i main topic, con una spiccata tematizzazione, talora specialistica: F2G sono più focalizzati sulle questioni sociali, la sostenibilità, l’ambiente, i diritti e l’innovazione”. Inoltre gli F2G sono organizzati soprattutto da enti privati e la loro fruizione è in netta prevalenza gratuita.

La conferenza è la tipologia di evento più ricorrente, “laddove le trasmissioni in live-streaming calano e le attività digitali e phygital non si sono radicate come avremmo immaginato nel periodo pandemico“. Il predominio delle conferenze, inoltre, “rivela che, a dispetto della fruizione vorace sui social media e della brevità dei podcast, quando si cerca l’approfondimento culturale dal vivo si è disposti ad ascoltare per 60-90 minuti i relatori più interessanti: il valore esperienziale è immersivo e ripaga dello sforzo fatto e del tempo dedicato”.

“MENO RELATRICI DONNE NEI FESTIVAL PIU’ GIOVANI”

L’analisi più approfondita è stata svolta sui relatori (ne sono stati censiti 9.421) e sugli eventi in programma (ne sono stati schedati 4.623) fra F1G e F2G, un campione ampio e mai rilevato sino ad ora.

Sorprendentemente, si spiega nella sintesi, “le relatrici donne sono diminuite, seppur di poco, nei festival più giovani“: sono il 40,7% rispetto al 41,5%, laddove l’età media dei relatori degli F2G è di 51,5 anni (53,2 anni per F1G). “Confrontando i dati di genere e le età scopriamo che le donne relatrici crescono tra le nuove generazioni, ma ciò vale sia per i festival storicizzati sia per quelli più recenti (la parità di accesso agli studi e agli sbocchi professionali si avverte nitidamente”). Inoltre, “in entrambi i generi la fascia d’età di maggior peso è quella della Generazione X, che supera il 38% nei due campioni”. Ugualmente, “gli uomini sono più rappresentati nelle categorie Baby Boomers e Generazione silenziosa, con un’età media superiore a quella delle donne. Parrebbe che i relatori più richiesti siano uomini ultracinquantenni, principalmente giornalisti, professori universitari e artisti/scrittori“.

“PIU’ DIRETTORI CHE DIRETTRICI, E POCO SPAZIO AI GIOVANI”

Per quanto concerne i direttori, la parità di genere è ancora lontana: 73.5% di uomini in F2G contro il 61.5% in F1G, e solo di 5 anni più giovani della precedente generazione (51,2 anni contro 56 anni). “Per le donne e i giovani i posti di rilievo organizzativo nei festival di approfondimento culturale sono ancora limitati”.

Sempre a proposito dei relatori, “l’economia dei festival è divenuta per molti scrittori e intellettuali una seconda professione, mentre la cultura live non solo riempie le piazze ma anche i teatri. Infatti letture attoriali di nuovi libri, conferenze spettacolarizzate, approfondimenti tematici, nati per i festival, ora stanno riempiendo anche i palinsesti dei teatri, un’ulteriore prova di come i festival di approfondimento culturale abbiano rivitalizzato la trasmissione culturale live”.

LA SECONDA RICERCA – Fruizione culturale: i giovani tra festival e social media

La seconda ricerca è stata curata da Intesa Sanpaolo, con il supporto di BVA Doxa, “con l’obiettivo di comprendere il rapporto tra i giovani e la cultura, individuare le leve attrattive per parlare con loro di temi culturali e indirizzare la realizzazione di festival culturali sempre più in linea con le loro aspettative”.

A tal fine “è stato indagato il significato e il vissuto del concetto di ‘cultura’ tra i giovani attenti ai temi culturali e esplorato i canali e i contenuti attraverso i quali ne fruiscono (internet, social networks, podcast, festival…)”.

Per fare questo sono state integrate nello studio varie metodologie, tra cui focus group, web listening e survey.

Dai Focus Group tra giovani sensibili ai temi culturali, “emerge un vissuto molto positivo rispetto alla cultura, incentrato sulla curiosità del sapere e del conoscere“.

“La cultura rappresenta per loro uno strumento per comprendere il mondo di oggi, il contesto in cui vivono e interpretare il futuro, ma è anche strumento di crescita personale e al contempo di intrattenimento, libero da qualsiasi elemento di status e élitarismo che connotava la cultura in passato”.

La fruizione della cultura per i giovani passa sia dal canale online che offline, ma con pesi differenti:

  • l”’online è privilegiato perché è sempre a portata di mano, ha un linguaggio più affine ai giovani, consente una fruizione più veloce, senza attese e attivazioni particolari e permette di scegliere il contenuto che più interessa (una cultura più selettiva)”;
  • “per l’offline occorre invece attivarsi, dedicare del tempo (es. programmare, ed effettuare una prenotazione), usare un impegno maggiore, ma è una modalità di fruizione che offre un‘immersione completa e più intensa, rende tangibile la cultura entrando in contatto con le sue diverse forme e i suoi protagonisti, diventando anche uno strumento di relazione e scambio”;

La fruizione online passa in primis dai social, dove si trova sia la notizia “calda”, aggiornata in tempo reale, sia l’approfondimento “a freddo” (analisi e spiegazioni) “e dove si distinguono in modo netto i fatti dalle opinioni, in un approccio più imparziale alle notizie rispetto alle testate giornalistiche, viste dai giovani come più schierate ideologicamente”. I social “creano con gli eventi live un senso di community. Il linguaggio infine è semplice, né istituzionale né formale”.

I riferimenti culturali dei giovani sul web sono sia progetti editoriali nativi digitali, sia influencer che ottengono notevole seguito e riscontro grazie “alla rilevanza e alla cura dei contenuti”, all’approccio non ideologico”, “al registro semplice e accessibile”, e a “un’intesa attività di pubblicazione”.

Come si inseriscono i festival culturali in questo contesto? Il 35% degli italiani ha partecipato ad almeno un festival (narrativa, ambiente, scientifici, attualità) negli ultimi 3-5 anni: il 16% sono giovani. I giovani, pur meno in termini numerici, partecipano ai festival culturali in misura maggiore degli over 40: quasi 1 giovane su 2 vi ha partecipato almeno una volta negli ultimi 3-5 anni, rispetto a quasi 1 su 3 degli over 4i.

“Per i giovani i festival culturali sono un luogo di condivisione dei propri interessi, un momento di scambio del sapere, un’occasione per confrontarsi”. Partecipano “spinti dall’interesse verso le tematiche e gli speaker e consigliati da suggerimenti di amici o professori”.

Infine, pensando al futuro, stando alla ricerca “il festival ideale è:

  • itinerante su tutto il territorio nazionale, in modo da bypassare il problema della lontananza e accessibilità;
  • con speaker conosciuti provenienti dal web per vederli finalmente di persona e parlarci;
  • caratterizzato da tanti interventi e brevi, modello Ted Talk, in linea con la loro concezione di cultura che è qualcosa di leggero, dinamico e stimolante;
  • con al suo interno laboratori tematici e workshop per imparare più facilmente qualcosa;
  • ravvivato da eventi collaterali di svago (es. dj set, concerti) per soddisfare anche la componente di entertainment”;

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