Intervista a Marc Levy autore di Se solo fosse vero ISBN:887972486X

Un’altra intensa storia d’amore di uno degli autori più romantici e poetici degli ultimi tempi. In Se solo fosse vero Marc Levy faceva vivere dei fantasmi; in Dove sei? i fantasmi sono quelli degli appuntamenti mancati tra Philip e Susan. Amici dall’infanzia, hanno giurato di amarsi per tutta la vita, fin quando Susan decide di entrare in un’organizzazione umanitaria in Honduras. Da quel giorno, lettere, incontri furtivi all’aeroporto, e la promessa di esserci sempre l’uno per l’altra. Una promessa che cambierà la vita di Philip. Abbiamo parlato di questo romanzo con l’autore.

D. Dopo il successo mondiale di Se solo fosse vero, qual era la sua ambizione per questo nuovo romanzo? Provare che era un vero scrittore e non solo un architetto che ha scritto un libro?

R. Non mi definisco uno scrittore, peccherei di presunzione; i grandi scrittori per me sono Pablo Neruda, Victor Hugo. Sono solo un autore. Non ho ambizioni letterarie, o pretese artistiche, se non quella di scrivere una storia, di lasciare qualcosa al lettore nel momento in cui chiude il libro, che qualcuno leggendomi si appropri un po’ dei pensieri dei miei personaggi, si interroghi e trovi una risposta che lo riguardi…E di far sì che le due persone a cui è dedicato il libro ne siano fiere. Quando ho scritto Se solo fosse vero non l’ho fatto perché venisse pubblicato, ma perché mio figlio lo potesse leggere tra una ventina d’anni; volevo fargli sapere che il mio più grande desiderio per lui era che trovasse sempre la forza e l’entusiasmo di andare in fondo ai suoi sogni. Il destino ha fatto sì che questo libro sia diventato la realizzazione del mio sogno, essere un uomo libero. Uno dei più bei doni che la vita mi ha fatto con quest’avventura, è di avere oggi un biglietto da visita sul quale non ci sono più titoli. Così, non provare il rischio di scriverne un altro sarebbe stato come tradire quello che gli avevo detto.

D. Da dove è nata l’idea di questo nuovo romanzo?

R. Penso che l’idea mi sia venuta dall’ultima lettera che nel romanzo Lily lascia al figlio per parlargli dell’amore non vissuto con Antoine, delle sue scelte, dei suoi rimpianti; ci sono persone che sognano la loro vita, e altre che si battono per fare della loro esistenza un sogno. Volevo riprendere questi temi che mi stanno a cuore, la dignità, il coraggio dell’impegno. Sono affascinato dalle persone che si amano; la dignità del sentimento mi ispira il più profondo rispetto.

D. I suoi libri rivelano una profonda umanità e una particolare sensibilità; da giovane ha lavorato per la Croce Rossa. Questo impegno nella causa umanitaria cela una parte autobiografica?

R. Quello che ho fatto io è ben più modesto di quello che ha compiuto Susan. Sono stato volontario per 7 anni nella Croce Rossa, ho visto un sacco di sogni infranti, molta dignità e molto coraggio; non mi piace parlarne, perché penso che lavorare in un’associazione umanitaria sia una grande fortuna. Ho molta ammirazione per le persone che scelgono di lavorare nel campo dei diritti umanitari. È un campo in cui si dà molto, ma in cui si riceve altrettanto. E per il resto, la parte autobiografica è distillata nei personaggi, per quanto il pudore mi consenta di scrivere.

D. E adesso?

R. Adesso… sto scrivendo il mio terzo romanzo, sarà una commedia romantica; credo che potrei parlare di altri temi, ma forse sarei in difficoltà a scrivere una storia nella quale non ci fosse amore. C’è un soggetto sul quale mi piacerebbe scrivere, quello della debolezza delle democrazie, ma so di non esserne ancora in grado.

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