Che cos’è l’anafora, e qual è il significato di questo termine? Ecco una rapida guida alla comprensione e all’utilizzo di una figura retorica diffusa (con diversi esempi, in ambito letterario e non solo)
L’anafora è una figura retorica molto diffusa e relativamente semplice da individuare in un’analisi del testo, perché si tratta della ripetizione di una o più parole all’inizio dei versi di una poesia o all’interno di una o più preposizioni successive nella prosa.
L’etimologia della parola proviene dal greco ἀναφορά, per questo il significato letterale di anafora è “portare di nuovo”, “portare indietro”, e di conseguenza, anche quello di “ripresa”, “ripetizione”.
La ripetizione di uno o più elementi può avere più finalità: dare ritmo e sonorità al testo, rafforzare un concetto, spostare l’attenzione su un’idea, rendere il testo più facile da ricordare, creare un effetto di climax.
Per quanto apparentemente semplice però, l’anafora non è una figura retorica semplice da maneggiare, perché il suo utilizzo scorretto o esagerato può annoiare in fretta il lettore o l’ascoltatore.
Proprio per il suo forte carattere stilistico l’anafora è utilizzata maggiormente in poesia rispetto alla prosa, ma non è questo l’unico ambito in cui la si trova. La ripetizione, come è noto, aiuta la memoria, ed è anche per questa ragione che l’anafora è una componente fondamentale della scrittura dei testi musicali, ed è comune nelle filastrocche.
Allo stesso modo, proprio perché questa figura retorica aiuta a rafforzare i concetti o a far ricordare un testo, l’anafora è molto presente anche nelle preghiere e nei mantra, nell’ambito pubblicitario e negli slogan.
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Esempi di anafora in poesia e prosa

Osservando l’opera Campbell’s soup cans di Andy Warhol possiamo notare un esempio in ambito artistico dell’utilizzo di una ripetizione: si tratta infatti dell’insieme di 32 tele rappresentanti tutte le versioni di questa marca di zuppe in commercio all’epoca (nel 1962). L’opera si trova esposta al Museum of Modern Art a New York (foto di Cindy Ord/Getty Images)
Ecco alcuni esempi di anafora in ambito letterario (e non solo). La figura retorica è evidenziata nei testi tramite l’uso del corsivo e del grassetto:
“Per me si va nella città dolente,
Per me si va nell’eterno dolore,
Per me si va tra la perduta gente”
(Dante Alighieri, Canto III, Inferno)
“S’i’ fosse foco, ardereï ‘l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo;
…”
(Cecco Angiolieri, S’i’ fosse foco, in Rime)
“…
piove sulle tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti
piove su i mirti
divini
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
…”
(Gabriele D’Annunzio, La pioggia nel pineto, in Alcyone)
“Ecco apparir Gerusalem si vede:
Ecco additar Gerusalem si scorge:
Ecco da mille voci unitamente
Gerusalemme salutar si sente.”
(Torquato Tasso, Canto III, Gerusalemme Liberata)
“Don Abbondio stava, come abbiam detto, sur una vecchia seggiola, ravvolto in una vecchia zimarra, con in capo una vecchia papalina, che gli faceva cornice intorno alla faccia, al lume scarso d’una piccola lucerna.”
(Alessandro Manzoni, I promessi sposi)
“…
Per fare un tavolo ci vuole il legno
Per fare il legno ci vuole l’albero
Per fare l’albero ci vuole il seme
Per fare il seme ci vuole il frutto
Per fare il frutto ci vuole il fiore
Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore
Per fare un tavolo ci vuole un fiore
…”
(Ci vuole un fiore, Sergio Endrigo, testo di Gianni Rodari)
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Differenza tra anafora e allitterazione
Nel campo delle figure retoriche, bisogna fare attenzione a non confondere l’anafora con l’allitterazione. In linea generale, per distinguerle basta ricordare che l’anafora è la ripetizione di una o più parole all’inizio di verso o di frase (e quindi è importante non solo la ripetizione ma anche l’ordine delle parole) mentre l’allitterazione è la ripetizione di una o più lettere in parole tra loro vicine.
Altre figure retoriche con cui l’anafora non va confusa sono:
- l’epifora, in cui c’è sempre una ripetizione, ma a fine verso o frase, e non all’inizio;
- l’anadiplosi, un altro caso di figura retorica basata sulla ripetizione, ma in cui questa avviene alla fine di un verso e all’inizio di quello successivo.
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