Come si individua la proposizione principale di un periodo? Qual è la differenza fra una coordinata e una subordinata? E come distinguere una subordinata di 1° grado da una di 2° grado? – Una guida per orientarsi in modo efficace, e svolgere senza errori l’analisi di qualunque periodo a prescindere dalla sua lunghezza e dalla sua difficoltà

Con analisi del periodo, in lingua italiana, ci riferiamo al procedimento che permette di individuare le diverse proposizioni (o frasi) di cui si compone un periodo (alias un insieme di più frasi), e di riconoscerne poi la funzione dal punto di vista sintattico.

Se l’analisi grammaticale si concentra quindi sulle singole parole e l’analisi logica studia il ruolo di ogni sintagma formato da gruppi di parole, in analisi del periodo bisogna invece ragionare su un piano più ampio, in cui ad avere importanza è il macro-significato di un’intera frase, e la maniera in cui si collega a eventuali altre.

Ecco perché, se si vuole procedere correttamente, è innanzitutto fondamentale tenere a mente che esistono tre tipi di periodo:

  1. periodo semplice: costituito da una sola proposizione, quella principale;
  2. periodo composto: costituito da una proposizione principale e da alcune proposizioni subordinate;
  3. periodo complesso: costituito da più proposizioni principali e da alcune proposizioni subordinate.

Dopodiché, per capire quante proposizioni principali e subordinate siano presenti in un periodo e quali siano le loro caratteristiche, ecco di seguito una guida di riferimento, da consultare per procedere senza errori nello svolgimento dell’analisi di qualunque periodo, a prescindere dalla sua difficoltà.

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Passo 1: isolare le proposizioni

In primo luogo, come anticipato, è necessario verificare quante proposizioni compaiono nel periodo, tenendo presente che una proposizione è una frase composta da un predicato (verbale o nominale). Potrebbe quindi essere utile sottolineare ogni verbo in cui ci imbattiamo e isolare il blocco di cui fa parte, come nel caso che segue: Quando tornerò in biblioteca, | prenderò in prestito il romanzo | che mi hai consigliato.

A questo proposito va evidenziato che, esattamente come accade in analisi logica, i verbi servili e i verbi fraseologici formano un unico predicato con l’infinito che li segue (es. Quando potrò tornare in biblioteca, etc).

Passo 2: riconoscere le principali

Una volta che avremo scomposto il nostro periodo, potremo dedicarci a distinguere la proposizione principale o reggente, definibile come quella che ha un significato autonomo a prescindere dagli altri elementi della frase, e che lo manterrebbe anche se le altre proposizioni scomparissero.

A differenza di quanto spesso si immagina, la principale non deve per forza trovarsi all’inizio del periodo: può essere collocata fra altre subordinate o alla fine dell’enunciato, ma non è mai preceduta da avverbi o congiunzioni e può ammettere al suo interno solo verbi di modo indicativo, congiuntivo, condizionale o imperativo.

Perciò, per esempio, la frase Quando tornerò in biblioteca nel periodo Quando tornerò in biblioteca | prenderò in prestito il romanzo non può essere la principale perché, oltre a non essere dotata di un senso compiuto, è preceduta da quando; né potrebbe esserlo una frase come Andando in biblioteca nel periodo Andando in biblioteca | ho incontrato Laura, dal momento che presenta un verbo al gerundio presente.

Applicando queste regole e procedendo per esclusione, risulterà semplice intuire che la proposizione principale deve allora essere Prenderò in prestito il romanzo nel primo caso e Ho incontrato Laura nel secondo caso.

Passo 3: trovare le coordinate

Dopo aver terminato con le proposizioni indipendenti, possiamo setacciare nuovamente il nostro periodo per andare in cerca di proposizioni coordinate, cioè di frasi che vanno collocate sintatticamente sullo stesso piano di un’altra: rispetto alla proposizione a cui si riferiscono, infatti, le coordinate forniscono sì delle informazioni aggiuntive, ma mantenendo comunque un significato autonomo.

Così, nel periodo Andando in biblioteca | ho incontrato Laura | e l’ho salutata, la proposizione L’ho salutata va considerata una coordinata alla principale, perché il suo contenuto arricchisce l’azione principale con ulteriori elementi, pur senza apparire insensata se la considerassimo a sé stante.

Se invece analizziamo il periodo Quando tornerò in biblioteca | e riattiverò la mia tessera, | prenderò in prestito quel romanzo, noteremo che un discorso simile vale per la frase Riattiverò la mia tessera, per quanto qui la sua funzione dipenda dalla subordinata Quando tornerò in biblioteca: si parlerà allora non di una coordinata alla principale, bensì di una coordinata alla subordinata.

Passo 4: definire le coordinate

Al di là della distinzione fra coordinate alla principale e coordinate alle subordinate, le proposizioni coordinate presentano ulteriori suddivisioni: si dicono infatti esplicite quando al loro interno compare un verbo di modo finito (indicativo, congiuntivo, condizionale o imperativo) e implicite quando al loro interno compare un verbo di modo indefinito (infinito, participio, o gerundio).

Oltre a ciò, se la coordinazione avviene attraverso l’uso di una congiunzione (e, ma, dunque, però…) si parla di coordinata per polisindeto, mentre quando la coordinazione avviene senza l’uso di una congiunzione e per il solo tramite di un segno di punteggiatura si parla di coordinata per asindeto.

In ultimo, ma non per importanza, per una coordinata va sempre specificato il tipo a cui appartiene in base alla congiunzione da cui è preceduta. Le categorie da considerare sono le seguenti: copulative (e, anche, , etc), avversative (ma, anzi, eppure, bensì, etc), disgiuntive (o, oppure, altrimenti, etc), esplicative (cioè, infatti, ossia, etc) e correlative (sia… sia, né… né, o… o, come… così, etc).

Di conseguenza, tornando a Quando tornerò in biblioteca | e riattiverò la mia tessera, | prenderò in prestito quel romanzo, possiamo definire Riattiverò la mia tessera una proposizione copulativa esplicita, coordinata alla subordinata per polisindeto.

Passo 5: risalire ai gradi di subordinazione

Veniamo ora alle proposizioni subordinate o secondarie, ovvero a tutte quelle frasi che non hanno senso se estrapolate dal contesto e che, pertanto, si collocano su un piano di dipendenza sintattica rispetto a un’altra.

Come abbiamo già osservato, per esempio, nel periodo Andando in biblioteca | ho incontrato Laura la frase Andando in biblioteca non rappresenterebbe un’unità sintattica autonoma, se non la legassimo a Ho incontrato Laura – ed ecco perché la definiamo una proposizione subordinata alla principale o subordinata di 1° grado.

Le subordinate, però, non sempre dipendono dalla proposizione indipendente del periodo che stiamo esaminando: ci sono circostanze in cui possono dipendere da un’altra subordinata alla principale (e si definiranno subordinate di 2° grado), o da una subordinata di 2° grado (e si definiranno subordinate di 3° grado), e così via discorrendo.

Di seguito alcune rappresentazioni grafiche che permettono di orientarsi meglio nell’analisi di un periodo con subordinate di vari gradi.

ESEMPIO 1:

Ti descrivo i personaggi di Guerra e pace (prop. principale) → e ti mostro il loro albero genealogico (prop. coord. alla princip.)

ESEMPIO 2:

Ti descrivo i personaggi di Guerra e pace (prop. principale) → e ti mostro il loro albero genealogico (prop. coord. alla princip.)

affinché tu possa già conoscerli un po’ (prop. sub. di 1° grado) → e affezionarti almeno ai protagonisti (prop. coord. alla sub. di 1° grado)

ESEMPIO 3:

Ti descrivo i personaggi di Guerra e pace (prop. principale) → e ti mostro il loro albero genealogico (prop. coord. alla princip.)

affinché tu possa già conoscerli un po’ (prop. sub. di 1° grado) → e affezionarti almeno ai protagonisti (prop. coord. alla sub. di 1° grado)

prima di cimentarti con la lettura (prop. sub. di 2° grado) → e di partecipare al club del libro (prop. coord. alla sub. di 2° grado)

che è previsto per il mese prossimo (prop. sub. di 3° grado)

Passo 6: definire le subordinate

Prima di concludere, è bene rammentare che anche le proposizioni subordinate, come quelle coordinate, vanno distinte in implicite e in esplicite, e che a loro volta sono precedute da congiunzioni, avverbi o preposizioni che ne determinano la tipologia.

Nello specifico, le subordinate più utilizzate in lingua italiana rientrano generalmente in una di queste categorie:

  • oggettive → hanno funzione di complemento oggetto rispetto alla proposizione da cui dipendono;
  • soggettive → hanno funzione di soggetto rispetto alla proposizione da cui dipendono;
  • dichiarative → chiariscono il senso di una parola della proposizione da cui dipendono;
  • interrogative indirette → pongono una domanda in forma indiretta;
  • finali → spiegano lo scopo dell’azione della proposizione da cui dipendono;
  • causali → spiegano la causa dell’azione della proposizione da cui dipendono;
  • consecutive → indicano la conseguenza dell’azione della proposizione da cui dipendono;
  • temporali → indicano il tempo in cui si svolge l’aziona della proposizione da cui dipendono;
  • concessive → specificano le condizioni nonostante le quali si svolge l’azione della proposizione da cui dipendono;
  • comparative → creano un rapporto di comparazione con la proposizione da cui dipendono;
  • avversative → descrivono un fatto contrapposto all’azione della proposizione da cui dipendono;
  • modali → spiegano il modo in cui si svolge l’azione della proposizione da cui dipendono;
  • strumentali → specificano il mezzo attraverso cui si svolge l’azione della proposizione da cui dipendono;
  • esclusive → contengono un’esclusione rispetto all’azione della proposizione da cui dipendono;
  • eccettuative → contengono un’eccezione rispetto all’azione della proposizione da cui dipendono;
  • limitative → limitano il punto di vista limitato entro cui si svolge l’azione della proposizione da cui dipendono;
  • aggiuntive → contengono una circostanza aggiuntiva rispetto all’azione della proposizione da cui dipendono;
  • condizionali → indicano la condizione necessaria affinché si possa realizzare l’azione della proposizione da cui dipendono, e si distinguono in condizionali della realtà, della possibilità e dell’irrealtà;
  • relative → ampliano il significato di un termine introdotto nella proposizione da cui dipendono; sono introdotte da un pronome relativo e si distinguono in determinative e oppositive, e in proprie e improprie.

Passo 7: tirare le somme

Basterà aver seguito tappa per tappa le istruzioni indicate per collocare correttamente tutte le proposizioni all’interno di un periodo.

Qualora qualche dettaglio sia sfuggito ugualmente, sarà sufficiente riflettere sul piano sintattico che è stato individuato per analizzare al meglio le frasi restanti o per specificarne tutte le caratteristiche, rileggendo se serve questa guida nell’ordine in cui è stata concepita, così da applicarne i ragionamenti per esclusione, senza inciampare in riflessioni sbrigative o in salti logici di sorta.