“Non è scorretto non negare che questo romanzo non sia avvincente”: chi saprebbe dire su due piedi se il romanzo in questione sia avvincente o meno? Ecco una rapida guida per destreggiarsi (senza troppi passaggi intermedi) nelle frasi contenenti delle negazioni multiple, ricorrendo a due metodi di ragionamento semplici e intuitivi…

Forse nella vita quotidiana non capita così spesso, ma in certi contesti (lavorativi o di studio) imbattersi in una frase con negazioni multiple è ancora ricorrente, specie quando si ha a che fare con documenti redatti in un registro molto formale o quando ci si cimenta con test di ammissione che prevedono delle domande di logica verbale.

Ecco perché, per riuscire a destreggiarsi senza ricorrere a troppi passaggi intermedi, individuando con facilità il vero significato di ogni quesito, può tornare utile tenere a mente alcuni metodi di ragionamento riassunti in questa breve guida, che dovrebbero così portare a una facile e rapida risoluzione.

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Il metodo della sostituzione

Non è scorretto non negare che questo romanzo non sia avvincente“: ecco un esempio di proposizione che a una prima lettura potrebbe confondere anche i più esperti. Chi saprebbe capire su due piedi, infatti, se il romanzo in questione sia avvincente o meno?

Per riuscire nell’impresa, un primo metodo, semplice e intuitivo, consiste nel sostituire un’espressione negativa con un suo sinonimo positivo. Nel caso specifico, non è scorretto equivale a è corretto, mentre non negare vuol dire affermare. Parafrasando il periodo di partenza, quindi, “è corretto affermare che questo romanzo non sia avvincente”.

Nel momento in cui ci rimane una sola negazione (“questo romanzo non sia avvincente”), la comprensione è immediata e ci guida senza più dubbi verso la risposta esatta, dal momento che possiamo concentrare la nostra attenzione su questo dettaglio, avendo una cognizione più chiara degli altri elementi della frase.

Il metodo “matematico”

A volte, tuttavia, sostituire una parola con un’altra potrebbe non bastare a trovare il bandolo della matassa. Oppure potrebbe rivelarsi troppo complicato seguire il filo, se la frase resta comunque lunga e ricca di dettagli. Pertanto, è sempre bene tenere a mente un secondo metodo, quello cosiddetto “matematico“.

Da quest’ultima disciplina, infatti, impariamo che quando siamo davanti a due segni negativi, cioè a due “-“, il risultato avrà segno positivo (o “+”). Traslando la regola in grammatica italiana, possiamo considerare che due negazioni equivalgano a un’affermazione: se quindi le espressioni negative di una proposizione sono in numero pari, la conclusione sarà positiva; se invece sono in numero dispari, la conclusione sarà negativa.

Consideriamo allora l’esempio seguente: “È inopportuno non ritenere che sia sbagliato non portare a termine i libri lunghi”. Qui possiamo contare quattro espressioni di senso negativo (è inopportuno; non ritenere; sia sbagliato; non portare a termine), motivo per cui la nostra frase avrà senso positivo: in altre parole, “è opportuno ritenere giusto che si portino a termine i libri lunghi”.

Attenzione alle eccezioni

Anche se, come abbiamo osservato finora, in genere in italiano due negazioni affermano, dobbiamo però prendere in considerazione alcune eccezioni alla regola, per le quali i due metodi precedenti vanno applicati solo dopo aver ricavato il reale significato della locuzione.

Nello specifico, si tratta nei sintagmi in cui appaiono termini come niente, mai o nessuno, che di fatto confermano la negazione precedente: “Non voglio leggere niente” è dunque una frase di senso negativo, pur contenento due elementi di negazione, così come “Non smetterò mai di frequentare le biblioteche” o “Non presto i miei testi a nessuno”.

Attenzione, infine, a espressioni negative che hanno come soggetto un’altra negazione: “non è scorretto negare” non significa “è corretto affermare” (come d’istinto saremmo portati a dedurre), bensì “è corretto negare“. Ne consegue che agli accorgimenti già proposti va sempre affiancata una buona dose di meticolosità e verifica logica, così da non perdersi sul più bello in un bicchier d’acqua.