Nel noir “Le strade oscure”, Andrea Fazioli scava nella psicologia di protagonisti e comprimari inseguendo una storia di molestie sessuali, soprusi economici, antiche ruggini, ma anche slanci d’amore. Il lettore guarda ciò che accade con gli occhi degli animali immaginari che popolano le pagine. Per l’occasione, su ilLibraio.it l’autore, che vive nella Svizzera italiana, si concentra proprio sul fascino esercitato dagli animali immaginari su poeti e autrici e autori di ieri e di oggi…

Quando non sai come dire una cosa, fa’ parlare gli animali.

Non riesci a esprimere la paura dell’ignoto e del male? Allora scrivi che dalle profondità marine sorge un mostruoso kraken, pronto a inghiottire navi ed equipaggi. Oppure non trovi le parole per dire la speranza? Scrivi dell’anguilla solare: quando diventa vecchia e perde la vista, questa creatura s’infila tra le pietre di un muro e resta per un’intera notte con gli occhi fissi nell’oscurità. Appena sorge il sole gli occhi guariscono e l’anguilla solis ritorna come giovane.

Dall’inizio dei tempi i narratori e i poeti osservano gli animali per capire come siano fatti gli esseri umani. Il Libro dei Proverbi, nella Bibbia, dice che la formica è colma di saggezza. Secondo una leggenda, un giorno il re Salomone interrogò la formica-regina: “Esiste al mondo qualcuno di più grande di me?”. La formica rifiutò di rispondere e chiese al re di sollevarla all’altezza del volto. Lui ubbidì e poi le ripeté la domanda a faccia a faccia. “Sì”, rispose la formica regina, “c’è qualcuno di più grande”. “E chi sarebbe?”. “Io. Se non fossi più grande di te, non avresti eseguito il mio ordine”.

Il Fisiologo è il bestiario più antico: fu composto in greco ad Alessandria, nel II secolo. Gli animali hanno un valore simbolico: ecco dunque l’icneumone, cioè la mangusta, che combatte contro i draghi spalmandosi di fango, proprio come Cristo ha assunto una natura umana per vincere il male. In genere i Bestiari del Medioevo sviluppano un discorso filosofico e morale. Insieme agli animali reali appaiono quelli fantastici, come la fenice, l’unicorno, le sirene, gli ippocentauri. Più che di osservazione si tratta di rielaborazione creativa. Secondo lo storico Michel Pastoureau, nessun’altra epoca come il Medioevo ha così intensamente pensato, raccontato, rappresentato gli animali.

Nel Liber monstrorum, scritto da Adelmo di Malmesbury tra il VII e l’VIII secolo, appaiono i cinocefali, esseri dalla testa di cane che “non possono dire una sola parola senza interrompersi ed abbaiare, mescolando latrati e discorso”. Mi sembra che il rimescolio fra “latrati e discorso” ricordi il linguaggio di qualche politico odierno e di molti “leoni da tastiera” (anche questi sono animali pericolosi!).

Per i poeti gli animali sono una risorsa sicura. Come avrebbe potuto Dante descrivere il colmo del Paradiso senza le api? Gli angeli si muovono tra la rosa dei beati e Dio, “sì come schiera d’ape che s’infiora”, tornando poi all’alveare “là dove ’l süo amor sempre soggiorna” (Par XXXI, vv. 7, 12).

Laura appare a Francesco Petrarca dolcemente “superba” come “una candida cerva sopra l’erba” (RVF, 190, vv. 1, 5). Lo stesso Petrarca, come poi Giacomo Leopardi, descrive sé stesso come un passero solitario. Alcuni animali rimbalzano attraverso i secoli: l’ippogrifo descritto da Ludovico Ariosto nell’Orlando furioso approda nella saga di Harry Potter di J. K. Rowling: è un incrocio fra un cavallo e un grifone, che è a sua volta un incrocio fra un’aquila e un leone.

Fra gli autori contemporanei ci sono animali emblematici: l’albatro di Charles Baudelaire, lo scarafaggio di Franz Kafka, l’allodola e tutte le altre bestie descritte da Federigo Tozzi, il colombre di Dino Buzzati, l’iguana di Anna Maria Ortese.

Gli animali diventano sempre più metafisici, basti pensare alle particelle grammaticali di Ermanno Cavazzoni: “I laonde, i per cui, i costà appartengono alla categoria degli insetti e ronzano intorno alla testa del poeta sotto ispirazione”.

Nel loro Manuale di zoologia fantastica Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero riportano molte creature interessanti, fra le quali il Goofus Bird, “uccello che costruisce il nido a rovescio e vola all’indietro, perché non gli importa del posto dove va, ma di quello dove stava”. Altri animali notevoli sono il Ghiottone del Kamchatka di Jacques Roubaud (che per dessert si mangia un’aurora boreale), la farfalla di Jules Renard (un “biglietto d’amore piegato a metà” che “cerca l’indirizzo di un fiore”), il gufo di Juan José Arreola (che prima di divorarle “digerisce mentalmente le sue prede”). Senza dimenticare Toti Scialoja: “La zelante zanzara dell’Alsazia / se all’alba s’alza sazia mi ringrazia”.

Gli animali immaginari non esistono? Preferisco pensare che siano invisibili e che, come tutte le cose invisibili, esistano meglio, in maniera più compiuta. Sono più di un simbolo, perché ognuno li situa nella propria vita, tra le proprie vicissitudini, e prendono a significare sfumature diverse.

Proprio per questa loro potenzialità ho voluto anch’io servirmi di loro. Scrivendo Le strade oscure ho tentato di mescolare il genere della prosa d’arte con quello del romanzo noir: la narrazione è punteggiata da tanti piccoli animali che non esistono, e che proprio per questo ne sanno più di me sui vari personaggi. Per citarne qualcuno: lo sniek, il grilley, il buiardo, il segretolo, l’erkraidguyok, la fogliassera, il ciottolicchio, la pulciottera

Gli animali immaginari sono tutti misteriosi. Quando ne scopriamo uno lo riconosciamo, ma non lo sappiamo spiegare. Pablo Neruda scrisse che “i maiali sostengono l’aurora”. Che cosa vuol dire? Non lo so, ma non ho dubbi che sia proprio così: “Che pensano i maiali dell’aurora? / Non cantano ma la sostengono / coi loro grandi corpi rosa, / con le piccole zampe dure”.

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Alcuni dei volumi citati:

-Michel Pastoureau, Bestiari del Medioevo, Einaudi
-AAVV, Bestiari tardoantichi e medievali, a cura di Francesco Zambon, Bompiani
Ermanno Cavazzoni, Guida agli animali fantastici, Guanda
-Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero, Manuale di zoologia fantastica, Einaudi
-Jacques Roubaud, Les animaux de personne, Seghers
-Jules Renard, Storie naturali, Elliott
-Juan José Arreola, Bestiario, SUR
-Toti Scialoja, Versi del senso perso, Einaudi
-Pablo Neruda, Bestiario, Guanda

L’AUTORE – Andrea Fazioli, nato nel 1978, vive a Bellinzona, nella Svizzera italiana (qui i suoi articoli per ilLibraio.it). I suoi libri sono tradotti in varie lingue. Di Fazioli (che ha un blog) Guanda ha pubblicato L’uomo senza casa (2008, Premio Stresa di Narrativa, Premio Selezione Comisso), Come rapinare una banca svizzera (2009), La sparizione (2010, Premio Fenice Europa), Uno splendido inganno (2013), Il giudice e la rondine (2014), L’arte del fallimento (2016, Premio Fenice Europa), Gli svizzeri muoiono felici (2018) e Il commissario e la badante (2020).

E veniamo al suo nuovo libro, Le strade oscure: ogni giorno all’alba uomini e donne passano il confine tra Italia e Svizzera per andare al lavoro. Si chiamano frontalieri e sono decine di migliaia. Ernesto Magni è uno di loro. La sua sembra essere una vita come tante, finché tra un brusco licenziamento e una separazione mai accettata non prende una brutta piega. Nella vicenda viene coinvolto Elia Contini, un piccolo investigatore privato che vive sulle montagne ticinesi e che, quando non lavora, osserva il mondo con ironia e disincanto. Con tutte le sue scelte esistenziali irrisolte, Contini finisce per trovarsi in una terra d’ombra che dal mondo dei frontalieri si estende a quello degli imprenditori in mezzo a corruzione, violenza, caos. Quello di Fazioli è un noir che scava nella psicologia di protagonisti e comprimari inseguendo una storia di molestie sessuali, soprusi economici, antiche ruggini, ma anche slanci d’amore, tenerezza, intimità. Dove si può guardare ciò che accade con gli occhi degli animali immaginari che popolano queste pagine, forme mutevoli, specchi di sogni oscuri o fantastici, da cui fuggire o nei quali al contrario rifugiarsi, con la capacità di sperare nonostante tutto…

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