Dalle praterie della Mongolia a Pechino, attraverso la transiberiana fino a Mosca, per arrivare in Toscana: “Cachemire rosso” è il romanzo dell’artista belga Christiana Moreau, che racconta i destini di due donne uniti da un unico fil rouge, un filo di cachemire lavorato in Mongolia, tinto con cura e intrecciato in un maglione rosso che, dal cuore dell’Asia, arriva in Italia…

Cittadina fantasma della Mongolia interna, provincia cinese, a Ordos si trova un mercato dai colori sgargianti, dove abbondano pelli di yak e prodotti locali, formaggi, tessuti, utensili e svariati oggetti di artigianato mongolo, tra cui si annida tanta manifattura autentica, ma anche altrettante trappole per turisti a malcapitati. Nella frenesia di voci russe, cinesi e mongole che affollano il mercato, Alessandra, alla ricerca di prodotti da vendere nel suo negozio a Firenze, viene attratta dal rosso sfavillante di un maglione di cachemire, ed è così che incontra Bolormaa, una ragazza mongola dagli occhi a mandorla.

Sono le due protagoniste di Cachemire rosso (Nord, traduzione di Roberto Boi), il romanzo di Christiana Morceau che racconta come un incontro fortuito può cambiare per sempre due vite, destinate a salvarsi a vicenda: Bolormaa, che non possedeva altro che quel maglione, venduto ad Alessandra, affronta il viaggio fino a Pechino e la Transiberiana fino a Mosca per raggiungere in fine la Toscana, armata soltanto di quel biglietto da visita che l’altra donna le ha lasciato.

Artista belga, pittrice e scultrice, al suo secondo romanzo (il primo tradotto in Italia), Christiana Moreau descrive le fascinose praterie della Mongolia, culla di tanti prodotti di successo sul mercato europeo, ma si sofferma anche sul monopolio cinese che controlla buona parte del mercato, disastroso per la qualità dei beni in commercio, soffermandosi anche sulle conseguenze che questo comporta per il mercato italiano; sullo sfondo di tutto questo, Cachemire rosso mette in scena personaggi femminili forti e determinati, che comunicano con i proverbi delle loro terre lontane.

Attraverso le vite di donne legate da salda amicizia, Christiana Moreau racconta l’accattivante vicenda di una boutique fiorentina diversa da tutte le altre, un luogo genuino e curato, le cui sorti vengono salvate da un incontro improbabile e tanto coraggio, grazie a un maglione di cachemire rosso.

Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it un estratto dal libro:

A settembre, alla riapertura della scuola, l’incidente era dimenticato. Ma l’amicizia tra le due ragazzine era ormai suggellata saldamente.

Diventate inseparabili, e conseguite laurea e specializzazione – Design per Giulia, Economia e finanza per Alessandra –, avevano concepito il loro progetto al termine di un viaggio post laurea nella Mongolia Interna, che le aveva segnate in maniera indelebile. Avevano percorso un itinerario indimenticabile attraverso le praterie popolate da greggi di capre hisca. L’ilarità negli occhi dei pastori, la loro candida ospitalità, l’immensità del cielo, di un azzurro incomparabile, tutto ciò le aveva colpite in maniera così intensa da modificare il corso delle loro vite. Avevano cominciato con l’apertura di un negozio a Prato. Per qualche anno era andata bene, ma l’insediamento sempre più vasto della Chinatown del tessile più importante d’Europa aveva causato il sorgere di dubbi circa la qualità dei loro articoli.

Alessandra e Giulia volevano di meglio.

Volevano il meglio.

Adesso hanno un negozio ben avviato a Firenze, nella centralissima via dei Calzaiuoli, quattrocento metri di elegante strada pedonale. Hanno dovuto chiedere alla banca un prestito cospicuo, ma gli affari vanno bene, i guadagni coprono tranquillamente le rate mensili. Alessandra e Giulia hanno ricreato con scrupolo e passione un ambiente autentico, mobili di legno verniciati, pelli di yak sulle pareti e muri bianchi a suggerire il candore delle montagne innevate. Il tutto esposto in una luce avorio e beige, ricercata, funzionale. Una sorta di scrigno mongolo nel quale presentano come gioielli maglie di cachemire dai toni naturali, fatte confezionare con lana della migliore qualità. Unite nel sacrificio e nell’incertezza come nel successo, hanno pian piano intessuto a quattro mani il prestigio della boutique. Per vedere le loro collezioni la gente arriva ormai anche da fuori città. La loro clientela non è più formata solo da fiorentini facoltosi, ma anche dai ricchi dell’intera Toscana, tra cui diversi artisti e personaggi dello spettacolo che hanno scelto le dolci terre del Chianti come luogo di residenza. Insomma gli affari vanno così bene che le due titolari stanno pensando di aprire una boutique analoga a Roma. Che magnifico riscatto sociale per le due ragazzine del quartiere popolare di Prato!

Coloro che importano in Occidente il cachemire della Mongolia Interna sono rari, perché ormai la Cina controlla il novanta per cento del mercato. Dalla crisi finanziaria, l’Europa ha fatto un passo indietro e i cinesi ne hanno approfittato aumentando sensibilmente anche la propria domanda interna. Solo a Ordos, di laboratori come quello cui si rivolge Alessandra, ce ne sono a decine, e l’eccesso di concorrenza non può che abbassare la qualità generale. Ma Alessandra nutre fiducia nella sua buona stella. Sa come risalire alla fonte, conosce gli allevatori. Anno dopo anno torna da quelli cui ha concesso fiducia. Lo stesso fa coi produttori che le garantiscono tutte le fasi della lavorazione, dal trattamento alla confezione. Ha occhi esperti, capaci di scoprire il minimo difetto, e rifiuta senza pietà i capi che non risultano assolutamente perfetti.

Si fa strada a fatica nel mercato gremito, ignorando l’invadenza degli imbonitori che approfittano dell’ingenuità dei turisti per rifilar loro merce scadente. Ci ha fatto il callo; dati il portamento e l’aspetto generale, senza nemmeno considerare i capelli rossi e fluenti, viene scambiata regolarmente per una turista europea come tante.

D’un tratto il suo sguardo viene calamitato da una venditrice che la chiama coi suoi occhi a mandorla. È giovanissima, la pelle ambrata. Se ne sta seduta a terra tra due minuscole botteghe di cinture di cuoio e le sta mostrando un maglione con le braccia tese.

Un maglione rosso.

Alessandra si avvicina. Non capisce cosa l’attiri esattamente di quel maglione, né per quale motivo il cuore si sia messo a batterle più forte. Oltretutto lei compra solo capi beige, tortora, grigio chiaro, cenere, oppure bianchi… Allora perché si china verso quella ragazza dal viso tondo e triste che, con un gesto quasi autoritario, le mette il maglione tra le mani? Alessandra sfiora quella lana delicatissima, che pare attraversata da un soffio vivo e impalpabile, e subito viene percorsa da brividi sensuali. Ma è soprattutto il colore che l’affascina.

Quel rosso intenso, profondo.

Né troppo chiaro né troppo scuro.

Non un vermiglio acido e nemmeno un carminio spento. Non un corallo aggressivo e volgare. Un colore né carico né sbiadito. Un rosso intenso che sanguina passione.

(Continua in libreria…)

 

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