Michela Panichi, autrice classe 2000 vincitrice del Premio Campiello Giovani e finalista al Calvino, su ilLibraio.it racconta il suo romanzo d’esordio, “La Cecilia”, e l’importanza dell’estate e il ruolo che spesso gioca nella letteatura, ma non solo (“per gli animali è la stagione degli accoppiamenti, per gli adolescenti è un momento di sperimentazione”). È proprio nei mesi tra le scuole medie e il liceo che la protagonista si trova ad affrontare l’avventura della pubertà, quando si “abbandona l’età dell’innocenza e ci si affaccia sul mondo torbido degli adulti…”

Non credo di essere la prima esordiente che parla di un’estate come il momento, l’avventura per eccellenza. I romanzi di formazione sono spesso ambientati durante le vacanze. Per me la più iconica realizzazione del genere della Bildung è rappresentata nella gita di Stand by me. Ricordo di un’estate. O ancora, nei campi torridi di Io non ho paura. Nella partenza da Procida di Arturo. In questi esempi il protagonista, attraverso eventi, pericoli e nuove amicizie, abbandona l’età dell’innocenza e si affaccia sul mondo torbido degli adulti, scontrandosi con le loro ipocrisie.

libri estate Io non ho paura e L'isola di Arturo

Nella Cecilia, tuttavia, ho sviluppato la storia in maniera un po’ diversa: qui il tema estivo si combina, in maniera indissolubile, con quello del corpo. Contrariamente ai miei modelli, per Cecilia la pubertà è un periodo di crescita rifiutato ed angoscioso, la maturità non è un traguardo ambito e la scoperta della sessualità è accompagnata da sogni inquietanti il cui protagonista è un verme anfibio. Quale momento – mi sono domandata, iniziando a scrivere – è migliore delle vacanze per raccontare il dissidio con le proprie forme?

Dunque, i tre ingredienti della Cecilia sono corpo, formazione e stagione estiva. Credo che i motivi di questa scelta siano principalmente due. Che l’estate sia un periodo circoscritto, una sorta di unità aristotelica, dà un termine preciso alla narrazione: nel mio caso, accompagniamo Cecilia nel passaggio tra scuole medie e liceo. Lo sviluppo stagionale della storia era fondamentale anche perché la bugia della protagonista – dirsi maschio – fosse di breve durata.

L’altra ragione è invece tematica. L’estate “calda, sudata, liquida”, che per gli animali è la stagione degli accoppiamenti, per gli adolescenti è un momento di sperimentazione. “Scoprirsi” il corpo, indossando il costume, è il correlativo fisico di una scoperta più intima, personale, che avviene tramite il contatto con l’altro. Amicizie estive, relazioni estive, che in comune hanno la fugacità.

Come accade a tanti altri adolescenti, Cecilia si affaccia al mondo della sessualità attraverso un gruppo di ragazzi, che le presentano modi diversi per affrontare la propria crescita. Il bagnino Sergio, che gode del privilegio dell’invisibilità maschile e ha “fidanzate stagionali”; la quindicenne Alba, che apprezza e usa il proprio corpo, invece che esserne ostacolata. Con l’avvicinarsi della pubertà, spada di Damocle annunciata, Cecilia oscilla tra un polo e l’altro, così come si divide tra il modello maschile e femminile dei genitori.

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Ovviamente estate non significa solo rapporto con il proprio corpo o ambientazione circoscritta. Volevo raccontare la villeggiatura in maniera autentica – lo squallore dei lidi balneari, l’intervento umano sulla natura, la noia dei pomeriggi afosi,  le festività… e la luce del mezzogiorno, l’ora più calda e priva di ombre. L’ora in cui i segreti diventano difficili da nascondere.

L’estate raccontata nel romanzo è il momento in cui Cecilia inizia a vedere il mondo con maggiore chiarezza: analizzando i comportamenti propri ed altrui, sotto il sole di agosto la protagonista smaschera le meschinità da cui è circondata. Perfetta osservatrice, annota e scandaglia tutto. Allo stesso tempo, Cecilia immagina, illudendosi, che la mancanza di ombre la aiuti a scoprire una grande verità. Il segreto che la liberi per sempre dal disagio dell’adolescenza.

Ma le conclusioni a cui arriva Cecilia sono meno esatte di quanto lei pensi e le menzogne, che lei censura negli adulti, diventano anche un suo strumento. La sua bugia, come l’estate, avrà tuttavia una vita corta e Cecilia dovrà decidere se affrontarne le conseguenze o rivalutare ciò che ha imparato in quei tre mesi.

La cecilia

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L’AUTRICE  – Michela Panichi, autrice classe 2000, è nata a Napoli dove ha seguito corsi di Lalineascritta, sotto la guida di Antonella Cilento. Successivamente ha partecipato alla quinta edizione del master di Scrittura seriale di Rai Fiction.

Nel 2020 vince il Premio Campiello Giovani con il racconto Meduse, che si addentra nelle dinamiche psicologiche di una famiglia, in particolare nel rapporto tra due fratelli – un ragazzino e un adolescente – e una madre che scopre di essere incinta, nuovamente senza che il padre sia presente. Questo evento altera e ridefinisce gli equilibri di casa e le relazioni tra i tre protagonisti. Nel 2024 è stata finalista alla 37esima edizione del Premio Italo Calvino. E ora debutta nel romanzo con La Cecilia, pubblicato da nottetempo. Un libro ambientato durante un’intera estate, fatta di bugie e verità, scoperte e ammissioni.

Cecilia ha tredici anni, porta il nome di anfibio privo di genere e con la famiglia trascorre l’estate a Ischia, dove inizia un viaggio alla scoperta di sé. Tra sogni inquietanti, tensioni familiari, l’arrivo del ciclo mestruale e il rifiuto della femminilità, Cecilia si rifugia nella spiaggia dei Maronti dove, scambiata per un maschio, assume l’identità di Luca (il nome di suo fratello). Qui la giovane vive una dimensione parallela, che presto viene turbata dall’arrivo di Alba, una coetanea disinibita, che la mette di fronte a emozioni contrastanti… Tra attrazione e paura, Cecilia cerca di comprendere chi è e chi desidera diventare.

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