Pubblicato tre volte in otto anni, il perturbante racconto “That’s (im)possible” di Cristò torna ora in libreria con il titolo “Uno su infinito”, portandoci dietro le quinte di un’assurda lotteria durante la quale ogni settimana si estrae un numero tirato a sorte da una serie infinita – L’approfondimento

L’impossibile esiste. Ed è banale, ingiusto, casuale. Oltre ad avere un pessimo tempismo. Lo dimostra Uno su infinito, brillante racconto di Cristò riportato in libreria da TerraRossa Edizioni, e già uscito con il titolo That’s (im)possible prima per caratterimobili e poi su Intermezzi.

Nel sottotitolo viene definito un racconto orale, che a leggere distrattamente si potrebbe scambiare per un racconto corale. Di fatto la storia è entrambe le cose, cioè una vicenda collettiva e per di più narrata ad alta voce, dal momento che corrisponde alla sceneggiatura di un (finto) documentario.

Questa struttura permette all’autore di avanzare non per tappe evolutive, bensì per scene distinte, in cui si sovrappongono e si alternano punti di vista, stati d’animo, stili e piani temporali.

Uno su infinito di Cristò

Il tutto è orientato a spiegare il format della lotteria più stramba e più seguita di sempre: “All’inizio nessuno ci faceva caso, era un programma locale e la somma in palio non era enorme, ma piano piano, mentre l’audience cresceva, cominciarono ad ar­rivare le prime critiche serie. Ci contestavano soprat­tutto l’impossibilità tecnica di estrarre casualmente un numero intero qualsiasi da una serie infinita”.

Se non l’avesse già scritto l’autore nella postfazione, sarebbe stato interessante ipotizzarlo in una recensione: si tratta di un gioco, certo, e di un racconto su una follia collettiva, ma soprattutto sembra trattarsi di una storia extra-ordinaria, che parla “di amore e di morte, di passione politica e rivoluzione“, senza bisogno di essere realistica per risultare meravigliosamente credibile.

Attraverso l’espediente del programma di successo, infatti, l’autore scardina ogni nostra certezza sul mondo mediatico e del piccolo schermo, nonché sul coinvolgimento di massa riguardante certe dinamiche ritual-probabilistiche, mettendo in discussione i più radicati luoghi comuni dei nostri tempi.

E, come se non bastasse, riesce a soffermarsi con maestria su una storia individuale che si rivelerà nevralgica per l’intero racconto, un episodio da niente dai contorni allucinatori, pronto ad assumere pagina dopo pagina quelli di una nuova religione.

Così, in Uno su infinito tutto procede in avanti tranne per un dettaglio, l’unico che valga la pena seguire e inseguire: la genesi della lotteria.

Più lei prende forma, più noi ci ritroviamo tra le mani lo spaccato di un mondo scomodo e inquietante, simile a quello di un’altra assurda lotteria della storia della letteratura, firmata dalla “maestra del Male” Shirley Jackson.

Non a caso, la casa editrice specifica che il lettore ideale di Uno su infinito è “chi vuol cambiar vita e chi l’ha già fatto senza accorgersene; chi ama scommettere e inseguire i propri desideri (pur sapendo che sono irrealizzabili); chi ha letto James Graham Ballard e Kurt Vonnegut”. E chi, potremmo aggiungere, sa che l’impossibile è sgradevole, doloroso e pronto ad anticipare le ingerenze di chiunque, per quanto a fin di bene.

D’altronde le cose impossibili succedono, mentre Cristò sottolinea che “quelle impossibili accadono“, e continuano a farlo senza sosta.

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