Erano insieme, forti di un’amicizia salda e priva di ombre, forti delle fragilità sulle quali si erano abituati a stare in equilibrio – Su ilLibraio.it, un estratto tratto da “Il pugile ragazzo”, il secondo romanzo dello scrittore romano Pier Luigi Amata, che è incentrato sul valore dell’amicizia e sulla forza a tratti disperata dell’adolescenza

Roma, anni Settanta. Jasper Geremia Abbondanza vive in un quartiere popolare, sogna di fare il pugile e ama non corrisposto la compagna di liceo Flaminia. Una sera, all’uscita dalla palestra, si ritrova costretto a respingere le avances dell’allenatore di boxe, che l’ha invitato a salire in auto con la scusa di dargli un passaggio. Torna a casa da solo, decidendo di mettere una pietra sopra l’accaduto e di cercarsi una nuova palestra senza raccontare niente ai genitori.

Copertina del libro Il pugile ragazzo

Si apre così Il pugile ragazzo (La Nave di Teseo), secondo romanzo dello scrittore romano Pier Luigi Amata, che aveva esordito nel 2017 con Il Signore della bellezza (La Nave di Teseo). Poi tempo dopo, alla festa di compleanno di Flaminia, il protagonista incontra Andrea Coretti, compagno di boxe della vecchia palestra: è un ragazzo ombroso e sfuggente, ma Jasper sente subito una forte affinità con lui.

Andrea si rifà vivo dopo qualche mese, nel pieno di un torrido agosto, per chiedere a Jasper ripetizioni di matematica. Lui, quasi risentito, interpreta la richiesta come una forma di opportunismo, ma uno scassato motorino giallo rimediato chissà dove gli farà cambiare idea.

La loro amicizia si stringe definitivamente l’estate successiva, in un indimenticabile viaggio in Grecia in compagnia di Christa e Blanca, due ragazze olandesi conosciute sul traghetto. Lì, però, Andrea si separerà dall’amico e, al rientro a Roma, i due si perderanno di vista come spesso accade nella indeterminatezza dei sedici anni.

L’assenza di Andrea insinua in Jasper il sospetto che anche l’amico sia stato vittima di molestie da parte del vecchio allenatore, provocandogli un incontrollabile desiderio di vendetta che farà da fil rouge a questo romanzo sul valore dell’amicizia e sulla forza a tratti disperata dell’adolescenza.

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, un estratto del libro:

Qualche giorno dopo anche Andrea Coretti entrò nella nuova palestra, per un allenamento di prova. Jasper lo accolse e lo presentò al mister che gli chiese di riempire una breve scheda con i dati anagrafici, poi iniziarono subito la sessione: corsa, corda, esercizi di scioglimento, panca per gli addominali, serie a vuoto, serie al sacco, guanti. Dopo un po’ il mister si avvicinò e disse al nuovo arrivato che sarebbe potuto diventare un buon atleta perché era asciutto e coordinato nei movimenti e certamente sarebbe cresciuto in altezza, la bassa statura dipendeva dal fatto che era in ritardo con lo sviluppo di almeno un anno, non aveva peli e sembrava ancora un bambino piuttosto che un adolescente. Andrea Coretti non capì subito se dovesse essere contento di non essersi ancora completamente sviluppato oppure dovesse preoccuparsi e andare da un medico, assumere dei farmaci che per eccesso l’avrebbero fatto diventare erculeo e peloso, simile a un mostro, se il mister fosse certo che il suo fisico sarebbe prima o poi esploso in un caleidoscopio di ormoni scoppiettanti oppure c’era la possibilità di restare indietro e gli anni in deficit si sarebbero aggiunti uno dopo l’altro senza che il suo aspetto acerbo si modificasse e si sarebbe sentito sempre più goffo e ridicolo con la sua pelle glabra e bianca come la neve. Guardò il suo amico con aria interrogativa: non capiva se il mister lo stava esortando a insistere con la boxe oppure quella frase era un modo gentile per dire che il suo futuro di pugile era incerto. Jasper che teneva i guantoni alti davanti al viso in posa difensiva si sciolse in una smorfia amichevole che voleva dire di lasciare andare, che il mister probabilmente aveva ragione ed entro un anno o poco più si sarebbe sviluppato e gli sarebbero spuntati i peli, ma comunque nessuno era un profeta, tantomeno lui. Dopo l’allenamento uscirono dalla palestra, le sacche a tracolla, l’andamento stanco e dinoccolato, Andrea sembrava soddisfatto e disse che alla scadenza del mese si sarebbe trasferito lì. Jasper pensò che la questione fosse invece ancora tutta da definirsi perché mancava il consenso di colui o colei che pagava la quota, fosse stato il padre, la madre o qualcun altro, ci sarebbero state varie cose da valutare: la reale scadenza della quota già versata alla vecchia palestra, oppure chissà, forse i suoi erano amici dei gestori e non pagavano nulla, la eventuale differenza di costi, la distanza da casa. Avrebbero potuto restare ancora un po’ insieme, parlare, conoscersi, anche una mezz’ora prima di rincasare. Jasper si rese conto di aver voglia di fare tante domande al suo amico, sapere se quello che si diceva era vero, che scuola frequentava, se avesse una ragazza ma soprattutto avrebbe voluto sapere se anche lui aveva subito delle molestie da parte del vecchio mister, se si era trovato nella situazione di dovergli togliere la mano dal membro, se il suo corpo esile dalla pelle candida aveva faticato a ribellarsi, se aveva sete di giustizia, se parlava poco perché celava dentro di sé un rancore sordo e forte che lo teneva giù, bloccato a respirare male in un’onda continua e lacerante di distruzione, mister, palestra, sport, scuola, se stesso, tutto. Se vivesse, come sembrava, patendo una persistente sensazione di non riuscire a godere delle cose belle per il semplice fatto che si sentiva inadeguato alla gioia. Non meritava una famiglia normale o addirittura egli stesso era la causa principale delle discussioni orrende tra madre e padre alle quali assisteva incapace di prendere posizione oppure si era lasciato toccare dal mister e gli era piaciuto ed erano diventati amanti o, al contrario, aveva provato ribrezzo ma non era stato capace di ribellarsi e per questa ragione si sentiva un vigliacco non meritevole di alcunché. Gli avrebbe voluto domandare anche se avesse un interesse nascosto che lo appassionasse ancora più dello sport, per esempio un hobby o anche una persona, magari una vecchia fiamma delle elementari o delle medie. Gli avrebbe chiesto per quale motivo si era iscritto in una palestra di boxe, se per sfogare la rabbia o non fosse stata neppure una decisione sua ma dei genitori, presa così, per tenerlo occupato in qualcosa di utile, e nella moltitudine di domande rimaste sospese non gli fu difficile comprendere che Andrea Coretti o Coretti Andrea, come si era presentato, sarebbe diventato un grande amico e che sarebbero andati avanti aiutandosi a vicenda per quanto avessero potuto. Camminarono paralleli fino alla fermata dell’autobus.

“Aspetto con te, tanto io sono vicino casa… arrivo in dieci minuti.”

“Va bene, grazie Jasper.”

“Che si dice in famiglia?”

“In che senso?”

“Pensi che i tuoi acconsentiranno al cambio di palestra?”

“I miei non sono molto presenti.”

“Cioè?”

“Mia madre lavora tutto il giorno, quando torna è tardi e non ha voglia di affrontare problematiche per lei secondarie come la palestra o cose del genere. Perciò se ha i soldi cerca di accontentarmi, se non li ha dice di no.”

“E tuo padre?”

“Lui non c’è.”

Restarono in silenzio tenendo le teste basse in un momento di imbarazzo. Jasper non se la sentì di insistere sull’argomento per non trasformare una conversazione tra amici in una specie di interrogatorio.

(continua in libreria…)

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