“Mi chiamo Pietro Gerber, sono l’addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. E ho ancora più paura di stare sveglio…”. Su ilLibraio.it un capitolo (sul sogno segreto di Pietro Gerber) da “La casa dei silenzi”, il nuovo libro di Donato Carrisi, il maestro del thriller italiano, in cui torna uno dei suoi personaggi più noti, l’ipnotista…

“Mi chiamo Pietro Gerber, sono l’addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. E ho ancora più paura di stare sveglio…”: dal 29 ottobre, torna in libreria uno dei personaggi più noti tra quelli nati dalla penna del maestro del thriller italiano, Donato Carrisi, che firma per Longanesi il suo nuovo libro, La casa dei silenzi.

Parliamo, inevitabilmente, del thriller più atteso del semestre editoriale. Come sempre con Carrisi, impossibile aspettarsi troppe anticipazioni sulla trama. Trama che porta a Firenze, dove Pietro Gerber vive da quando è nato (“Sono un ipnotista, come lo era mio padre, e con l’ipnosi aiuto i bambini a elaborare traumi e a superare paure e fobie”).

“Non sembrerebbe, ma il mio è un mestiere pericoloso. Perché la mente dei bambini è un labirinto ed è facile smarrirsi e non riuscire più a tornare. Forse è proprio questo che sta succedendo a Matias. Ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. Da troppo tempo…”.

Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere. Una donna dall’aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai. La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà. Non dovrebbe essere nient’altro che un sogno, ma allora…

“Allora perché sento che la signora silenziosa è reale? Allora perché sento nel silenzio il ronzio di un immenso sciame di insetti? Allora perché sento che perfino la mia casa, vuota e solitaria, è infestata da fantasmi? E se la storia della signora silenziosa fosse ancora tutta da scrivere… Come la mia? Mi chiamo Pietro Gerber, sono l’addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. E ho ancora più paura di stare sveglio…”.

C’è un’altra novità, per i fan di Carrisi (a proposito, qui il nostro speciale su tutti libri dello scrittore, regista e sceneggiatore di Martina Franca): un podcast gratuito, dal titolo Di cosa parliamo quando parliamo di thriller. Buon ascolto (e buona lettura).

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la casa dei silenzi di Donato Carrisi

Lunedì 28 ottobre, alle ore 18, in diretta sulla pagina Facebook del sito ilLibraio.it, l’incontro in diretta con Donato Carrisi per la serie LibLive

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:

Il sogno segreto di Pietro Gerber

Ogni persona ha un sogno indelebile. Un sogno di cui serba il ricordo per tutta la vita. Spesso non esiste nemmeno un motivo particolare perché sia così, spesso non si tratta affatto di sogni memorabili.

Il sogno che Pietro Gerber rammentava ancora l’aveva fatto da bambino, a dieci anni.

In quel sogno lui si trovava nella casa nel centro storico di Firenze in cui aveva vissuto fin dalla nascita e stava giocando nella sua cameretta con la collezione di macchinine. All’improvviso aveva notato qualcosa e aveva interrotto ciò che stava facendo.

C’era uno strano silenzio.

Non il solito silenzio a cui era abituato, quello della casa in cui abitavano lui e il signor B., perché capitava spesso che il padre si rintanasse a leggere da qualche parte e nessuno dei due si accorgesse dell’altro per ore, finché magari non si ritrovavano all’ora di cena.

Stavolta il silenzio era diverso. Era ovunque. Immobile e pesante, era colato sulle cose come cera da una candela, fissando tutto e fermando il tempo.

Allora lui aveva scordato il gioco con le macchinine ed era uscito dalla stanza. Aveva iniziato a vagare per la grande casa vuota. Aveva anche provato a parlare e a fare rumore per richiamare l’attenzione su di sé, ma ogni suono emesso o prodotto sembrava come bloccato da una barriera invisibile che lo circondava.

Allora il panico lo aveva assalito. Una paura nuova, mai provata prima. La paura della morte.

Tuttavia, la sensazione di smarrimento era durata pochissimo, perché quasi subito aveva avvertito la consapevolezza che non gli sarebbe potuto accadere nulla di male. E aveva avuto anche la certezza di non essere solo.

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C’era qualcuno lì con lui e lo stava proteggendo. L’incubo si era improvvisamente trasformato nel sogno più bello che avesse mai fatto.

Il ricordo s’interrompeva lì, il resto della storia era rimasto nell’inconscio. Invece la sensazione di protezione e sicurezza che aveva provato l’aveva seguito fino al risveglio. Se l’era portata appresso nell’età adulta ed era ancora vivida dentro di lui.

In seguito all’accaduto, Pietro aveva maturato la convinzione che non è vero che ciò che accade nei sogni rimane nei sogni. Qualcosa può sempre evadere da quell’assurda dimensione che ci portiamo dentro e che forse è una vera e propria vita parallela.

Forse non è vero che quando dormiamo è come se ci spegnessimo. Invece visitiamo un altro mondo, simile a quello che abitiamo quando siamo svegli, e comunque reale. Un mondo in cui le leggi della natura e della fisica sono totalmente diverse e dove lo spirito prevale sulla materia.

I sogni sono il presagio che ci rimane di quell’altra esistenza, una specie di souvenir dell’altra vita. E del posto dove andremo definitivamente quando saremo morti.

Pietro Gerber aveva fatto questa riflessione a soli dieci anni e crescendo non l’aveva rinnegata. Non c’erano basi scientifiche per sostenere una simile teoria ma ciò che aveva sperimentato nel suo sogno di bambino era talmente nitido e tangibile che non sarebbe mai riuscito a smentirlo o a rinnegarlo.

Il ricordo di quel sogno era più presente che mai adesso.

Quando mancava ancora qualche ora al tramonto, siccome doveva attendere il buio per dare corso alla mossa che aveva in mente di compiere e, soprattutto, non avendo più scuse per andare altrove, tornò a casa.

La sua enorme e zittissima casa.

Varcata la soglia, si mise in ascolto. Il silenzio che si aggirava fra le stanze vuote era la scoria della sua solitudine. Lo stare da solo era stata una scelta precisa, ma da un po’ la cosa gli pesava. Non lo ammetteva, ma era così.

Per spezzare l’incantesimo del silenzio, fingeva che in casa con lui ci fossero gli spettri degli abitanti del passato. Parlare con loro era consolatorio almeno quanto mettere su un bel disco. Aveva cominciato per scherzo e non sapeva da quanto la cosa andasse avanti. Probabilmente da troppo tempo.

Senza ammetterlo, cercava di invocare la presenza che l’aveva protetto nel sogno di bambino.

Di certo non gli faceva bene comportarsi così poiché, a furia di continuare, alla fine dal gioco era venuto fuori davvero qualcosa. Qualcosa di malsano, di pericoloso. Qualcosa di non umano.

E adesso delle presenze erano lì con lui, più d’una certamente, forse due. Due ombre prigioniere in quella casa che lo seguivano ovunque. E Gerber non sapeva più come mandarle via.

Forse avrebbe dovuto rivelare tutto questo a Susana e Ivo quando gli avevano parlato dell’apparizione della signora silenziosa dietro la barriera di plastica della villa a Pian de’ Giullari. Non ne aveva avuto il coraggio.

… Magnolia…

Trascorse il resto della giornata a prepararsi. Fece una lunga doccia, si nutrì in modo decente, indossò abiti puliti. Quindi si sedette in soggiorno e, con l’impermeabile indosso, si mise ad attendere che calasse la sera. La mente era vuota, l’anima tranquilla. Di lì a poco sarebbe uscito di casa. Ciò che si apprestava a fare era molto rischioso.

In seguito allo strano incontro con Tranquillo nel palazzo giallo, si era interrogato sul motivo che aveva spinto il gigante a venire nell’appartamento abbandonato. Dopo aver rinvenuto le impronte nel fango, lo zoppo si era sentito minacciato dalla presenza di Gerber. Ma forse neanche tanto. Perché, se avesse voluto, l’uomo avrebbe potuto chiudere i conti con lui quando era nascosto dietro l’armadio. Invece Tranquillo si era limitato a intimidirlo. Non era interessato a sapere chi fosse, né perché lo stesse seguendo. Soprattutto non aveva voluto sapere se Gerber avesse notizie su dove si trovava la donna che lui pensava fosse una sua proprietà esclusiva.

Questo voleva dire che alla fine Tranquillo l’aveva trovata.

C’era solo un modo per scoprirlo. Era venuto il momento della resa dei conti. All’arrivo del buio, Gerber si alzò dal divano per andare a cercare una verità definitiva.

Era convinto che alla signora silenziosa fosse accaduto qualcosa. Ed era certo che lo zoppo sapesse anche che cosa.

Longanesi & C. © 2024 – Milano
Gruppo editoriale Mauri Spagnol

(continua in libreria…)

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