In libreria il thriller di Javier Castillo, che presto vedremo in versione serie su Netflix – Su ilLibraio.it un estratto da “La ragazza di neve”

Javier Castillo è cresciuto a Malaga. Ha studiato Economia aziendale e ha conseguito un master in Management presso la ESCP Europe Business School. I suoi romanzi, in corso di traduzione in più di 60 Paesi, hanno venduto più di un milione di copie. Salani porta in libreria il thriller La ragazza di neve, che presto vedremo in versione serie su Netflix.

Quello firmato dall’autore spagnolo è un viaggio oscuro. La trama ci porta nel 1998 a New York, nel giorno della parata del Giorno del Ringraziamento: Kiera Templeton, tre anni, sparisce. Succede tutto in un attimo: il padre perde la presa calda e leggera della mano di sua figlia e improvvisamente non la vede più, inghiottita dalla folla che si spintona. Inutile chiamarla, chiedere aiuto e disperarsi. Dopo lunghe ricerche, vengono ritrovati solo i suoi vestiti e delle ciocche di capelli.

2003, cinque anni dopo, il giorno del compleanno di Kiera: i suoi genitori ricevono uno strano pacchetto. Dentro c’è una videocassetta che mostra una bambina che sembra proprio essere Kiera, mentre gioca con una casa delle bambole in una stanza dai colori vivaci. Dopo pochissimo lo schermo torna a sgranarsi in un pulviscolo di puntini bianchi e neri, una neve di incertezza, speranza e dolore insieme. Davanti al video c’è anche Miren Triggs, che all’epoca del rapimento era una studentessa di giornalismo e da allora si è dedicata anima e corpo a questo caso. È lei che conduce un’indagine parallela, più profonda e pericolosa, in cui la scomparsa di Kiera si intreccia con la sua storia personale in un enigmatico gioco di specchi che lascia i lettori senza fiato.

La ragazza di neve di Javier Castillo

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:

«D’accordo, piccoletta. Andiamo a prendere il palloncino!»

Aaron si rimise Kiera sulle spalle e iniziò a lottare per farsi strada in mezzo a una folla sempre più numerosa. Dopo aver fatto qualche passo, prima di allontanarsi definitivamente, si girò verso Grace e urlò: «Te la caverai?»

«Sì! Sbrigatevi, sta arrivando!»

Dalle spalle di Aaron, Kiera sorrise nuovamente alla madre, con il viso che irradiava gioia in tutte le direzioni. Quella sarebbe stata l’unica consolazione di Grace, anni dopo, quando avrebbe cercato di convincersi che il vuoto non fosse poi così cupo, il dolore non così intenso e la pena non così tanto asfissiante: nell’ultimo ricordo che aveva di Kiera, la piccola sorrideva.

Una volta arrivati davanti a Mary Poppins, Aaron posò la bambina per terra: un gesto che non si sarebbe mai perdonato. Voleva che fosse più vicina alla signorina Poppins e pensò che forse sarebbe riuscito a convincerla a chiedere lei stessa il palloncino. Le persone fanno le cose con le migliori intenzioni, anche quando queste possono avere le peggiori conseguenze. Il suono della banda si mescolava alle urla del pubblico, centinaia di braccia e di gambe si muovevano con difficoltà attorno a loro e Kiera strinse forte la mano del padre, spaventata. Poi allungò l’altra verso la ragazza vestita da Mary Poppins, che pronunciò le parole che sarebbero rimaste per sempre impresse nella memoria di quel padre sul punto di perdere tutto: «Questa bambina così bella vuole un poco di zucchero?»

Kiera rise ed emise un verso che più tardi Aaron avrebbe ricordato come un leggero sbuffo prima dello scoppio di una risata. Proprio il tipo di ricordi incisi nella mente a cui si cerca di aggrapparsi con tutte le forze.

Fu l’ultima volta che la sentì ridere.

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Proprio nel momento in cui Kiera afferrò il palloncino che Mary Poppins le offriva con le sue dita delicate, ci fu un’esplosione di coriandoli rossi. I bambini gridarono euforici e presto si diffuse uno stato di tensione fra genitori e turisti per via degli spintoni che arrivavano da tutte le direzioni.

Allora successe l’inevitabile. Sebbene in seguito Aaron avrebbe pensato alle tante cose che avrebbe potuto cambiare in quei due minuti scarsi in cui tutto accadde. Pensò che avrebbe dovuto prendere lui il palloncino o che avrebbe dovuto insistere perché Kiera rimanesse con Grace o, addirittura, che avrebbe dovuto avvicinarsi alla ragazza da destra invece che da sinistra come aveva fatto.

Qualcuno finì addosso ad Aaron, che indietreggiando inciampò su una ringhiera di una trentina di centimetri che circondava un albero tra la 36 e Broadway. Quello fu il preciso istante in cui sentì per l’ultima volta il contatto con le dita di Kiera: il calore, la leggerezza, il modo in cui la sua manina gli teneva indice, medio e anulare. Le loro mani si separarono e allora Aaron non sapeva che sarebbe stato per sempre. Quello che avrebbe potuto essere un semplice inciampo, se non avesse provocato la caduta a catena di diverse persone, e che avrebbe potuto richiedere un secondo a rialzarsi, divenne un lungo minuto in cui la folla che cercava di risalire sul marciapiede per allontanarsi dalla parata gli calpestava, involontariamente, una mano o una tibia. Da terra, Aaron urlò come poté: «Kiera! Rimani dove sei!»

Sempre mentre era a terra ad Aaron sembrò di sentire: «Papà!»

Indolenzito e dopo aver lottato per rimettersi in piedi, si rese conto che Kiera non era più accanto a Mary Poppins. Quelli che erano caduti riuscirono a rialzarsi e cercarono di recuperare le loro postazioni. In mezzo alla calca, Aaron gridò di nuovo: «Kiera! Kiera!»

Le persone attorno a lui lo guardavano stranite, senza capire cosa stesse succedendo. Si avvicinò di corsa alla donna in costume: «Hai visto mia figlia?»

«La bambina con il piumino bianco?»

«Sì! Dov’è?»

«Le ho dato il palloncino e poi sono stata allontanata dagli spintoni. L’ho persa di vista. Non è con lei?»

«Kiera!» urlò Aaron di nuovo, interrompendo la donna e guardandosi intorno. La cercava in mezzo a migliaia di gambe. «Kiera!»

Poi successe. Quello che non doveva succedere, qualcosa che gli occhi di un osservatore dall’alto si sarebbe risolto in un istante. Un palloncino a elio bianco scappò dalla mani di qualcuno e Aaron lo vide.

Fu la cosa peggiore che potesse accadere.

Con difficoltà iniziò a farsi spazio tra la folla che lo bloccava e corse verso il luogo da cui era volato il palloncino, allontanandosi dalla sua posizione mentre urlava: «Kiera! Bambina mia!»

Anche Mary Poppins iniziò a urlare: «Si è persa una bambina!»

Quando Aaron riuscì finalmente a raggiungere il punto da cui era partito il palloncino bianco, all’entrata di una banca, un uomo e sua figlia con due codini ricci salutavano il palloncino ridendo.

(continua in libreria…)

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