Scegliere di ambientare un libro in un “luogo circoscritto” può essere “una condanna”, è vero. Ma, secondo Lorenza Gentile, tornata in libreria con “La volta giusta”, c’è un certo fascino nel far muovere i propri personaggi in piccoli spazi. Nel suo nuovo romanzo, la protagonista cerca una possibilità di riscatto in un luogo destinato a morire, un paese a rischio spopolamento sulle Alpi Marittime. Su ilLibraio.it, la scrittrice parla del potere dei posti piccoli e delle comunità che li abitano, capaci di tirare fuori “aspetti sopiti che a volte non sapevamo nemmeno di avere”…

Mi affascinano i luoghi circoscritti, fatti di poche persone. Dico fatti di non a caso, perché credo che più di ogni altra cosa siano proprio le persone a fare i luoghi. Per lo meno quelli che interessano a me, quelli di cui mi piace scrivere.

Quali luoghi?

Una libreria parigina, per esempio, un quartiere storico in una città affollata, un paesino nel cuore della campagna pugliese e, nel mio ultimo romanzo, un borgo montano a mille e duecento metri di altitudine che un tempo godeva di una certa fama, mentre ora ad abitarlo sono in quattro.

Nel romanzo li ho portati a quindici. Per renderlo più credibile.

La letteratura e il teatro traboccano di storie ambientate in luoghi circoscritti.

Potrei citare esempi illustri, L’isola di Arturo di Morante, La locandiera di Goldoni o, tra i più recenti, i romanzi di Elizabeth Strout ambientati a Shirley Falls, il suo paesino immaginario. Emblematica è senz’altro la pièce teatrale A porte chiuse di Sartre, in cui due donne e un uomo si trovano intrappolati in una stanza per l’intera durata dell’opera, largamente citata anche grazie alla battuta: “L’inferno sono gli altri”.

I luoghi circoscritti e poco abitati possono essere una condanna, è vero, ma anche una salvezza,— a me piace guardare le cose dall’altra prospettiva, quella delle possibilità. La vita è piena di dolore, ma non per questo priva di gioia. Una cosa non esclude l’altra. La possibilità è di per sé neutra: esiste e basta. Sta a noi decidere come prenderla e, soprattutto, in cosa trasformarla.

Ne La volta giusta ho cercato di trovare una possibilità di riscatto in un luogo destinato a morire.

In un paese a rischio spopolamento sulle Alpi Marittime. Un paradosso che ho trovato interessante da subito. Fin dal momento in cui mi sono trovata io stessa su quelle Alpi, quando, durante il soggiorno in una locanda appena riaperta, ho conosciuto la gente del luogo che vi gravitava intorno (a tutte le ore del giorno) e ho ascoltato le loro storie. Cosa significa abitare un luogo tanto remoto al giorno oggi?, mi chiedevo, trovandomi tra loro, e subito mi si è accesa una scintilla, nel vedere la familiarità che avevano l’uno con l’altro, una certa ruvida felicità, l’immediatezza dei modi, un’immediatezza che in città non vedo quasi mai. Mi sono detta: devo scriverne. E subito dopo: la mia nuova protagonista, Lucilla, verrà qui.

Ho iniziato a tornare sulle Alpi Marittime, stagione dopo stagione, e stagione dopo stagione ho visto la montagna cambiare veste, diventare un mondo nuovo, agire sulle persone.

Questo mi interessa dei luoghi che racconto: come agiscono su chi li abita. Se accolgono, quali sfide rappresentano, come mettono alla prova il carattere, quali possibilità mostrano.

I luoghi, così come le persone che li abitano, ci svelano chi siamo. Tirano fuori tratti della nostra personalità, aspetti sopiti che a volte non sapevamo nemmeno di avere, e che non emergerebbero in altre circostanze.

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Lucilla ha vissuto parecchie vite, prima dell’inizio di questa storia, e in ognuna è stata una persona diversa. A lungo si è affidata allo sguardo degli altri, per definirsi, e ai loro desideri: ma quale di quelle Lucilla era davvero lei? Forse nessuna, forse sarà proprio la montagna a svelarle chi è davvero.

La montagna e chi la abita. Perché, anche se non si direbbe, questo borgo dimenticato favorisce le relazioni. Proprio qui, forse, Lucilla troverà finalmente l’antidoto al grande malessere del nostro tempo: sentirci soli pur in un mare di gente.

Era la duplice occasione, ad attrarmi: da una parte un posto piccolo che però cambiava a seconda della stagione, un posto che poteva anche essere ostico, oltre che allietante, e che per me era tutto da scoprire; dall’altra l’umanità che vi risiedeva, la memoria di una cultura quasi dimenticata — la cultura brigasca — e il senso di comunità che offriva. Il senso di comunità di cui forse tutti noi abbiamo bisogno e non sempre troviamo.

Perché gli altri diventano il nostro inferno quando ci costringono ad adattarci a loro, quando ci piegano sotto il dominio del loro sguardo. Sono invece una salvezza quando ci vedono per quello che siamo realmente lasciandoci la libertà di diveltarlo.

Ecco il potere dei luoghi fatti di persone. Per me, il potere delle storie.

La volta giusta di Copertina di Lorenza Gentile libri ultime uscite ottobre 2025

L’AUTRICE – Nei suoi libri Lorenza Gentile, tradotta in nove Paesi, racconta il momento in cui ci si ferma, si prende fiato e si osa cambiare rotta. Non storie di fuga, ma di coraggio e autenticità, che mostrano come smettere di adattarsi agli schemi e alle aspettative sia spesso il primo passo per cominciare davvero a vivere.

La protagonista di La volta giusta (Feltrinelli), si ritrova improvvisamente sola in un borgo dimenticato, a rischio di spopolamento. In questo paesino sulle Alpi Marittime scoprirà finalmente chi è. Di fronte a lei, infatti, c’è una scelta: restare intrappolata in un progetto pensato da altri, o trovare la forza di reinventarsi…

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Di romanzo in romanzo, l’autrice degli apprezzati Le piccole libertà, Le cose che ci salvano e Tutto il bello che ci aspetta, non narra “solo la vicenda di singoli personaggi, ma interpreta un sentimento collettivo e molto contemporaneo: la ricerca della propria strada in un mondo che sembra volerci sempre uguali, e la scoperta che il momento in cui decidiamo di non adattarci più è spesso quello in cui iniziamo davvero a vivere”.

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