Stando ai dati dell’osservatorio dell’Associazione Librai Italiani, oggi in Italia le librerie attive sono 3.670 (231 in meno rispetto al 2012), e occupano oltre 11mila addetti. La pandemia ha avuto un impatto pesante sul settore: oltre il 70% delle imprese ha dichiarato di aver adottato la cassa integrazione e il 60% ha ridotto, o prevede di ridurre, il proprio personale. Anche i librai indipendenti iniziano a utilizzare l’ecommerce. Intanto l’Ali chiede al governo la detrazione fiscale per i libri e la revisione dei criteri di tax credit – I dettagli e i dati

Nelle settimane del lockdown e in quelle successive in più occasioni ci siamo occupati del difficile momento che vive la filiera del libro e, in particolare, delle difficoltà con cui fanno i conti libraie e librai.

Librerie che, stando al primo osservatorio presentato oggi durante la 76esima assemblea Generale di ALI (Associazione Librai Italiani) aderente a Confcommercio (osservatorio realizzato in collaborazione con l’istituto demoscopico Format Research), in Italia sono 3.670 (negli ultimi 5 anni il numero delle librerie è diminuito di 231 unità, erano 3.901 nel 2012) e occupano oltre 11mila addetti (di cui il 42,7% opera in imprese con classe dimensionale superiore ai nove addetti).

Stando ai dati dell’Ali, circa il 25% delle librerie è localizzata al Nord-Ovest, il 18% al Nord-Est, il 26% al Centro e il 31% al Sud. In particolare, Lazio, Lombardia e Piemonte sono le prime tre regioni per numero di librerie in Italia. Tra gli addetti che lavorano nelle librerie: il 39,2% opera in librerie del Nord-Ovest, il 19,9% nel Nord-Est, il 23,5% nel Centro e il 17,4% al Sud.

L’IMPATTO DELLA PANDEMIA

Il settore è stato duramente colpito dall’emergenza sanitaria: oltre il 90% delle librerie ha segnalato un peggioramento dell’andamento economico della propria attività a causa dello scoppio dell’emergenza sanitaria e oltre l’84% delle imprese è in difficoltà nel riuscire a fare fronte al proprio fabbisogno finanziario (pagare i propri dipendenti, fare fronte al pagamento di bollette e affitti, sostenere gli oneri contributivi e fiscali).

I momenti più duri della crisi saranno a ridosso dell’estate: oltre il 70% delle librerie ha dichiarato di avere adottato la cassa integrazione e il 60% delle imprese ha ridotto o prevede di ridurre il proprio personale.

Nonostante le criticità, alcune librerie hanno fatto ricorso alla evoluzione digitale per far fronte alla emergenza sanitaria: a questo proposito, il 27% delle librerie ha iniziato a utilizzare o ha intensificato l’utilizzo del commercio elettronico.

Tra le librerie che hanno utilizzato per la prima volta l’ecommerce o lo hanno intensificato: l’89% ha utilizzato il proprio sito, il 76% la propria pagina sui social. Nello specifico, tra le librerie che hanno iniziato a utilizzare/intensificare l’ecommerce, l’86,1% ritiene che le soluzioni adottate durante la pandemia potrebbero diventare permanenti.

Coerentemente con quanto dichiarato in precedenza, la sperimentazione legata alle vendite online (sia a distanza che con consegna a domicilio) si è mostrata una scelta positiva, le librerie hanno intenzione di continuare ad utilizzarle anche nel post COVID. Tra le librerie che hanno dichiarato di avere iniziato ad utilizzare l’ecommerce per le consegne a domicilio, il 60,1% attiverà in modo strutturato il commercio elettronico.

I PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA

Le librerie possono contare su una clientela di fiducia: sul totale dei clienti che nel corso dell’ultimo anno hanno acquistato almeno un articolo in libreria, quasi sette su dieci sono persone che appartengono alla clientela storica del negozio.

Sei librerie su dieci ritengono che la figura del libraio sia il vero punto di forza della libreria per la sua capacità di fare da consulente al consumatore, consigliare i libri e diffondere cultura. Tra le librerie che ritengono che la figura del libraio sia il vero punto di forza della libreria, il 95,5% ritiene che la propria libreria riesca a tradurre tale presenza in un vantaggio economico.

In difficoltà le librerie indipendenti in merito all’assortimento dei libri: il 62,8% non riesce a mettere a disposizione dei consumatori un assortimento aggiornato. Sul totale dei costi di gestione che le librerie indipendenti hanno sostenuto nel corso dell’ultimo anno, il 57,4% sono stati per “spese incomprimibili” (es. affitti e utenze). Il dato si è ulteriormente aggravato a causa della pandemia.

Solo l’8,4% delle librerie indipendenti ha chiesto credito negli ultimi mesi. Di queste, il 72,7% ha ottenuto una risposta positiva (il 58,7% si è vista accolta interamente la domanda, il 14% si è vista concedere un ammontare inferiore a quello desiderato).

Cinque librerie indipendenti su dieci si sono servite dei distributori per rifornirsi di libri (50,1%), il 25,7% dei grossisti, solo il 5,3% dai distributori online.

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE DELL’ALI

“I dati presentati oggi confermano tutta la fragilità delle librerie italiane, ma anche tutte le grandi opportunità che le nostre imprese hanno davanti a sé. In questi momento difficili è importante stare uniti, fare gruppo per dare più forza alla nostra forza. Chiediamo alla politica la detrazione fiscale per i libri, come le medicine, un piano straordinario per l’apertura di nuove librerie nelle parti del Paese dove mancano, la revisione dei criteri di tax credit perché sia un reale beneficio per tutte le imprese. E con i nostri imprenditori ci impegniamo a realizzare il primo portale delle librerie italiane, investire di più nella formazione e rivedere il nostro rapporto con il sistema bancario”, così Paolo Ambrosini, presidente di Ali Confcommercio.

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