“Preludio e fuga di Ricardo Klement”, romanzo storico di Marco Ballestracci, narra un controverso capitolo di storia novecentesca attraverso un equilibrio mobile tra indagine e finzione, districando i nodi di una trama nascosta, ignorata, per certi versi rimossa, che fa dell’Alto Adige un importante crocevia di destini in un’Europa postbellica da ricostruire anche attraverso l’oblio…

Marco Ballestracci, classe ’62, ha pubblicato diversi libri e romanzi, molti dei quali tratti da vicende legate allo sport e personaggi sportivi, nonché due atipiche monografie sui campioni del ciclismo Eddy Merckx (L’ombra del cannibale, Instar, 2013) e Major Taylor (Black boy fly, Mulatero, 2022).

Tra i premi letterari che si è aggiudicato, ricordiamo il Selezione Bancarella Sport per A pedate – Undici eroi per undici leggendarie partite di calcio (Mattioli 1885, 2009). E sempre con Mattioli 1885 ha pubblicato, tra gli altri, Giocare col fuoco. Storie dal campionato perduto del 1944 (uscito nel 2021).

Da alcuni dei suoi racconti, inoltre, ha tratto spettacoli teatrali da lui stesso interpretati.

Ballestracci, scrittore, musicista blues e cantastorie, propone ora un romanzo storico particolare, Preludio e fuga di Ricardo Klement (Edizioni Alphabeta Verlag), in cui narra un controverso capitolo di storia novecentesca attraverso un equilibrio mobile tra indagine e finzione, districando i nodi di una trama nascosta, ignorata, per certi versi rimossa, che fa dell’Alto Adige un importante crocevia di destini in un’Europa postbellica da ricostruire anche attraverso l’oblio.

L’autore è infatti rimasto colpito dalle modalità con cui importanti personalità del Terzo Reich furono salvate e ospitate soprattutto in Alto Adige, a quel tempo nascondiglio perfetto, per poi prendere il largo verso il Sud America, in primis, ma anche verso la Siria o l’Egitto.

E veniamo alla trama. Ricardo Klement è un nome falso, necessario per trovare un nascondiglio provvisorio e attendere il momento giusto, quello della fuga. Per salvarsi la vita ovvero “rinascere” con un’altra identità, però, non serve solo un nome di copertura, ma anche un ambiente in cui potersi mimetizzare, dove si parli la lingua del fuggitivo: il tedesco. Per questo motivo il Sudtirolo è il luogo ideale.

Serve inoltre una rete di complicità e protezioni, che solo persone che hanno condiviso ideologia e demonizzazione di un unico nemico sanno garantire. E quando queste persone vestono perlopiù l’abito talare, i meccanismi della fuga sono così collaudati che il tentativo ha il successo sperato, non fosse che per un dettaglio: il desiderio irresistibile di sentirsi ancora chiamare col proprio, autentico nome. Il nome di uno dei più noti criminali nazisti.

Laddove le ricerche degli storici sono riuscite solo in parte a fare piena chiarezza – lasciando sfumati i contorni di vicende talora incredibili e alimentando ipotesi, congetture e teorie – è così la letteratura che prova a gettar luce su episodi oscuri e segreti inconfessabili.

Come scrive nelle note finali l’autore, “uno dei presupposti per scrivere ciò che viene comunemente definito un ‘romanzo storico’ è che l’intelaiatura dei fatti da cui prende spunto il racconto sia, dal punto di vista della veridicità storica, la più precisa possibile, quanto meno sulla base delle fonti disponibili.
Nonostante mi sia affidato a testi che alcuni storici di riferimento – Leopold Steurer in particolare, prezioso consigliere durante la stesura di questo libro – considerano fondamentali, per quanto riguarda i temi trattati nel romanzo che avete appena letto tale intelaiatura è tuttora oggetto di dibattito. Essa rimanda infatti all’inenarrabile abominio della Shoah, il principale argomento sottinteso in queste pagine, intorno al quale non è sempre facile ricostruire un quadro di eventi sulla scorta di prove inequivocabili, nel senso di chiare ammissioni dei responsabili…”.

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