Indagando sulla vita di suo padre ai tempi del nazismo, lo scrittore Régis Jauffret in “Papà” mostra un groviglio di realtà e di fantasmi, di vero e di falso, di voluto e di negato, di indicibile e di inaccettabile

Uno sguardo distratto al televisore, che di solito lo scrittore non accende mai e che invece quella mattina è casualmente sintonizzato su un documentario dedicato alla Francia di Vichy, ai collaborazionisti, ai rastrellamenti della Gestapo. Improvvisa, inattesa, inaudita, appare un’immagine di Marsiglia, del palazzo dove lo scrittore è nato e cresciuto, di suo padre ammanettato e portato via da due agenti nazisti. Sette brevi secondi che cambiano tutto quello che si era pensato fino a quel momento.

Da questo frammento, inverosimile e impossibile, nasce la discesa di Régis Jauffret nell’abisso insondabile della vita – da sempre a lui sconosciuta – di suo padre. Chi era Alfred Jauffret? Perché gli è così sconosciuto? Perché di quell’uomo rinchiuso nella sua sordità e nella sua bipolarità non ha mai saputo niente? Da cosa nasce questa sua “sete di un padre”? E allora eccolo tessere, smontare, rappezzare i pochi elementi che ha per costruire il suo “papà”, parola insieme tenera e spaventosa, facendoci sprofondare come in ogni suo scritto nei labirinti di ciò che si è veramente, di ciò che non si vuole dire, di ciò che si cerca di nascondere, anche a se stessi.

In Papà (Edizioni Clichy) Régis Jauffret mostra un groviglio di realtà e di fantasmi, di vero e di falso, di voluto e di negato, di indicibile e di inaccettabile. Come il Philip Roth di Operazione Shylock, come l’Heinrich Böll di Foto di gruppo con signora, come il David J. Salinger di Alzate l’architrave, carpentieri: uno scivolare cercando di aggrapparsi, violentemente attratti da quel buio nel quale si sa esserci forse una qualche verità che ci è inspiegabilmente eppure anche inevitabilmente necessaria.

Régis Jauffret

Jauffret, nato a Marsiglia nel 1955, ha debuttato come scrittore nel 1985 con Seule au milieu d’elle. Il primo successo arriva nel 1998 con Histoire d’amour. Nel 2003, con Univers, univers, che si aggiudica il Prix Décembre, e più ancora dopo il 2005, con Asiles de fous, che vince il Prix Fémina, Jauffret diventa una delle voci più importanti della letteratura francese contemporeanea. Tra i suoi numerosi libri, ricordiamo Giochi di spiaggia (2002, di prossima pubblicazione con Clichy), Microfictions (2007), Lacrimosa (2008), Il banchiere (2010, Clichy 2018), Claustria (2012), La ballade de Rikers Island (2014), Dark Paris Blues (2015, Clichy 2016), Cannibali (finalista al Prix Goncourt 2016, Clichy 2017), Microfictions 2018 (pubblicato da Clichy nel 2019, vincitore del Prix Goncourt del racconto).

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