“Ritorno a Brideshead” di Evelyn Waugh (che torna in una nuova edizione, con la prefazione di Alessandro Piperno) è un romanzo-mondo sulla perdita dell’innocenza e il languore della giovinezza. Pubblicato nel 1945, è un classico della letteratura inglese. L’autore, noto per il suo sguardo satirico sugli ambienti aristocratici inglesi e sull’ipocrisie e assurdità degli anglo-cattolici, narra la dissolutezza di giovani ragazzi viziati e la beatitudine della giovinezza (ma anche il senso di vuoto che ne deriva)

Ritorno a Brideshead di Evelyn Waugh (1903-1966), pubblicato nel 1945, è un classico della letteratura inglese.

Parliamo di un’opera molto influente nel mondo anglosassone: recentemente, non a caso, il libro è stato di ispirazione per il film Saltburn (scritto e diretto da Emerald Fennell), e la cover inglese color arancio dell’edizione Penguin compare appesa nella stanza di Charlie della serie Netflix Heartstopper.

Arricchito di una prefazione di Alessandro Piperno, ripubblicato da Feltrinelli nella collana “Le Comete” con la traduzione di Ottavio Fatica, il romanzo è il racconto di un’epoca passata.

Il narratore, Charles Ryder, ricostruisce le memorie ad anni di distanza, quando, arruolato nell’esercito inglese, fa ritorno a Brideshead, la magione isolata nelle campagne inglesi dove viveva Sebastian Flyte, l’ultimo rampollo dell’aristocratica famiglia Marchmain, conosciuto durante gli studi a Oxford.

Ritorno a Brideshead di Evelyn Waugh

Come Nick Carraway rimane ammaliato da Gatsby, Charles è travolto dalla bellezza ambigua di Sebastian. È una bellezza simbolica, spirituale, coinvolge tutti i sensi esteriori e interiori.

Se Charles rappresenta il cervello, la razionalità – è deciso a diventare un pittore, sa bene quello che vuole e non si lascia condizionare dal padre – Sebastian è afflitto da un malessere profondo, legato all’appartenenza alla famiglia devota dei Marchmain. “Mi vergogno di me stesso” confessa Sebastian a Charles. La caduta di Sebastian si fa irreparabile non appena Charles varca la soglia di Brideshead per conoscere i componenti di questa famiglia di cattolici inglesi.

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Sebastian, con il suo orsacchiotto feticcio, incarna soprattutto la passività di un’esistenza privilegiata, il rifugio nel passato e nell’infanzia come metodo di difesa contro un mondo che sta cadendo a pezzi, il tramonto dell’aristocrazia inglese prima della seconda guerra mondiale. Charles vede in Sebastian un angelo cacciato dall’Eden, l’ultimo appiglio di una giovinezza ancora da godere appieno.

Nelle nottate di bagordi, nella dissolutezza di questi giovani ragazzi viziati che consumano alcol per dimenticare, per cancellare il presente, il narratore delle memorie sembra godersi il senso del bello, la beatitudine della giovinezza ma anche il languore che ne deriva, il senso di vuoto e di spaesamento di fronte alle responsabilità della vita adulta che arriva subito dopo, in questo caso la guerra.

Il fascino della relazione tra Sebastian e Charles sta nell’ambiguità, oggi la chiamiamo bromance, è un’attrazione romantica ma non per forza sessuale, un rapporto di amicizia fraterno, come era frequente nei college di arti liberali a maggioranza maschile.

Il romanzo esaspera l’influenza del cattolicesimo sulle decisioni dei personaggi, complice la conversione dell’autore stesso.

Evelyn Waugh era già noto per il suo sguardo satirico sugli ambienti aristocratici inglesi e sull’ipocrisie e assurdità degli anglo-cattolici, come fonte di guai da cui è meglio tenersi a largo. Ritorno a Brideshead è la sua opera più personale dove il cattolicesimo gioca un ruolo centrale, soprattutto nella seconda parte, quando il personaggio di Sebastian è solo un ricordo lontano nello spazio e nel tempo, relegato nel suo peccato, e Charles, già sposato con una donna è impegnato a conquistare il cuore della sorella di Sebastian, Julia, anche lei già sposata con uomo.

Con questa parabola, in questa complicata relazione tra i personaggi, Waugh disegna un affascinante ritratto di un’epoca, nostalgico dei fasti vittoriani, satirico ma disimpegnato, eppure ugualmente attuale per temi come il divorzio e la famiglia, per il rapporto tra padri e figli. Erede del dandismo e precursore di una visione scanzonata della realtà, ciò che contraddistingue Waugh da altri suoi contemporanei illustri come Graham Greene, George Orwell, Aldous Huxley, è il non prendersi mai troppo sul serio.

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Le atmosfere decadenti del romanzo compiacciono il lettore insieme ai dialoghi provocatori, alle scene di alto lirismo, capaci di restituire un mondo fiabesco senza che ci sia un senso del tragico. Il percorso di autodistruzione di Sebastian non ha infatti un fine morale, ma è inserito nella cornice di un umorismo che non prevede un processo di empatia nei suoi confronti.

Waugh è il maestro dello snobismo, i suoi beniamini sono questi giovani privilegiati. Charles è affascinato da Sebastian, ma non lo idealizza, non nutre complessi di inferiorità. Sempre controcorrente e contraddittorio, lo scrittore inglese partecipa alla satira di cui si fa portavoce e, anche lui dissoluto, si compiace di prendere parte al tramonto di un mondo che non esiste più e vuole godere degli ultimi giorni di splendore della giovinezza.

Ritorno a Brideshead è un romanzo-mondo sulla perdita dell’innocenza e il languore della giovinezza, sugli amori e sulle delusioni, sulla famiglia e l’influenza della religione, sulla pace e sulla guerra, e infine un inno alla vanità, la vanità del tutto.

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Fotografia header: Evelyn Waugh - credit Hulton archive e evelynwaugh.org.uk

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