Ann Patchett, Simonetta Tassinari e Pina Rota Fo sono le autrici di tre avvincenti saghe familiari arrivate (o tornate) da poco in libreria, e attraverso le quali è possibile ripercorrere alcune pagine della storia moderna e contemporanea da una prospettiva insolita e avvincente

A rendere così avvincenti le saghe familiari, genere fra i più longevi della letteratura e di fatto mai passato di moda (e tornata grande protagonista soprattutto grazie alla saga-bestseller di Stefania Auci sulla famiglia Florio), è probabilmente la loro capacità di intrecciare la vita, i sentimenti e i pensieri di personaggi a tutto tondo con i grandi eventi del passato, quelli che abbiamo imparato a conoscere fra i banchi di scuola e dai quali sentiamo, in un modo o nell’altro, di provenire.

Ann Patchett, Simonetta Tassinari e Pina Rota Fo sono tre autrici arrivate (o tornate) in libreria che, con i loro libri, hanno spiccato proprio in questa operazione, permettendoci di ripercorrere alcune pagine di storia più o meno recente riscoprendole da una prospettiva insolita e appassionante.

La casa olandese

Copertina del libro la casa olandese

Autrice: Ann Patchett, autrice, giornalista e libraia di Nashville, i cui libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue.
Editore: Ponte alle Grazie (traduzione di Guido Calza).
Genere: romanzo familiare ambientato nel corso di cinque decenni.
Pagine: 352.
Trama: alla fine della seconda guerra mondiale, grazie a un fortunato investimento, Cyril Conroy crea dal nulla un impero immobiliare che porterà la sua famiglia dalla povertà a un’enorme ricchezza. Per sfoggiare il suo nuovo status acquista la casa olandese, sfarzosa proprietà nei sobborghi di Filadelfia. Comprata per fare una sorpresa alla moglie, la villa dà però il via a una serie di eventi che finiranno per danneggiare le persone a lui più care.
Consigliato a… chi crede in quei legami indissolubili che a volte salvano la vita e a volte la mettono a rischio.
Cosa ci è piaciuto di più: l’esplorazione acuta e profondamente umana che fa l’autrice delle nostre ossessioni e della capacità di perdonare, descrivendo ciò che nella vita accumuliamo, perdiamo o ci lasciamo alle spalle.

Le donne dei Calabri di Montebello

Copertina del libro Le donne dei Calabri di Montebello

Autrice: Simonetta Tassinari, insegnante di Storia e Filosofia in un liceo scientifico, saggista e romanziera.
Editore: Corbaccio.
Genere: romantica saga familiare.
Pagine: 450, ma scorrevolissime.
Trama: è il 1657 ed Elisabetta Calabri di Montebello, diciassette anni, vive tra i boschi dell’Appennino tosco-romagnolo sognando la vita fiorentina di corte. Una mattina giunge in visita Filippo Salimbeni, nobile medico fiorentino in viaggio verso Bologna. A cena conosce Betta e fra i due scatta un colpo di fulmine che fa finalmente realizzare il sogno della ragazza di trasferirsi a Firenze. Ma la città non è esattamente come la immaginava…
Consigliato a… chi cerca un nuovo romanzo che racconti l’Italia e le sue storie.
Cosa ci è piaciuto di più: la capacità dell’autrice di ambientare questa avvincente storia di tre generazioni di donne fra la Firenze seicentesca dei Medici, splendida e cupa, e i limiti romagnoli del Granducato di Toscana.

Il paese delle rane

Copertina del libro Il paese delle rane

Autrice: Pina Rota Fo, nata nei luoghi di questo suo unico romanzo edito (uscito per la prima volta nel 1978 per Einaudi) e madre di Dario Fo.
Editore: astoria (prefazione di Silvia Ballestra).
Genere: romanzo storico.
Pagine: 160.
Trama: Accanto alla grande cascina detta Chietamai (Sartirana Lomellina, Pavia) nasce e cresce Pina, che con i suoi occhi di bambina, adolescente e giovane mamma parla dei balli nell’aia e della monta degli animali, dei rosari nelle stalle calde e delle partite a carte degli uomini davanti a un fiasco di vino la domenica. Il suo è un microcosmo che però non è affatto chiuso in se stesso, e che vive o subisce anno dopo anno i grandi episodi del Novecento.
Consigliato a… chi vuole ripercorrere le pagine più recenti della nostra Storia attraverso la storia dei più umili.
Cosa ci è piaciuto di più: lo stile scorrevole dell’autrice, grazie al quale i piaceri e le durezze della vita in campagna vengono raccontati dalla voce di una giovane donna che ha conosciuto ogni cosa da vicino.

(articolo in collaborazione con Upday)

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