Pubblicato per la prima volta nel 1988, “Settembre 1972” è un romanzo in versi che racconta in 99 istantanee la storia di un amore, dal suo prologo al suo epilogo. L’autore, Imre Oravecz, è uno dei nomi più importanti della letteratura ungherese contemporanea

Settembre 1972 (Edizioni Anfora, traduzione di Vera Gheno) di Imre Oravecz, uno dei più acclamati letterati ungheresi (tra i riconoscimenti ottenuti, il Premio Kossuth nel 2003, il Premio Prima nel 2015 e il Premio Aegon nel 2016) è un romanzo in versi che racconta in 99 istantanee la storia di un amore, dal suo prologo al suo epilogo. Pubblicato per la prima volta nel 1988 in Ungheria, le copie vennero esaurite in tempi brevissimi e il libro divenne un caso letterario.

“Una donna e un uomo si conoscono, si innamorano, si sposano, hanno un figlio e poi si separano perché la donna non può vivere con l’uomo, che anche lei ama, ma non sopporta di essere proprietà di un solo uomo, anche se è padre del loro figlio. Il testo racconta minuziosamente i fatti. Il primo incontro, i primi amplessi, le prime gelosie e i primi tradimenti, di lui e di lei. Poi segue la storia della separazione fisica e spirituale. Settembre 1972 è uno dei testi più originali della letteratura contemporanea ungherese. Il ciclo di poesie di Oravecz (che sarà ospite dell’edizione 2019 di Pordenonelegge, ndr) descrive tante donne, ma solo un desiderio, quello che ci spinge verso l’oggetto del desiderio, verso l’unica donna. Il libro di Imre Oravecz è uno dei più grandi capolavori della poesia d’amore ungherese del Novecento”, ha scritto Péter Sárközy in Due scrittori ungheresi contemporanei: Lajos Grendel e Imre Oravecz (in Rivista di Studi Ungheresi, Sapienza Università Editrice, 2007)

Imre Oravecz

Oravecz (nato nel 1943 a Szajla) è poeta, scrittore e traduttore. Nonostante le sue prime poesie fossero apparse dal 1962 sulla prestigiosa rivista letteraria Alföld, ottenne la possibilità di pubblicare il primo libro soltanto nel 1972: “Scrivevo di cose completamente diverse rispetto a quelle di cui scrivevano gli altri scrittori e questo già in sé significava uno svantaggio. Inoltre, quello che scrivevo era contrario alle dottrine del socialismo reale, nel segno delle quali si poteva pubblicare”.

Nel 1973, dopo Magda Szabó, fu invitato a partecipare nell’International Writing Program all’Università dell’Iowa. Quando fece ritorno in Ungheria fu considerato e trattato da dissidente. Nel 1989 il governo comunista gli offrì il prestigioso Premio Attila József che lui rifiutò. Lo stesso anno decise di emigrare negli Stati Uniti ritornando in patria nel 1990, diventando consigliere presso la presidenza dei ministri nel primo governo eletto democraticamente. Ha anche lavorato come redattore per diversi giornali e come docente universitario presso l’Università Cattolica di Budapest.

nota: la foto grande è di PIM – Museo della letteratura Petőfi, ed è stata scattata durante la celebrazione del 75esimo compleanno dell’autore

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