“Codice Canalini – Ingrate patrie lettere!” di Giulio Milani è il libro, ricco di aneddoti, dedicato a Massimo Canalini, editore e talent scout venuto a mancare a metà settembre di quest’anno. Una personalità tanto geniale e indipendente, quanto discussa…
“A parte tutte le storie: Massimo Canalini genio assoluto, punk delle lettere, talento ribelle, guru dell’editoria, irregolare, arruffone e blablabla, lui prima di tutto è Transeuropa editore e tutti i suoi autori, che sono passati dal pubblicare per una piccola realtà editoriale alle case editrici più prestigiose dentro e fuori il Bel Paese, ma un po’ anche quelli che hanno goduto della sua rivoluzione nel campo della narrativa giovanile, devono gran parte del loro successo, della loro consapevolezza, dell’attenzione del mondo editoriale a quell’uomo alto e allampanato che vagava per convegni facendo slalom letterari in mezzo a Maria Corti, Gianni Celati, Vattimo, Guglielmi, Leonetti, Siti, Sanguineti e compagnia cantante. Stava al mondo come un fuoriclasse della narrativa contemporanea. Sempre un po’ spostato rispetto al pensiero comune, sempre un po’ in disparte a pontificare su Hemingway, Heidegger, Carver o anche solo sulla Scuola dei duri o su un giro di chitarra elettrica venuto bene al rocker di turno. Fumetti, cinema, saggi, poesia, inglobava tutto, mescolava, mescolava, amalgamava e tirava fuori idee a tutto spiano. Se si fosse guardato indietro avrebbe visto il futuro perché, ça va sans dire, era troppo avanti. C’era del metodo in questa sua apparente follia? Domanda retorica, diranno i più avveduti, perché Canalini tra gli ’80 e i ’90 ha creato un vero e proprio CODICE personale che con generosità proponeva a quelle scrittrici e a quegli scrittori dal mood giusto, esponeva il suo procedimento nella fucina di via Piave ad Ancona. Tra le millanta sigarette al giorno e tutto il resto, Massimo Canalini aveva una sua speciale concezione del mondo artistico e letterario. Aveva una visione…”.
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Inizia così Codice Canalini – Ingrate patrie lettere! (Transeuropa), il libro che Giulio Milani ha dedicato all’editore, fondatore di Transeuropa, venuto a mancare a metà settembre di quest’anno.
Tra memoir, pamphlet, manuale e biografia, un libro-ritratto che racconta una figura geniale e indipendente (e anche discussa). E che, al tempo stesso, è un viaggio – ricco di aneddoti – in una certa editoria italiana degli ultimi decenni (quando internet e i social erano ancora di là da venire). Anni in cui i giornali, ad esempio, avevano un peso oggi impensabile. Anni di grandi amicizie, incontri memorabili, ma anche di liti e rancori, successi e polemiche, flop e sorprese.
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Dai progetti dedicati agli esordienti con Pier Vittorio Tondelli (a partire da “Under 25”) all’esordio di Enrico Brizzi con Jack Frusciante è uscito dal gruppo, in Codice Canalini non mancano certo le curiosità e i retroscena (che vedono protagonista anche l’Einaudi) legati alle fasi salienti del percorso di Canalini (tra picchi e momenti difficili), e ai tanti incontri (e scontri) della sua vita.
Come emerge dal libro (che contiene “foto inedite e memorabilia”), Canalini è stato più di un talent scout. Non senza difficoltà: “Anche se Canalini riusciva a lanciare autori, il destino della piccola editoria era sempre lo stesso, ovvero perdere quelli che raggiungevano il successo o la consapevolezza dei propri mezzi. Massimo era sia editor sia talent scout sia agente sia editore, una specie di Pigmalione dei libri: capace di prendere un manoscritto mediocre e di trasformarlo, attraverso la sua conoscenza delle tecniche e delle strategie di scrittura, in un’opera di valore. E ovviamente, aveva un interesse personale nel farlo: ogni scrittore che lanciava rappresentava il suo futuro, il suo biglietto per la sopravvivenza nel mercato. Il problema è che, in questo gioco dialettico-edipico-mimetico, lo scrittore discepolo cresce e, quando finalmente sente di avere il controllo della scrittura, spesso abbandona o ripudia il maestro. È il ciclo della vita editoriale”, sottolinea Milani.
Il libro, naturalmente, è al tempo stesso anche un’autobiografia dello stesso autore, “agitatore culturale”, a lungo al fianco di Canalini, e poi da circa vent’anni, tra alti e bassi, alla guida di Transeuropa.
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Per chiudere, una biografia breve a cura dello stesso Canalini (che ben sintetizza il personaggio): “Massimo Canalini è nato ad Ancona il 15 gennaio 1956. Dopo il diploma al liceo classico Carlo Rinaldini, si iscrive a Giurisprudenza a Bologna. Ma non passa molto che molla tutto. Va a Macerata, con l’intenzione di diventare giurisperito (sì, proprio così), ma il destino aveva altre idee. Invece di codici e cavilli, si lascia sedurre dalle scienze umane, dalla storia, roba che, a suo dire, era ‘interessantissima e seducente’. E quindi? Si mette a studiare filosofia. Con calma, eh. Sempre con la sua calma marchigiana, nell’antico ateneo di Macerata“.
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