In “Essere mortale” Atul Gawande, medico chirurgo di origine indiana, parla delle principali difficoltà incontrate nell’Occidente industriale dai servizi assistenziali per gli anziani, e propone alternative, facendo così interrogare su temi scomodi senza irretire in banali dibattiti ideologici…

«Alice per la maggior parte del tempo portava vestiti dell’ospedale. Si svegliava quando glielo dicevano, si lavava e si vestiva quando glielo dicevano, mangiava quando glielo dicevano. Viveva con chiunque le dicevano che dovesse vivere. Alice si sentiva in prigione, come se l’avessero messa dentro per vecchiaia». La caducità umana può essere un argomento infido. Si può innegabilmente provare una sorta di disagio ad affrontare temi che la riguardano. Ma se fossimo vittime proprio del nostro rifiuto di accettare l’inesorabilità del ciclo vitale? E se ci fossero invece approcci migliori, proprio lí, davanti ai nostri occhi, che chiedono solo di essere riconosciuti? Sicuramente la qualità di vita di anziani e malati potrebbe migliorare.

Essere mortale

In Essere mortale (Einaudi), Atul Gawande, medico chirurgo di origine indiana, presenta e discute le principali difficoltà incontrate nell’Occidente industriale dai servizi assistenziali per gli anziani, e propone alternative.

L’autore mostra come, per provare a migliorare la qualità della vita di persone molto anziane o malate, occorra prima di tutto interrogarsi su che cosa ciascuno di noi intende per qualità della vita, cosí da accorgersi che ciò che rende la vita degna di essere vissuta non coincide soltanto con sicurezza e salute. Molte altre sono le sfide da affrontare quando il medico vuole fare meglio, e vuole far andare meglio le cose, quando ha cioè cura di ascoltare il paziente e di non perderne di vista l’esigenza primaria: l’importanza vitale di mantenere il controllo sulle proprie scelte esistenziali e la possibilità di seguire i propri desideri anche di fronte alla morte. Attraverso alcune storie esemplari di pazienti incontrati durante la sua carriera di medico e di familiari che hanno vissuto e condiviso con lui gli ultimi istanti di vita, Gawande ci spinge a interrogarci su temi molto complessi e scomodi senza irretirci in banali dibattiti ideologici, ma anzi permettendoci di provare, alla fine di ogni piccola o grande storia, un vero e proprio senso di sollievo. Pagina dopo pagina si scopre infatti come i problemi e i drammi affrontati – dalla medicalizzazione del ciclo di vita all’eutanasia, dalle politiche pubbliche di assistenza per gli anziani alla crisi moderna dell’ideale di autosufficienza individuale – siano in realtà non solo importanti e attuali, ma anche pieni di vita.


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