Anna Oliverio Ferraris, tra le più accreditate esperte delle dinamiche famigliari, nel suo nuovo saggio ripercorre, nel tempo e nello spazio, l’evoluzione di quello strano costrutto sociale che è la famiglia, per mostrarcene la natura permeabile, flessibile e plastica – Su ilLibraio.it un estratto

Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta, ha insegnato Psicologia dello sviluppo presso l’Università La Sapienza di Roma e dirige la rivista Psicologia contemporanea. È autrice di numerosi saggi scientifici e divulgativi.

Ora torna in libreria per Bollati Boringhieri con un saggio sulla Famiglia. Famiglia è una definizione che ha un che di misterioso e di inafferrabile. Collocata tra natura e cultura, attraversa epoche e società diverse. E che ha un unico nome, che tutti comprendono, ma notevoli diversità al suo interno. Ha i suoi riti, il suo lessico, le sue routine, ma deve anche coordinarsi con le regole della società in cui è inserita. In un sovrapporsi di piani che rendono difficile fissarla in un’unica fotografia…

"Famiglia", il saggio di Anna Oliverio Ferraris

Come spiega Anna Oliverio Ferraris la famiglia è – caso più unico che raro – una struttura primaria che esiste in tutte le società. Qui si assolvono le funzioni della riproduzione, della crescita e della socializzazione dei bambini e al contempo quella della stabilizzazione della personalità degli adulti. Da sempre al suo interno si giocano dinamiche cruciali che tornano ciclicamente al centro del dibattito pubblico: il confronto e la relazione tra i sessi, la gerarchia e la costrizione dei ruoli, la costruzione dell’identità e il senso di appartenenza. Simbolo del calore umano, luogo di consuetudini complici e di un vocabolario intimo, la famiglia vive di un equilibrio costante tra ricerca di fusione e bisogno di autonomia. Capace di creare alleanze per la vita ma anche di alimentare rivalità distruttive, la famiglia può proteggere i suoi membri, aiutandoli a costruire identità serene e sicure, oppure controllarli e costringerli in ruoli estranei e dolorosi.

Nel libro, con il raro dono di una sintesi chiara, e con il ricorso esemplare a film e romanzi che fanno parte del nostro comune immaginario, Anna Oliverio Ferraris – tra le più accreditate esperte delle dinamiche famigliari – ripercorre, nel tempo e nello spazio, l’evoluzione di questo strano costrutto sociale che è la famiglia, per mostrarcene la natura permeabile, flessibile e plastica.

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:

La famiglia ha un che di misterioso e di inafferrabile. Collocata tra natura e cultura, attraversa epoche e società diverse. Ha un unico nome, che tutti comprendono, ma notevoli diversità al suo interno.

A seconda del movimento che imprimiamo alla lente di ingrandimento con cui la osserviamo, possono emergere di volta in volta gli aspetti sentimentali, emotivi, sessuali e riproduttivi, oppure quelli economici, sociali e alimentari o, ancora, quelli culturali e religiosi. Ha i suoi riti, il suo lessico, le sue routine, ma deve anche coordinarsi con le regole e il linguaggio della società in cui è inserita. C’è un sovrapporsi di piani che la rendono complessa e variabile, difficile da fissare in un’unica fotografia.

Le relazioni all’interno possono essere complementari oppure simmetriche. Gratificanti o insoddisfacenti. Sane o malate. I rapporti con l’esterno possono essere frequenti o ridotti al minimo, collaborativi oppure conflittuali, competitivi o improntati all’indifferenza. I valori e i principi che animano il contesto familiare possono essere gli stessi della comunità in cui la famiglia è inserita oppure diversi.

La famiglia è, per chi vi nasce, il punto di partenza per collocarsi nel mondo, disporre di una identità (sia pure in fieri), di punti di riferimento per interpretare l’ambiente circostante, per relazionarsi con figure familiari ed estranei.

L’obiettivo, per chi la costruisce, è quello di creare una struttura che consenta una convivenza felice tra persone diverse per età e personalità. I piccoli devono trovarvi accoglienza, protezione, calore umano, dei modelli da imitare e una guida sicura. Due adulti di sesso diverso si uniscono per stare insieme, per trovare una collocazione nel mondo, per darsi un’identità e un progetto di vita, per proiettarsi nel futuro attraverso i figli.

Anche nelle famiglie omosessuali con figli si deve ricorrere all’altro sesso per disporre di gameti e/o per portare avanti una gravidanza. La famiglia è generalmente considerata il porto sicuro in cui si può trovare accoglienza, comprensione, indulgenza, affetto, intimità, stabilità.

Di solito, tra le mura domestiche ci si sente al sicuro, ci si sente accettati per quello che si è. La gratuità dei rapporti crea un clima diverso rispetto a quanto avviene solitamente con gli estranei, con cui in genere ci si protegge con una maschera sociale.

Per queste sue caratteristiche stabilizzatrici c’è chi considera la famiglia una monade autosufficiente. Ma così non è. Il suo funzionamento e la sua sopravvivenza dipendono da un intreccio di fattori che riguardano non solo l’armonia interna, ma anche il posizionamento che la «monade» ha nel più ampio contesto sociale. Ci sono spinte e controspinte da governare. Alcune prevedibili, altre meno. Ci sono i successi, il sostegno reciproco e i legami affettivi. Ma ci sono anche le malattie, la morte e i nemici. Se, per esempio, il gruppo etnico cui la famiglia appartiene è osteggiato da altri gruppi etnici o da potenti clan familiari, la sua sopravvivenza è a rischio. Ma senza arrivare a questi estremi, le famiglie possono man mano ridursi di dimensione e di numero se i governi ignorano le loro esigenze di tutela e sviluppo: se, per esempio, non ci sono i servizi necessari per sostenere le nascite e la crescita dei bambini, se non ci sono le condizioni che favoriscono la formazione, l’autonomia e l’intraprendenza dei giovani. È quanto si è verificato in Italia negli ultimi anni, dove il tasso di natalità si è notevolmente ridotto e i giovani hanno difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro e a formare una famiglia propria.

Abbiamo visto come, per secoli, l’intreccio biologia/ cultura/risorse materiali abbia dato forma a strutture, relazioni familiari, stili educativi e valori che si sono trasmessi da una generazione all’altra come se fossero immutabili. Ma immutabili non sono: possono rimanere gli stessi per molto tempo e poi cambiare. Il cambiamento può essere più o meno drastico, al punto da non ritenere più rilevante la differenza di genere tra i due genitori, come è avvenuto, recentemente, con la comparsa delle famiglie arcobaleno. Formata la famiglia, non sempre i due partner riescono a trovare la giusta collocazione, a godere a lungo di ciò che hanno iniziato insieme per motivi sentimentali, sociali o economici. L’obiettivo su cui ci siamo soffermati, quello di formare la famiglia-storia, può infatti avere successo e consentire una crescita serena e un’espansione del nucleo originario con effetti benefici anche sulle generazioni successive, oppure perdersi strada facendo. Quando questo accade, o si ristagna in una convivenza poco gratificante, a volte esplicitamen- te ostile, oppure si cercano altre soluzioni.

La famiglia può allora scindersi in due semi-nuclei, oppure i partner separati possono ricomporre due nuovi nuclei. Il che implica dal punto di vista psicologico un lavoro di ricostruzione e nuove dinamiche tra i partner, con eventuali nuovi figli e con quelli preesistenti. La famiglia tradizionale era pronta a sacrificare le aspirazioni e le libertà individuali in nome di una identità di gruppo e di un progetto comune – perlopiù pre- definito dalle necessità economiche, dalle convenzioni sociali e/o religiose – fino a espellere i membri più riottosi o che mal sopportavano le linee già tracciate per loro dalla tradizione e le imposizioni «per il bene di tutti» (significativo era l’intercalare indiscutibile «abbiamo sempre fatto così»).

Oggi, invece, che all’individuo vengono riconosciute maggiori libertà e il diritto all’autodeterminazione, ognuno – se non opta per vivere da solo o non può fare altrimenti – deve impegnarsi nel trovare i modi per conciliare le proprie esigenze e aspirazioni con le esigenze e le aspirazioni degli altri membri della famiglia. Ne consegue che bisogna curare più di un tempo la comunicazione e le relazioni, essere disponibili ad ascoltare, trattare e comprendere. L’esperienza del confinamento tra le mura domestiche durante la pandemia del covid-19 ha messo bene in evidenza l’importanza di queste attitudini. Bisogna anche, come spiega Schopenhauer nella metafora del porcospino, che ognuno abbia la possibilità di sottrarsi a quelle situazioni stressanti che nascono da convivenze troppo intense o invadenti, troppo esclusive o soffocanti. Rischiosi sono il ripiegamento del sistema su se stesso, il tenersi reciprocamente in ostaggio, gli abusi e i maltrattamenti, il non affrontare in tempo i conflitti finendo così in un gorgo disfunzionale. Rischioso è anche perdere i contatti con le altre istituzioni, per esempio la scuola: come abbiamo avuto modo di vedere durante la pandemia del coronavirus, la motivazione a seguire le lezioni a distanza è man mano scemata nei ragazzi, soprattutto negli alunni della primaria e delle medie, per la mancanza del contesto scuola, dell’interazione diretta con insegnanti e compagni, del clima animato della classe. La famiglia, come la cellula vivente, deve evitare di diventare un sistema rigido e bloccato, e cercare invece di mantenersi mobile e permeabile: un organismo che, per poter sopravvivere e consentire ai suoi membri di crescere e realizzarsi, necessita di buone relazioni al suo interno e di interscambi fruttuosi con l’esterno.

(continua in libreria…)

 

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