Nel saggio-reportage “Rete padrona”, Federico Rampini racconta come dietro ai colossi del web si nasconda un “nuovo capitalismo”, che rischia di creare una società diseguale…

“Tutti promettono, all’inizio, di inventare un
capitalismo nuovo. Disdegnano il profitto. Finché scopri che stanno creando una società diseguale quanto il vecchio capitalismo newyorchese. Perseguono gli stessi disegni egemonici, monopolistici. Ancora vestono come hippy, ma dietro i
volti di tanti ventenni ex sognatori spunta una macchina pronta a tritare tutto ciò che ne ostacola i piani di conquista…”. Nel suo nuovo saggio, “Rete padrona” (Feltrinelli), Federico Rampini racconta il
“volto oscuro della rivoluzione digitale”. E partendo da Microsoft,
che fu il primo “grande cattivo”, arriva ai casi di Facebook e Twitter,
passando per Apple, Google, Amazon e tanti altri “giganti”, quotidianamente al centro di polemiche, dagli Stati Uniti all’Europa, dal Sudamerica all’Asia. Colossi della rete che rivoluzionano (e migliorano) le nostre vite con le innovazioni che introducono, che cambiano il nostro modo di relazionarci con gli altri, e che costringono a un ripensamento interi modelli industriali.

 

Il reportage di Rampini (in cui, ineluttabilmente, in più capitoli si citano Orwell e il Grande Fratello) pone domande a avanza dubbi
(“Google Glass ci renderà tutti più liberi o ancora più schiavi?”,
per far solo un esempio), ed è stato tra l’altro preceduto dal lancio di un sondaggio (di cui abbiamo scritto nelle scorse settimane), ospitato dal sito della casa editrice Feltrinelli, in cui è stato chiesto ai lettori se Amazon, Facebook, Twitter, Apple, Google e Microsoft sono “angeli” o “diavoli”.

In “Rete padrona”, scritto in prima persona, non mancano i riferimenti autobiografici: attraverso esempi concreti Rampini dimostra infatti come la rivoluzione digitale ha cambiato la sua vita e quella della sua famiglia. Sia chiaro: il saggio non è un manifesto per il ritorno all’era pre-digitale (“Non sono un luddista contrario per principio al progresso tecnologico“, chiarisce Rampini), ma ha il merito di far capire una volta per tutto, a chi ancora non se ne fosse accorto, che il capitalismo contemporaneo è pieno di punti oscuri. Peccato che la rete, nata dall’utopia e dalla genialità di un gruppo di scienziati, sia stata pensata con obiettivi che con il capitalismo non hanno nulla da spartire… A questo proposito Rampini scrive che “la Silicon
Valley
, e con essa tutta l’economia digitale, è il terreno di uno scontro continuo, inestinguibile, tra due anime: quella anarchico-libertaria e quella del capitalismo monopolistico.
A volte gli stessi individui nel
corso della loro traiettoria passano da un campo all’altro. Purtroppo l’evoluzione è quasi sempre unidirezionale: idealisti da giovani, avidi di potere da “vecchi” (e in California si è già nella seconda categoria, quella dei vecchi, fra i trenta e i quarant’anni)”.

Tanti i temi affrontati nel volume, come pure i
personaggi controversi raccontati. Basta scorrere l’elenco dei capitoli per farsi un’idea: si va da “Schiavo di Gmail” a “Sto su Facebook e Twitter dunque sono”, passando per i “I tentacoli di Amazon” (qui la nostra recente inchiesta a puntate sull’ultima polemica tra il portale di Jeff Bezos e gli editori, con le interviste a Stefano Mauri – GeMS -, Dario Franceschini – ministro dei Beni Culturali -, Gianluca Foglia – Feltrinelli – , Elisabetta Sgarbi – Bompiani -, Romano Montroni – Centro per il libro – e Massimo Turchetta – Rcs Libri –), fino ad arrivare a “Moneta virtuale, potere reale” o a “La Pearl Harbor dell’intelligence Usa”

Alla fine della lettura, resta il dubbio più conturbante: è forse già troppo tardi?

Fotografia header: federico rampini

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