“Quattro capanne o della semplicità” di Leonardo Caffo esplora il tema dell’isolamento dalla società e il ritorno a una alla natura attraverso l’esperienza di quattro celebri pensatori che si sono avvicinati a questa esperienza: Henri David Thoreau, Theodore Kaczynski, Le Corbusier e Ludwig Wittgenstein. Un saggio che, grazie al progetto di costruzione di una vera e propria capanna in un bosco della Brianza, unisce filosofia e architettura, teoria e reale
Ludwig Wittgenstein, Le Corbusier, Theodore Kaczynski, Hanry David Thoreau: un grande filosofo del ‘900, un architetto rivoluzionario, un professore di matematica diventato terrorista, e un poeta e saggista, sono quattro figure accomunate dall’aver avvertito durante la loro vita il desiderio di riavvicinamento alla natura.
In Quattro capanne o della felicità (nottetempo) Leonardo Caffo, filosofo e scrittore, racconta come per questi quattro personaggi abitare “una capanna” sia stato un gesto radicale che li ha condotti a un ripensamento del tempo, della percezione, dell’esperienza e del pensiero e che a volte gli ha permesso di rivoluzionare i linguaggi delle proprie discipline. Un ripensamento che per Caffo è strumento per la rifondazione della meraviglia dell’aderenza al reale, vero e proprio thaumazein filosofico.
Il saggio di Caffo, che è anche co-curatore del Public Program 2020 di Triennale Milano, professore di Filosofia teoretica al Politecnico di Torino e Fenomenologia delle arti visive contemporanee alla NABA di Milano, conduttore e autore di Rai Radio 3 e collaboratore del Corriere della Sera, fa parte della collana terra di nottetempo, nella quale vengono pubblicati libri che invitano a rimettere in discussione il rapporto della specie homo sapiens con il pianeta che abita.
Quattro capanne o della semplicità oltre ad essere un saggio è un progetto che unisce filosofia e architettura. In collaborazione con Waiting Posthuman Studio e Landscape Choreography è stata infatti costruita Una capanna nel bosco, una vera e propria capanna all’interno di un bosco della brianza, pensata per riavvicinare all’ambiente e per reimmaginare la convivenza tra specie diverse.
Il progetto viene anche definito dai suoi creatori “afrofuturista“: la capanna è stata costruita da un gruppo di falegnami richiedenti asilo in Italia provenienti dal Ghana (Ebony Carpentry), all’insegna di un futuro decolizzato in cui si possa creare tramite la cooperazione sociale.