Su ilLibraio.it il capitolo su “Sessualità e identità: una lettura queer” dal saggio “Dalla generazione all’individuo. Giovinezza, identità e impegno nell’opera di Pier Vittorio Tondelli”, firmato da Olga Campofreda

A quasi 29 anni anni della morte, avvenuta il 16 dicembre 1991, Pier Vittorio Tondelli resta uno scrittore “vivo”, amato, citato, ricordato (e criticato da alcuni). E rimane “presente” anche grazie a pochi libri dedicati alla sua figura. È il caso del saggio Dalla generazione all’individuo. Giovinezza, identità e impegno nell’opera di Pier Vittorio Tondelli (Mimesis) di Olga Campofreda.

 Problemi su liste nostre proposte + due domande

L’autrice, collaboratrice di FILL (Festival of Italian Literature in London), ha conseguito un dottorato di ricerca in Italian studies all’University College London e attualmente insegna all’Istituto Italiano di Cultura di Londra. È autrice del reportage narrativo A San Francisco con Lawrence Ferlinghetti (2019), mentre in ambito accademico si occupa di cultura giovanile, letteratura italiana contemporanea e controcultura.

E veniamo al suo saggio dedicato a Tondelli: la giovinezza è il filo rosso che accompagna la produzione letteraria e giornalistica dello scrittore di Correggio, fin dallo scandaloso esordio di Altri libertini nel 1980. A partire dall’analisi di alcuni inediti ritrovati negli archivi del Centro Documentazione Tondelli, il libro di Olga Campofreda prova a ricostruire i modi della rappresentazione della giovinezza nell’opera dello scrittore correggese, inclusa la sua attività come editor delle tre antologie del progetto Under 25, offrendo uno sguardo che intende valorizzare la riflessione politica di questo autore.

Lungo il corso della sua attività letteraria, fiorita negli anni del cosiddetto riflusso, a dispetto di quanto pensino alcuni Tondelli si mantiene un autore impegnato, in un momento storico in cui il concetto di impegno sta profondamente cambiando volto e prende la forma di una veemente opposizione al linguaggio della società di massa.

I due testi teatrali inediti inediti analizzati dall’autrice sono Jungen Werter/Esecuzioni – rappresentato nel luglio del 1978 presso il Cortile dei Principi di Correggio – e Appunti per un intervento teatrale sulla condizione giovanile (mai rappresentato).

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un capitolo:

Pier Vittorio Tondelli: una lettura queer

I giovani libertini e la tribù omosessuale dei soldati di Pao Pao occupano un posto piuttosto anomalo rispetto ai ritratti novecenteschi di giovani eroi letterari per i quali la scoperta del sesso era stata un passaggio identitario e narrativo irreversibile, in seguito al quale sarebbe avvenuta l’introduzione dei protagonisti al mondo degli adulti. Come ricorda Ariès nel già citato Centuries of Childhood, per quanto oggi possa sembrare un’osservazione consolidata, lo sviluppo sessuale, parimenti alla scoperta del sesso, non è sempre stato un elemento indicativo per determinare questo passaggio. Nel XVI secolo per esempio, il concetto di adolescenza non era codificato nei modi in cui lo conosciamo oggi, ma rientrava nella fase più genericamente indicata come infanzia.

Nel romanzo Agostino (1945) di Moravia l’identità dei personaggi del romanzo è definita in modo netto mediante il loro rapporto con la sessualità: chi ne ha fatto esperienza è considerato parte del mondo degli adulti nell’ambito della diade oppositiva infanzia/età adulta, alla quale corrisponde l’esclusione o l’inclusione al gruppo; a partire da questa condizione si genera poi una coppia ulteriore di opposti, eterosessualità/omosessualità, in base alla quale si definiscono le identità dei personaggi all’interno della banda. L’omosessualità in questo caso è un’identità che Agostino subisce e sceglie per sé in un secondo momento perché unico ruolo concessogli per essere accettato dalla cerchia. Mi riferisco all’episodio della gita in barca con il Saro, un uomo dalle tendenze pedofile ben note ai ragazzi: dopo essere stato molestato, Agostino si trova costretto a dichiararsi omosessuale in seguito alle insistenti insinuazioni del gruppo: solo a questa condizione l’outsider è accolto finalmente nella comunità. Nel romanzo moraviano non ha importanza ciò che si è, ma ciò che si fa o si dice agli altri di aver fatto. Questo vale anche per l’episodio della casa di tolleranza, secondo passaggio fondamentale dopo quello della barca, in cui il rapporto sesso/identità si rende quanto mai evidente. Quando Agostino decide di recarsi per la prima volta alla casa chiusa, sente la necessità di ufficializzare l’esperienza mediante la presenza di un testimone. Questo ruolo spetterà al Tortima, una presenza che risulta ancora più scomoda perché il ragazzo si troverà ad attestare non l’atto sessuale avvenuto, ma l’esclusione di Agostino dal luogo di piacere; l’allontanamento avviene non solo a opera della donna che lo gestisce, ma anche da parte di alcuni clienti, che non riconoscono nel bambino un loro pari. Scrive Moravia:

erano infatti anni e anni che si frapponevano fra lui e quella esperienza liberatrice. Non prima che avesse avuto l’età del Tortima, pensava, avrebbe potuto sciogliersi una volta per sempre dall’opaco impaccio di questa sua sgraziata età di transizione.[1]

L’autore esplicitamente definisce la giovinezza (di fatto, una zona grigia tra infanzia e adolescenza) quale “età di transizione”; l’aggettivo “sgraziata” dipinge negativamente la condizione di Agostino, che ambisce a entrare nel mondo degli adulti attraverso l’esperienza sessuale, definita appunto come “liberatrice”. […].

Lo stesso valore attribuito all’esperienza sessuale si trova nel romanzo di Elsa Morante l’Isola di Arturo (1957). Ambientata nel sistema chiuso dell’isola di Procida, l’opera porta come sottotitolo Memorie di un fanciullo, indicando non solo il carattere autodiegetico della narrazione, ma anche l’età del protagonista, che ha circa tredici anni all’inizio del racconto. Così come nel caso di Agostino, anche Arturo è molto più giovane rispetto ai personaggi di Tondelli, i quali più che nel momento dell’iniziazione, sono rappresentati nella pratica sessuale. Nella vita di Arturo, abituato a badare a se stesso in uno stato di ferina solitudine, non ci sono adulti a introdurre nel suo universo i concetti del sesso e del denaro che Agostino aveva invece appreso con violenza inattesa dal confronto con la banda del Tortima. [….].

L’iniziazione al sesso per Arturo avviene prima in modo indiretto, attraverso l’esperienza della nuova sposa di suo padre, infine in modo diretto, con la frequentazione della vedova Assuntina. È proprio l’amante del ragazzo ad attestare per prima un cambiamento, nel passaggio dal tu informale a un più formale voi; una volta abbandonata la casa della giovane, anche Arturo mostra di percepire un mutamento nella visione delle cose (“e ogni cosa che prima non avrei saputo spiegarmi, adesso mi pareva spiegata”[2]).

Come in Agostino, anche nel romanzo morantiano l’omosessualità mantiene un’accezione negativa. La scoperta dell’omosessualità del genitore (e del suo soprannome “Parodia”[3]) è il terzo fondamentale passaggio che porta Arturo alla maturazione. Trascorsa l’intera infanzia nel desiderio di raggiungere l’età adulta per modellare la propria identità su quello che credeva fosse l’ideale paterno, il protagonista deve rifondare da solo le proprie certezze.

Il rapporto tra formazione e sessualità torna in modo esplicito nel romanzo Porci con le ali (1976), che nel sottotitolo si presenta come Diario sessuo-politico di due adolescenti. In questo romanzo il percorso di formazione coinvolge i protagonisti Rocco e Antonia, ponendosi al tempo stesso come manuale di educazione/introduzione sessuale per ragazzi. Nel ricostruire la genesi del libro, Lidia Ravera ricorda l’inchiesta-questionario sulla sessualità pubblicata sul n. 7 di “Muzak” che aveva causato alla testata una denuncia da parte dei genitori degli studenti del liceo Visconti di Roma. Il romanzo risponde in forma narrativa ai dubbi e alle questioni sollevate dall’indagine sociologica. In questo contesto le esperienze omosessuali dei due adolescenti sono solo parte di una sperimentazione passeggera (di valore anche illustrativo-didascalico), una tappa attraversata da Rocco e Antonia in contesti separati lungo il percorso della storia d’amore che li vede coinvolti. Rispetto a tali precedenti letterari, come si pongono gli eroi tondelliani? Che cosa rappresenta la sessualità dei nuovi libertini? Sesso e sessualità in Altri libertini e in Pao Pao non aderiscono alla struttura del percorso di formazione; Tondelli dipinge un sistema all’interno del quale i personaggi affermano attraverso il sesso la propria posizione di outsider; che si tratti dei libertini del racconto eponimo, della compagnia delle Splash, dei transessuali e delle prostitute di Postoristoro o dei protagonisti omosessuali di Viaggio, il sesso non è una scoperta ma un’affermazione di quelle diversità che vivono ai margini di una società fondata attorno al nucleo della famiglia come istituzione primaria. Se nel caso di Agostino e dell’Isola di Arturo l’omosessualità è uno stigma che si oppone alla figura “virtuosa” dell’uomo eterosessuale, nei primi due romanzi di Tondelli questa diventa una caratteristica identitaria da portare con orgoglio, sinonimo di libertà, di non omologazione, in un certo senso anche di sovversione. La comunità omosessuale dei protagonisti di Pao Pao utilizza proprio questa diversità come arma contro il sistema della caserma, lavorando in opposizione al processo di formazione che è obiettivo primario del servizio di leva. Gregory Woods ha affermato che il romanzo del coming out rappresenta l’equivalente del romanzo di formazione eterosessuale, tuttavia questa interpretazione non si applica facilmente ai testi del primo Tondelli, nei quali l’accettazione dell’identità omosessuale da parte dei protagonisti o il cosiddetto coming out non sono mai alla base del motore narrativo.

Con i nuovi libertini, la rappresentazione letteraria non si concentra sulla scoperta del sesso, ma sulla sua pratica, che al tempo stesso si qualifica come affermazione identitaria. Un esempio è il racconto Viaggio: nonostante le atmosfere da grand tour date dal tema del viaggio post-esame di maturità, proprio qui l’iniziazione al sesso viene presentata nelle prime pagine di apertura, anticipata velocemente in un sommario di poche righe: “Bruxelles è meno cara di Parigi, più provinciale e più nordica. Ci serve per smaltire l’esame di maturità e i sonnolenti anni dell’apprendistato. Scopriamo tutt’insieme la birra, il sesso, les trous”. La formazione ricevuta nell’ambito dell’istituzione scolastica, definita “sonnolenta”, è contrapposta a un tipo di formazione alternativa che i ragazzi affrontano attraverso un viaggio in Europa organizzato tra amici. Ciò che apprendono è quanto resta escluso dagli insegnamenti istituzionali, quello che viene lasciato ai margini: la droga, il sesso, la prostituzione, l’amore omosessuale. Il racconto si sviluppa ben oltre queste prime pagine e segue gli anni universitari dei due protagonisti, uno tossicodipendente e l’altro omosessuale. Il vero tema del racconto non sta nell’iniziazione, ma nella continua e decisa affermazione di queste identità acquisite, identità che contribuiscono a tenere i personaggi ai margini della società borghese in cui vivono. A tal proposito si vedano l’episodio già citato in cui il narratore viene allontanato dalla scuola presso cui prestava servizio, o la scena dell’attacco omofobo. Relativamente a quest’ultima scena, nelle parole che Dilo pronuncia alla fine dello scontro c’è un atteggiamento resiliente che difende e afferma la propria identità e quella del compagno:

“Lo so che la vita da finocchi è difficile, ma non permetteremo a nessuno di torturarci, non lo permetteremo, ok?”. Dopo mi appiccica un bacio sulla fronte, il caro mio Dilo dice scemate e fa il grandecapo [sic] e mi offre da bere uno Scotch e poi un altro che sembra dobbiamo festeggiare non capisco che cosa.[4]

La gioia è quella dell’affermare liberamente la propria identità nonostante tutto. Gli amanti, riusciti a mettersi in salvo dai passeggeri dell’autobus da cui avevano subito un attacco, trasformano l’episodio tragico in una festa. Trovo interessante il punto della tesi di Wood in cui si descrive l’allontanamento dalla famiglia come un passaggio ricorrente nei romanzi con protagonisti omosessuali. Si è già detto quanto il mondo di Altri libertini e Pao Pao sia sostanzialmente un mondo senza adulti: quando appaiono essi non sono gli eroi, i modelli a cui aspirare, come per il giovane Arturo poteva essere la figura del padre Wilhelm. Gli adulti tondelliani sono gli integrati, sono i “normali” intesi come coloro che vivono e agiscono aderendo a determinate norme sociali che passano per quelle della famiglia, dell’istruzione, delle istituzioni in generale. Chiudere la raccolta di Altri libertini con una corsa in macchina verso il Mare del Nord è emblematico, specialmente se si considera il ruolo dei correggesi, reali antagonisti del racconto, che tentano di riportare indietro (e quindi “normalizzare”) il protagonista: “Te ti han mandato i correggesi per fermarmi, vattene via stregaccia bella che fai finta di credere alle mie balle, ora t’ho capito l’inganno, vattene via! […] ahimè son tornati i correggesi a rubarmi il mio odore?”[5] La voce narrante di Autobahn si lascia alle spalle la società e le sue regole lanciandosi in una fuga più vicina all’estasi che alla disperazione. Allontanamento dalla famiglia come istituzione è simbolicamente allontanamento dalle istituzioni sociali. Nel 1972 l’attivista Guy Hocquenghem, fondatore del Front Homosexuel d’Action Révolutionnaire, aveva insistito sul carattere sovversivo del desiderio omosessuale, non assimilabile alla norma familistica intorno alla quale si fondavano sia il sistema sociale patriarcale sia quello capitalista[6]. Tondelli conosceva indirettamente le teorie di Hocquenghem. Nell’inventario della biblioteca personale dell’autore, reso pubblico solo nel 2019, si registra il volume antologico dal titolo I movimenti omosessuali di liberazione nella sua prima edizione del 1972 a cura di Mariasilva Spolato (a sua volta esponente del FUORI! – Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), in cui erano presentate le teorie dell’attivista francese in relazione alle origini del movimento in Italia. Benché risulti difficile disegnare un profilo di un Tondelli propriamente attivista, abbiamo visto come in Altri libertini, attraverso il lavoro sullo stile e soprattutto sui modi della rappresentazione dei personaggi, le sue posizioni siano molto vicine a quelle di Hocquenghem. L’attivista francese sosteneva un atteggiamento di opposizione radicale a ogni forma di disciplinamento della sessualità, comprese la famiglia e la coppia: “Non si tratta più di una giustificazione o di un’apologia, o ancora di un tentativo di migliorare l’integrazione dell’omosessualità nella società”[7]. La sessualità non chiede di essere inclusa nel regime socio-politico esistente, e non è pertanto disposta ad assoggettarsi alle sue regole. Questa posizione è stata ripresa in tempi più recenti dal lavoro di Edelman con i saggi raccolti  in No Future (2004), in cui si attacca il sistema retorico ed etico della società eteronormativa fondata sul “culto del Bambino” inteso come quella retorica “futuristica” che attraverso la famiglia mira alla perpetuazione delle generazioni. La queerness è la caratteristica comune di coloro che non mettono la propria vita al servizio del Bambino come vera causa sociale comune; queerness è anche, di conseguenza, “the resistance, internal to the social, to every social structure or form”[8].  Edelman è consapevole che chiunque si rifiuti di collaborare alla collettiva riproduzione del Bambino verrà catalogato come una minaccia; allo stesso tempo proprio l’ombra della famiglia, lo spettro di questo Bambino simbolico minaccia la libertà di tutti coloro che lo rifiutano. Le teorie antisociali di Edelman sono molto vicine alla posizione di Leo Bersani, il quale tuttavia mette in secondo piano l’aspetto politico in favore di quello simbolico. Con il provocatorio saggio Is the Rectum a Grave? Bersani interpreta l’omosessualità come la tomba in cui viene seppellito l’ideale della mascolinità legata ai soggetti di sesso maschile[9], una morte che dovrebbe essere non compianta ma celebrata con gioia, un atteggiamento che abbiamo ritrovato descritto più volte in Altri libertini e Pao Pao.      L’atto sessuale è allora un intervento sovversivo nei confronti dell’immaginario della mascolinità e quindi di una società fondata sul modello patriarcale. L’utilizzo di un tempo verbale come il futuro nei racconti di Altri libertini è un elemento importante che necessita di significazione specifica, possibilmente in relazione a queste teorie: se il futuro è sinonimo di evoluzione e movimento, allora l’ipotesi di un no future, citando Edelman, rimanda all’immobilità o alla morte, in attesa di soluzioni alternative. Su questo piano non sono molto diversi i libertini degli anni settanta da eroi romantici come Jacopo Ortis o il giovane Werther: destini sconfitti dallo scontro con una società in cui non riuscivano a trovare posto.

Il modo in cui Tondelli ha costruito le identità dei suoi protagonisti assorbe il linguaggio di una rivoluzione culturale che proprio in quegli anni stava facendo vacillare i valori della società borghese fondata sulla famiglia di stampo patriarcale. Per quanto possa sembrare paradossale, nel caso di Tondelli si tratta di un ulteriore passo fuori dalla storia in direzione di una lettura simbolica. La giovinezza è per questi emarginati una fase di ricerca in assoluta libertà: è abitare, in alcuni casi, identità fluide, in altri casi abbracciare morali lontane dagli schemi borghesi (storicamente determinati). La giovinezza presentata nei primi due romanzi di Tondelli non segue gli schemi narrativi del romanzo di formazione classico, né racconta il mondo degli adolescenti come aveva fatto fino a quel momento il canone novecentesco: per i libertini tondelliani, così come per la tribù dei suoi soldati, la giovinezza è sinonimo di identità che occupano volutamente i margini, rifiutando di varcare quella soglia che li divide dal mondo degli integrati. Dal punto di vista narrativo, più che di romanzo di formazione si potrebbe parlare di romanzo di affermazione delle alterità, come al lettore del resto veniva suggerito proprio dal titolo del romanzo d’esordio.

[1] A. Moravia, Agostino, Bompiani, Milano 1945, p. 106.

[2] E. Morante, L’isola di Arturo,  Einaudi, Torino 1957, p. 283.

[3] Ivi, pp. 334-339.

[4] P. V. Tondelli, ‘Viaggio’, in Altri libertini, Opere, vol. I, Bompiani, Milano 2001, p. 51

[5] P. V. Tondelli, ‘Autobahn’, in Altri libertini, Opere, vol. I, cit., pp. 138-142.

[6] L. Bernini, Apocalissi queer. Elementi di teoria antisociale, Edizioni ETS, Pisa 2013, pp. 34-35.

[7] G. Hocquenghem, citato in Apocalissi Queer, cit. p. 81.

[8] L. Edelman, No Future. Queer theory and the death drive, Duke University Press, Durham NC, 2004, p. 4.

[9] L. Bersani, Is the Rectum a Grave? and Other Essays, University of Chicago Press, Chicago 2010, p. 29.

(continua in libreria…)

 

 

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