L’inizio della scuola si avvicina per oltre 7 milioni di studenti e, puntuale, torna il dibattito sul “caro libri”: i costi per le famiglie sono in aumento, in Italia come nel resto d’Europa, anche per quel che riguarda le spese per matite, penne, carta, pennarelli etc… Le stime, però, sono contrastanti – Il punto della situazione

L’inizio della scuola si avvicina per oltre 7 milioni di studenti e, puntuale, torna il dibattito sul “caro libri” (che, a dire il vero, nel mondo della scolastica non si è mai fermato, in particolare negli ultimi anni). Dati alla mano, i costi per le famiglie sono infatti in aumento, in Italia come nel resto d’Europa, anche per quel che riguarda le spese per matite, penne, carta, pennarelli etc.

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Le stime, però, sono contrastanti: come riporta l’AdnKronos, per l’O.N.F. (Osservatorio Nazionale Federconsumatori) aumentano i costi relativi ai testi delle scuole superiori di secondo grado, mentre segnano una discesa quelli relativi alle medie. Dal canto suo, Antonio Terzi, presidente del sindacato librai e cartolibrai SIL-Confesercenti, smorza l’allarme: “Si parla di cifre esagerate”. L’aumento dei prezzi per l’anno scolastico in corso si attesterebbe tra il 2,5% e il 3,5%, “per una spesa media a famiglia che si aggira sui 350 euro”.

L’AUMENTO DEL FONDO STATALE A FAVORE DEGLI STUDENTI MENO ABBIENTI

A fine luglio è arrivata (almeno) una notizia positiva, con l’aumento del fondo statale a favore degli studenti meno abbienti, commentato così dal presidente dell’Associazione Italiana Editori Innocenzo Cipolletta: “Il collegamento dei tetti di spesa per i libri scolastici all’inflazione programmata dal 2025 e l’aumento di tre milioni di euro del fondo a favore degli studenti meno abbienti per l’acquisto dei libri scolastici sono un primo passo importante compiuto da Governo e Parlamento per garantire un effettivo diritto allo studio… Chiediamo al Governo garanzie che tale adeguamento sia strutturale e non rappresenti una una tantum”.

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Ha poi aggiunto Paolo Tartaglino, presidente del consiglio Educativo e vicepresidente di AIE: “I tetti alla spesa bloccati per 12 anni, senza tenere in alcun conto delle dinamiche dell’inflazione e dei cambiamenti dei piani didattici delle scuole con l’aggiunta di nuove materie, sono stati un limite pesante alla libertà di impresa delle aziende editoriali. Basti pensare che l’inflazione cumulata nel periodo giugno 2021- giugno 2024 è stata pari al 14,7% (ultimo dato disponibile ISTAT) mentre i prezzi dei libri di testo nello stesso periodo sono cresciuti dell’8% cumulato”. E ancora: “Tali tetti sono tuttora un limite all’attività didattica, privando molti insegnanti della possibilità di indicare tra i testi adottati quelli più adatti ai loro scopi didattici. Ci auguriamo che questo provvedimento, che indica sensibilità e attenzione da parte delle istituzioni, favorisca una riflessione più ampia che tenga conto delle problematicità causate agli editori e alle scuole da 12 anni di tetti di spesa bloccati”.

Per Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil, però, si tratta di “palliativi”, che non risolvono il problema dell’accesso all’istruzione: “Il punto è che in generale il nostro Paese investe pochissimo per il sostegno agli studenti nei percorsi di studio”.

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LA PREOCCUPAZIONE DELLE LIBRERIE

In vista della riapertura delle scuole, l’Associazione dei presidi del Lazio si è appellata alla case editrici: “Dovrebbero evitare di cambiare edizione annualmente, anche in minimi particolari nei testi, in modo tale che diventi più facile l’acquisto di libri usati“, sottolinea Cristina Costarelli, presidente dei presidi del Lazio.

Per chiudere il cerchio, non sono considerazioni ottimistiche quelle arrativate dall’Osservatorio delle librerie, realizzato dall’Associazione Librai Italiani in collaborazione con Format Research: tra le altre cose, cala infatti la fiducia delle librerie indipendenti in relazione all’andamento della propria attività economica. Guardando nello specifico ai negozi che vendono libri scolastici, si rileva che, stando almeno alle libraie e ai librai interpellati, la redditività del servizio sarebbe peggiorata, così come la qualità del sistema di distribuzione e il livello di concorrenza (in particolare da parte dell’ecommerce).

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