“Gestivamo il mercatino del movimento studentesco”. Molte cose sono cambiate da quando, a fine anni ’70, iniziava l’avventura del Libraccio, catena di librerie con 45 anni di storia (e 62 punti di vendita in 7 regioni), che da tempo rappresenta un riferimento per studenti e famiglie. E mentre si torna a parlare di “caro libri”, intervistato da ilLibraio.it Edoardo Scioscia fa il punto sulle iniziative messe in campo (“Da sempre siamo per la cultura del risparmio e della convenienza, a partire dal ruolo dell’usato”) e sul presente e il futuro del mercato librario (“Ora un po’ fermo…”). Quanto alla situazione per le librerie (“la componente romantica del mestiere non basta”) e al ruolo delle nuove generazioni di lettrici e lettori…
Quando si parla di libri scolastici e di testi usati nel nostro Paese, un ruolo centrale è senza dubbio giocato da Libraccio, catena di librerie con 45 anni di storia, che rappresenta un riferimento per studenti e famiglie.
Molte cose sono cambiate da quando, nella Milano di fine anni ’70, iniziò l’avventura. Lo ha ricordato, in una recente intervista al Quotidiano Nazionale, l’amministratore delegato DMB /Gruppo Libraccio Edoardo Scioscia: “La nascita di Libraccio è molto legata all’esperienza politica che io e i miei soci storici avevamo nel movimento studentesco di quegli anni che vanno dal ‘75 agli anni ’80. Noi eravamo impegnati politicamente nelle scuole, facevamo i mercatini dei libri fuori dalle scuole per alimentare sostanzialmente le attività politiche – ciclostile, volantini, pennarelli etc. –, ma, chiaramente, c’era un’attività legata al diritto allo studio, alla sostenibilità, al riutilizzo e già allora volto a evitare lo spreco. Inizialmente l’attività era organizzata centralmente, in un primo momento in Largo Richini, in un secondo momento in Piazza Vetra. È proprio in Piazza Vetra, nel 1978, che ho conosciuto i miei soci… Gestivamo il mercatino del movimento studentesco, dove vendevamo oltre che libri usati anche libri nuovi. L’anno dopo, nel 1979, è nata l’idea di rendere quel servizio estemporaneo – durava 30-60 giorni, partiva ai primi di settembre e terminava verso la fine di ottobre – un’attività”. Così, sull’Alzaia Naviglio Grande, “rilevando una vecchia panetteria”, aprì la prima libreria: “L’idea iniziale era tutta proiettata sull’editoria scolastica ma poi, terminata la scuola, si è inteso dare anche più respiro, cercare di colmare i mesi non stagionali. Abbiamo iniziato a sondare quello che era il mercato del trade: narrativa, saggistica, fotografia, arte. È stata un’occasione per destagionalizzare l’offerta, ma anche per aprire i nostri orizzonti a una missione più completa”.
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Nel 1982 arrivò la seconda libreria, a Monza. Oggi siamo a quota 62 punti vendita, suddivisi in 7 regioni e in 34 città (nei primi mesi del 2024 sono state aperte due nuove librerie, in Piazzale Loreto, a Milano, e nel centro storico di Modena).
Restiamo dunque nel presente, che vede il Gruppo Libraccio dare lavoro a oltre 500 dipendenti.
A giugno, inoltre, è arrivato il via libera dall’AGCOM per l’operazione che ha portato Messaggerie Italiane in maggioranza nel Gruppo Libraccio (qui i dettagli). Come ha dichiarato lo stesso Scioscia, grazie alla “rinnovata alleanza con Messaggerie, Libraccio potrà proseguire con maggiore vigore il suo sviluppo e portare in altre città il modello di business con i suoi principi di sostenibilità, insiti nella storia del brand”.
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In vista dell’inizio dell’anno scolastico 2024-2025, e della ripresa del dibattito sul “caro libri” (qui i particolari, e i diversi punti di vista), abbiamo fatto il punto con Edoardo Scioscia.
Si torna inevitabilmente a parlare dei rincari per studenti e famiglie…
“Il discorso va contestualizzato, e davanti a certi numeri venuti fuori penso siano doverose alcune precisazioni. In alcune stime legate agli aumenti comunicate dalle associazioni di categoria, infatti, si includono anche i costi per dizionari e per il corredo scolastico, ma nelle realtà mica tutti gli studenti cambiano ogni anno lo zaino, e lo stesso vale per vocabolari… una volta comprati, durano anni. Quanto all’aumento dei prezzi dei libri scolastici, è contenuto nel tetto inflattivo, in questo hanno ragione gli editori. C’è anche un discorso legato alla produzione dei testi”.
Cioè?
“È inevitabilmente calata, causa Covid, nel 2020-2021, e poi è cresciuta nei due anni successivi, perché i progetti momentaneamente accantonati dalle case editrici sono andati ad aggiungersi a quelli già programmati. Così, per un paio d’anni le nuove edizioni sono aumentate, mentre quest’anno il numero mi pare sia tornato quello consueto e le novità sono diminuite rispetto al 2022-2023. Va poi considerato il discorso legato ai tetti di spesa, rimasti fermi per 12 anni, anni in cui la marginalità delle librerie è diminuita. La realtà è che ogni anno, puntualmente, a fine agosto si polemizza su questi temi. Non va dimenticato che lo Stato stanzia una cifra importante per le famiglie meno abbienti, che più o meno copre il 15% del mercato. Vero è anche che, nello stanziamento dei fondi, ci sono regioni più digitalizzate e organizzate, penso ad esempio alla Lombardia e al Piemonte, e altre meno, dove questi passaggi avvengono più lentamente. Per le famiglie sopra la fascia ISEE più bassa, che magari hanno più di un figlio in età scolastica, certo non è facile. Per queste famiglie sarebbe importante introdurre la possibilità di detrarre i costi per i testi scolastici”.
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Come Libraccio quali iniziative mettete in campo in favore di queste famiglie?
“Da sempre siamo per la cultura del risparmio e della convenienza, a partire dal ruolo dell’usato. Attualmente proponiamo diverse opportunità di risparmio, offrendo ad esempio il 15% sull’acquisto di libri scolastici nuovi in buoni spendibili sulla cartoleria o sui libri di varia usata. Quanto all’usato, lo garantiamo. Non solo: nei nostri punti vendita è disponibile il diario meno costoso in circolazione, a 6,90 euro, come pure uno zaino che non arriva a 30 euro, tutto a marchio Libraccio. Inoltre, tra i nostri punti di forza c’è la puntualità del servizio, oltre alla pronta disponibilità dei libri, che non tutti possono garantire”.
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Si discute spesso della concorrenza dell’ecommerce. Nel vostro caso un ruolo importante lo gioca anche il sito Libraccio.it…
“Parto dai numeri: nel caso del Libraccio, circa 90 milioni di incasso arrivano dai negozi fisici, e circa 60 dal sito, che è dunque molto importante per noi, che non siamo presenti con librerie di proprietà in tutto il territorio nazionale. Grazie all’ecommerce arriviamo anche nelle aree in cui al momento non abbiamo punti vendita. Sia nelle librerie fisiche sia nel negozio online, tra l’altro, si nota un certo equilibrio tra le vendite di libri fisici e usati, dipende anche dai periodi”.
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A proposito, avete in programma nuove aperture?
“Come Libraccio privilegiamo uno sviluppo a reticolo: apriamo cioè nuovi punti vendita a circa 50-60 km da altri che già abbiamo, per sfruttare al meglio le sinergie. Così, ad esempio, abbiamo da poco aperto a Modena proprio perché siamo già presenti a Parma e Bologna. Per questo non possiamo facilmente aprire punti vendita in regioni o aree in cui non siamo già presenti. Tra l’altro, non è un dettaglio da poco il tempo richiesto dalla formazione dei nostro librai. La ricerca di possibili nuovi punti di vendita non è semplice, prevede un attento studio dei bacini, e la capacità di cogliere le opportunità sul mercato, per non ritrovarsi con affitti insostenibili da coprire. Detto questo, abbiamo due-tre trattative in corso, e contiamo di concretizzarne una entro l’anno”.
Libraccio ha chiuso il bilancio 2023 con 115 milioni di ricavi consolidati, in crescita dell’8,19% sul 2022. Che previsioni si sente di fare per l’anno in corso? E come vede la situazione per il mercato librario in generale?
“Il mercato del trade è un po’ fermo, e dati alla mano si vende un po’ meno a volume. A inizio anno, poi, sono mancati i bestseller che invece erano arrivati a inizio 2023. Tra l’altro, soprattutto nella seconda metà dell’anno si vedrà l’impatto negativo dell’eliminazione del bonus cultura 18 App. Non solo: quest’anno peserà anche il taglio del fondo speciale per le biblioteche. Inevitabilmente, senza tali aiuti il mercato ne sta risentendo, ed è difficile pensare di ripetere i numeri dello scorso anno. Quanto a noi, tutto sommato non ci possiamo lamentare, sia per i risultati delle librerie fisiche sia dell’online. Viaggiamo sopra la media di mercato e siamo in crescita del 3,5%, metterei la firma per chiudere l’anno così”.
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Non mancano però le librerie in difficoltà, sia in città sia in provincia.
“Spero di non apparire troppo duro, ma quando si pensa di intraprendere questa strada aprendo una libreria, oggi non deve prevalere la componente romantica del mestiere, che resta sì importante. Sono infatti diversi gli aspetti concreti da considerare: oggi una libreria per stare in piedi deve fatturare circa 250mila euro, che corrispondono a un venduto di circa 700 euro al giorno, che a loro volto corrispondono, grossomodo, a 50 libri. In una fase non semplice come l’attuale, senza dubbio chi è meno solido fa più fatica”.
Chiudiamo con una nota positiva. Negli ultimi anni le nuove generazioni sono state protagoniste assolute del mercato librario (si pensi, solo per fare un esempio, al fenomeno #BookTok): da sempre il marchio Libraccio riesce (grazie all’usato) ad attrarre ragazze e ragazzi. Come ha visto cambiare negli anni le giovani lettrici e i giovani lettori, che oggi amano i manga, la narrativa young adult e generi narrativi, ricchi di sottogeneri, come il romance e il fantasy?
“Le ultime aperture, a Milano e Modena, ci hanno entusiasmato proprio per la presenza di tante ragazze e ragazzi. Le nuove generazioni frequentano le librerie, e dimostrano attenzione sia per le novità per il catalogo. Certo, tanti giovani non leggono, spesso perché distratti dai social, ma chi scopre la lettura poi non l’abbandona, e questo ci rende ottimisti. Stiamo puntando molto sugli eventi, in versione non convenzionale, proprio per avvicinarci a un pubblico più giovane”.
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