Nel 2004 “Lost” ha definito le regole di un genere, quello della serie tv d’avventura, che continua a influenzare le produzioni recenti e che prende spunto dai topoi della letteratura d’avventura unendo mistero, suspense e isole deserte con una rivisitazione moderna del naufrago… – L’approfondimento

Il 2004 per molti è stato l’anno che ha cambiato l’avventura in tv: è arrivata Lost, la serie cult creata da J. J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber. Sei stagioni che hanno portato gli spettatori a seguire le vicende di un gruppo di sopravvissuti a un incidente aereo.

Il 22 settembre 2004 l’aereo di linea 815 della compagnia australiana Oceanic Airlines, in volo da Sydney a Los Angeles, precipita su un’isola disabitata. I soccorsi tardano ad arrivare e così i sopravvissuti si organizzano per sopravvivere nell’ambiente inospitale, che ben presto si rivela teatro di eventi inspiegabili.

Nel corso della serie, tramite salti temporali, lo spettatore viene a conoscenza di alcuni aspetti del passato dei sopravvissuti: Lost, infatti, è una serie tv corale, in quanto non si focalizza su un solo protagonista, ma su un gruppo di personaggi.

Lost è diventata una serie di culto per gli amanti dell’avventura (e non solo), perché unisce numerosi topoi del genere: dall’aereo dirottato all’isola deserta, fino alle origini di una società formata da sopravvissuti costretti dalle circostanze a cooperare. Elementi che rimandano a romanzi come Il signore delle mosche di William Golding, dove un aereo precipita su un’isola deserta e gli unici sopravvissuti sono dei ragazzini, ma anche a Robinson Crusoe di Defoe. Ma a cui vanno aggiunti aspetti di fantascienza.

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Con sei stagioni Lost ha creato un mondo a sé stante e ha definito un canone che molte serie tv di avventura nate negli anni seguenti hanno seguito e riadattato.

L’istituzione di una mitologia, ossia di un “mondo a parte” misterioso e apparentemente inspiegabile, è uno degli ingredienti – insieme alla coralità – alla base del successo di Stranger Things, la serie cult di Netflix ambientata negli anni Ottanta.

Elementi condivisi anche da Dark, sempre su Netflix, dove gli abitanti di una cittadina sono uniti da misteri e strani eventi. Un “ambizioso racconto polifonico, con un albero di personaggi degno dei romanzi di Tolstoj”, come ha raccontato su ilLibraio.it Ilenia Zodiaco, in cui l’intreccio si sviluppa su tre dimensioni temporali differenti.

La coralità è anche al centro di Sense8, la serie creata dalle sorelle Lana e Lilly Wachowski, già registe di Matrix, dove otto persone che vivono in paesi diversi scoprono di avere un’inspiegabile connessione che permette loro di incontrarsi e combattere dei nemici comuni.

Damon Lindelof, già creatore di Lost, è l’ideatore della serie The Leftovers, prodotta da HBO, in cui all’improvviso il 2% della popolazione mondiale scompare misteriosamente senza lasciare traccia. Una serie ad alto contenuto di mistero.

Una lista, quella delle serie tv che devono qualcosa a Lost che non può che crescere, visto l’interesse sempre maggiore del pubblico verso prodotti seriali ricchi di suspense e adrenalina, ma capaci anche di rappresentare mondi e personaggi umani.

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