Chi può dire se Márquez conoscesse il sostrato astrologico della sua perfetta costruzione o abbia semplicemente intuito il gioco di equilibri naturali che l’astrologia si limita a descrivere? Simon & the Stars racconta, alla sua maniera, il capolavoro “Cent’anni di solitudine”

Su ilLibraio.it, mese per mese, seguendo il calendario astrologico, Simon & the Stars racconta un grande della letteratura attraverso attraverso il suo segno zodiacale… E’ il turno di Gabriel García Márquez e del suo capolavoro, Cent’anni di solitudine

(Attenzione: contiene spoiler sulla trama)

di Simon & the Stars

Oggi vorrei proseguire sul tema del coraggio dei rapporti interpersonali, sul delicato e difficile rapporto tra individualità e relazione magistralmente espresso dall’asse Ariete-Bilancia. Si tratta del difficile equilibrio di rimanere se stessi senzo chiudersi però all’Altro, di crescere attraverso il confronto, lo scontro e l’incontro con il punto di vista altrui senza che questo comporti la perdita dei propri punti di vista. È questo asse – strettamente connesso all’asse Ascendente-Discendente – che descrive come siamo nei rapporti di qualsiasi genere, prima tra tutte la relazione di coppia, le collaborazioni nel lavoro e così via.

Rimanere se stessi senza trasformarsi in isole di solitudine rappresenta la vittoria dell’uomo alla sfida lanciata da questa coppia di archetipi.

Ho appena riletto la parte finale di Cent’anni di solitudine di Márquez, e scrivo questa nota mentre cerco di riordinare le tantissime emozioni suscitate da una lettura così intensa. Le “contaminazioni” o intuizioni astrologiche disseminate nel corso del libro sono evidenti e suggestive.

Remedios la bella, la più bella creatura che si fosse mai vista a Macondo, inconsapevole della propria bellezza e delle cose del mondo, che in un’epifania di luce ascende al cielo in anima e corpo è una chiarissima incarnazione del segno dei Pesci.

Gli Aureliani, tutti così seri e militarmente impegnati, taciturni, solitari, silenziosi nella propria dignità sacrificale sono evidentemente creature di Saturno, mentre i Jose Arcadio, massicci, chiassosi, fantasiosi ed incontenibilmente “gioviali” sono palesemente creature di Giove.

Giove e Saturno si congiungono in cielo ogni 20 anni, cinque volte quindi nei 100 anni della storia, e rappresentano probabilmente le 5 generazioni che dai fondatori di Macondo Jose Arcadio e Ursula, giungono fino all’ultimo discendente, Aureliano Babilonia.

due gemelli Aureliano Secondo e Jose Arcadio Secondo rappresentano probabilmente una congiunzione particolarmente importante tra i due, che confonde i piani e le qualità dei due pianeti, straordinariamente rappresentata dai giochi tra i due indistinguibili gemelli, che nell’infanzia si scambiavano le identità fino forse a confonderle ai loro stessi occhi e restare imprigionati l’uno nell’altro. Straordinaria anche la loro contemporanea morte e l’accidentale scambio di bare al momento della sepoltura, che riporta in ordine l’errore e lo scambio di gioventù. Come a dire che se in un’equazione sono presenti due errori, è possibile che l’uno annulli l’altro e che il risultato, alla fine, ritorni esatto.

Tutta una serie di riferimenti che – siano essi consapevoli o istintivamente involontari – non possono che emozionare un appassionato di astrologia.

Ma ciò che mi ha letteralmente lasciato senza fiato sono le rivelazioni delle pergamene di Melquiades. Pergamene in sanscrito che erano sempre state nella casa dei Buendia e che nessuno aveva saputo decifrare, fino all’ultimo Aureliano, che dopo aver studiato per tutta la vita il sanscrito senza essere peraltro riuscito a penetrarne il significato, al termine del romanzo quando Macondo è in procinto di sgretolarsi, in una folgorante illuminazione ne riesce a leggere e interpretare il significato profondo.

I manoscritti contengono la storia dettagliata della famiglia Buendia e di Macondo nei cento anni della sua esistenza. Tutti gli eventi contenuti nel romanzo come lo leggiamo noi, ma descritti anche come se avenissero tutti nello stesso istante, dove il tempo non è più un nastro che si srotola ma gira su se stesso come la filettatura di una vite.

Aureliano legge anche di se stesso nell’attimo presente, mentre è intento a leggere le pergamene, in un gioco di specchi negli specchi in cui l’uomo è al cospetto del proprio destino. È un’immagine che mi aveva colpito moltissimo anche leggendo La Storia Infinita, quando Bastiano legge nel libro la propria storia fino a leggere di se stesso che legge il libro, e anche di quel gioco di rifrazioni avevo scritto qui sulla pagina.

Aureliano legge di se stesso e comprende che da quella stanza non sarebbe mai più uscito, perché la vita di Macondo e dei Buendia sarebbe definitivamente ed irrimediabilmente terminata quando l’ultimo Buendia avrebbe finito di decifrare i manoscritti di Melquiades. In quell’istante finiscono i cent’anni di solitudine.

Macondo, “città degli specchi, sarebbe stata spianata e bandita dalla memoria degli uomini nell’istante esatto in cui l’ultimo Buendia avesse terminato di decifrare le pergamene, e tutto ciò che vi era scritto era irripetibile da sempre e per sempre, perché le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra“- (l’indimenticabile finale del romanzo).

Gli abitanti di Macondo e la famiglia Buendia hanno vissuto un isolamento che li ha portati a chiudersi rispetto a qualsiasi “contaminazione” esterna. Ogni tentativo di uscire dal villaggio o di incorporarvi elementi esterni è miseramente fallito proprio in virtù di questa ostinata resistenza al cambiamento. Persino Ursula Amaranta, che sembra affrancarsi grazie ai suoi studi in Europa e che torna a Macondo con un marito belga portandoselo dietro (letteralmente) al guinzaglio. In questo modo la storia della famiglia diventa “un ingranaggio di ripetizioni irreparabili, una ruota giratoria che continuerebbe a ronzare fino all’eternità se non fosse per il logorio progressivo e irrimediabile dell’asse“.

Questo asse della famiglia in astrologia è rappresentato dalla Quarta casa e dal Fondo Cielo (IC). E’ l’ambiente protetto che consente la crescita e che in un sistema equilibrato prima o poi deve consentire alla persona di intraprendere il proprio cammino di realizzazione verso la Decima casa e verso il Medio Cielo. In questo modo è una radice, un ambiente di protezione indispensabile che non diventa una gabbia. Altrimenti, se la famiglia non incoraggia le generazioni successive a prendere il largo verso la propria direzione e secondo la propria inclinazione nel mondo o addirittura frena questo movimento, si trasforma nella “ruota giratoria” di Márquez. La ruota che porta generazione dopo generazione il ripetersi degli stessi schemi e degli stessi errori in un meccanismo anti-evolutivo ed in-volutivo.

Alla stessa maniera, l’Ascendente e la Prima casa rappresentano la personalità individuale di ciascuno di noi, l’IO SONO espresso alla perfezione dall’Archetipo dell’Ariete. È bene che lo coltiviamo, lo difendiamo se occorre e ne abbiamo un’immagine chiara e definita.

Ma è anche importante che consentiamo alla nostra personalità individuale di crescere e di evolversi nel confronto con gli altri, lasciandola scorrere nella naturale direzione che dall’Ascendente conduce al Discendente, dalla Prima alla Settima casa, dall’Archetipo-Ariete all’Archetipo-Bilancia (la “relazione”, “IO E TE, INSIEME, SIAMO”)

Se spezziamo queste due fondamentali direzioni evolutive (dall’Io all’Altro e dalla Radice alla Realizzazione personale) finiamo esattamente come la famiglia Buendia. Come un’isola, esotica, incontaminata e incontaminabile quanto si vuole, ma destinata inevitabilmente alla ripetizione di se stessa fino all’estinzione per mancanza proprio degli stimoli che provengono dalla “contaminazione” del confronto con l’Altro.

È un libro che andrebbe letto e riletto per coglierne pienamente i moltissimi spunti e anche io sto ancora mettendo a fuoco l’onda emotiva di questo finale mozzafiato. Ma già questa monumentale “epica dell’isolamento e della ripetizione” e la sua perfetta corrispondenza astrologica con i due punti cardinali della bussola astrologica la trovo stupefacente.

Chi può dire se Márquez conoscesse il sostrato astrologico della sua perfetta costruzione o abbia semplicemente intuito il gioco di equilibri naturali che l’astrologia si limita a descrivere. Sono sempre più convinto che si tratti di equilibri imminenti in natura che ciascuno di noi coglie e descrive secondo la propria indole e con il proprio linguaggio, letterario, poetico pittorico o astrologico che sia.

 

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