Come ogni anno, all’inizio della scuola (in particolare alle Medie), ci sono cose che mandano in tilt i genitori. Fra le più comuni c’è lo scoprire che il figlio non è stato messo nella classe che i genitori avevano chiesto – Su ilLibraio.it la riflessione di Isabella Milani, insegnante e blogger

Non è così importante essere messi in una classe invece che in un’altra

Come ogni anno, all’inizio della scuola, ci sono cose che mandano in tilt i genitori. Fra le più comuni c’è lo scoprire che il figlio non è stato messo nella classe che i genitori avevano chiesto. Faccio qualche riflessione per aiutarvi a valutare il problema.

Vi spiego come funziona: i ragazzini si iscrivono in una certa scuola media. Quale? Se ce n’è più di una, di solito in quella più vicina a casa o al luogo di lavoro di uno dei genitori. Influisce nella scelta anche la fama che ha la scuola. E qui dico già che i “sentito dire” spesso non corrispondono a verità. Scuole che passano per essere ottime in realtà non lo sono, e viceversa. Dipende tutto da chi vi ha parlato della scuola: un insegnante (scorretto) che ha parlato male della scuola perché magari gli è toccata una classe che non riesce a gestire? Un genitore al quale hanno sospeso o bocciato il figlio? Un alunno che non ha voglia di studiare e dice che i professori sono “cattivi”? E se c’è una scuola migliore di un’altra, non è dal di fuori che si può sapere.

Lo stesso vale per le sezioni. Ogni anno c’è la ricerca spasmodica di certi genitori della “sezione migliore”. Qualcuno tenta di fare dire a noi “qual è la sezione migliore”. E si va a periodi: qualcuno dice “è la sezione A” e tutti cercano di accaparrarsi un posto per il figlio nella A. Poi dopo un po’ parte la corsa ad accaparrarsi “la B” o la D”. È molto diffusa l’idea che “le ultime sezioni sono le peggiori”. C’è stato un anno in cui tutti pretendevano la sezione A ed erano cambiati tutti gli insegnanti rispetto all’anno precedente!

È importante sapere che la formazione delle classi spetta al Dirigente, che quasi sempre assegna il compito a un gruppo di insegnanti che si riuniscono dopo il termine delle lezioni e formano le classi. Come le formano? Qualcuno di voi pensa che le formino a loro piacimento? A caso? Per raccomandazioni? Assolutamente no. Lo fanno in base a dei criteri, che sono stati decisi da tutto il Collegio dei docenti, che definiscono come deve essere formata una classe, che cosa si può o non si può fare, in modo che tutte le classi risultino il più possibile omogenee tra loro. In altre parole, per evitare classi formate con una grande maggioranza di ragazzi e poche ragazze, o tutte di italiani o tutte di stranieri; o classi di alunni con voti molto alti e altre con alunni che hanno tutti difficoltà nello studio. I ragazzini con handicap vengono inseriti in classi nelle quali si giudica che possano stare bene, e non possono essere messi in una stessa classe più del numero di alunni con handicap previsto dalla legge.

I ragazzi che hanno problemi di comportamento di qualsiasi tipo non vengono messi tutti insieme, per evitare che si inneschino situazioni troppo difficili da gestire.


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Ci sono genitori che trovano assurdo che le maestre e i maestri raccontino agli insegnanti delle medie tutto quello che sanno degli alunni. Ma non capiscono che quando ci viene affidato un bambino dobbiamo sapere il più possibile di lui: che cosa ha imparato e che cosa non sa ancora, come sono i suoi voti, quali sono le difficoltà e in quali materie, com’è il suo carattere, quali sono i suoi problemi, come sono i genitori, se vengono seguiti dalla famiglia, se hanno problemi di salute. È importante che gli insegnanti delle elementari ci segnalino anche se ci sono bambini che non devono essere messi nella stessa classe, perché, per esempio, presi da soli sanno comportarsi bene, ma messi insieme si supportano a vicenda e creano problemi a loro stessi e agli altri. Oppure la stesso problema si verifica quando ci sono bambine (o bambini) che si sono abituati a una eccessiva dipendenza uno dall’altro: la dipendenza non va assecondata e il passaggio alle medie può essere l’occasione giusta per interromperla. I ragazzini che cambiano classe, che vengono inseriti in una classe dove non c’è nessun compagno delle elementari, o dove non conoscono nessuno, perché per esempio si sono trasferiti da un’altra città o quartiere, dopo neanche due giorni li vedi ridere e scherzare con i nuovi compagni.

In molte scuole si stabilisce che nella stessa classe non ci devono essere più di 5 o 6 bambini provenienti dalla stessa quinta, perché, per quanto possa sembrare strano e assurdo ai genitori, è sbagliato far stare per otto anni dei bambini sempre insieme: le dinamiche sono sempre le stesse, anche quelle negative, e – soprattutto – è importante creare lo stimolo per nuove amicizie e nuove esperienze.

Moltissimi genitori sono convinti che sia una cosa essenziale per il figlio che finisca in una classe di prima media insieme ad altri suoi compagni delle elementari. Sono terrorizzati all’idea che se si trova solo in una classe con altri, soffrirà, si farà prendere dallo sconforto e cadrà in depressione, o non vorrà più andare a scuola o non vorrà più studiare. Temono che lasciando la classettina delle elementari della quale si conosceva ormai tutto, il bambino perda la sua tranquillità. E di conseguenza anche loro, come genitori.

Di solito i genitori si accorgono che le loro richieste non sono state accolte durante l’estate, quando escono gli elenchi delle classi e piombano a scuola inferociti a chiedere conto al dirigente. C’è qualche dirigente che alla fine li accontenta spostando qualcun altro, che a sua volta piomba a scuola a chiedere conto al dirigente e così via. E alcuni genitori continuano a cercare di cambiare le cose anche ad anno iniziato. A me sembra che non abbia senso.
Ogni classe può essere buona e ogni classe può rivelarsi cattiva. Sarebbe bene che i genitori si tranquillizzassero un po’ e lasciassero fare agli insegnanti. Non è così importante essere messi in una classe invece che in un’altra. Buon anno scolastico!

L’AUTRICE – Isabella Milani è lo pseudonimo di un’insegnante e blogger che ha trascorso la vita nella Scuola. Per Vallardi ha pubblicato L’arte di insegnare – Consigli pratici per gli insegnanti di oggi. Qui il suo blog.


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