Sono giorni strani, certo non facili, a tratti surreali quelli che stiamo vivendo. In cui un piccolo aiuto può arrivare dai libri e dalle storie. Sì perché c’è un luogo che non dev’essere mai chiuso agli incontri: la nostra mente…

Sono giorni strani, certo non facili, a tratti surreali quelli che stiamo vivendo. Giorni in cui non si parla d’altro, su ogni social, ogni media, ogni casa, ogni chat, ma soprattutto nelle nostre teste confuse. 

Forse, in queste ore segnate da inquietudini e incertezze, come suggerisce Ferruccio De Bortoli, presidente della Longanesi e giornalista di lungo corso, quello che occorrerebbe è fare “tutti uno sforzo per tornare alla normalità (e parlare anche d’altro), altrimenti saremo costretti ad affrontare ben altre emergenze”. Sì perché (vale per qualsiasi settore, compreso quello culturale), l’impatto economico del coronavirus rischia di essere pesante. 

In questi momenti di tensioni e allarmi, in cui si legge e sente di tutto, mentre invece sarebbe opportuno lasciare spazio alle indicazioni degli esperti più autorevoli, l’invito è a limitare i rischi e le occasioni di “socialità”. Così, mentre uffici, pub, ristoranti, mezzi pubblici e scuole si svuotano, musei, cinema e teatri devono restare chiusi, le librerie sono costrette a cancellare le presentazioni, e si annullano (o rimandano) piccoli e grandi eventi, compresi fiere e festival letterari, quel che ci resta è più tempo da passare con noi stessi. Una capacità, quella di restare soli, che si è un po’ persa a dire il vero, e che sembra quasi passata di moda. Ammettiamolo: nell’era dell’iperconnessione per molti di noi fermarsi a riflettere è diventato più difficile. Eppure, c’è un luogo che non dovrebbe mai essere chiuso agli incontri, con gli altri e con sé stessi: la nostra mente.

Ecco, in giorni come questo, un piccolo aiuto può arrivare dalla lettura. Del resto, come abbiamo raccontato in svariati articoli in questi anni, i libri possono venirci in soccorso in tanti momenti della nostra vita. Nel caso specifico non pensiamo solo alla saggistica scientifica, che certo potrebbe fornirci qualche strumento in più. Ma, perché no, potrebbe essere il momento di staccare la spina, dimenticare per qualche ora il caos là fuori, e farsi trascinare da un giallo, da una grande avventura, da una storia all’insegna del romanticismo, da una trama che ci porta in un periodo storico o in un luogo lontani; o, perché no, dallo stile spiazzante di una nuova voce letteraria che ci costringe a tenere alta l’attenzione sul testo. Oppure ancora, può essere proprio questa la volta giusta per approcciare un classico (anche contemporaneo), la cui lettura rimandiamo da troppo tempo, magari intimoriti dalla mole.

Ognuno può e deve scegliersi in pace le letture che crede (e se avete bisogno di qualche consiglio, avete già sfogliato l’ultimo numero della rivista del Libraio con le nuove uscite?). Vale sia per gli adulti, sia per i più giovani. In queste ore è diventata virale la lettera di Domenico Squillace, preside del Liceo Volta di Milano, che parte dai Promessi Sposi del Manzoni e più avanti rivolge un invito a ragazze e ragazzi: “Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro…”. E noi, nel nostro piccolo, ci sentiamo di aggiungere di non cedere alla paura e agli allarmismi: con le dovute precauzioni, un giro in libreria, o al parco, si può sempre fare. 

E a proposito di scuola, Enrico Galiano, insegnante e scrittore protagonista sui social, su ilLibraio.it si è chiesto come parlare di tutto questo ai più giovani. La risposta che si è dato? “Attraverso i libri”. E ha così selezionato testi di ieri e di oggi che “parlano della malattia, ma soprattutto di come gli uomini reagiscono alla malattia. Perché forse è quello il tema. Capire cosa è giusto fare – e non fare – di fronte a un momento di crisi”.

Ciascuno troverà le sue risposte e sceglierà di leggere i libri che vorrà. Ma l’importante, soprattutto adesso, è tenere aperta la mente: #libriaperti.

 

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