Mentre a causa dell’aumento dei contagi e della difficoltà di gestire gli assembramenti su bus e metropolitane si torna a discutere della reintroduzione della didattica a distanza a partire dalle Superiori, Repubblica ha raccolto numerose (allarmanti) testimonianze legate al possibile impatto del lockdown su studenti e studentesse di ogni età, non solo a livello di apprendimento…

In tempi di pandemia, la scuola resta inevitabilmente al centro del dibattito pubblico. Mentre a causa dell’aumento dei contagi e della difficoltà di gestire gli assembramenti su bus e metropolitane nelle ore di punta, si torna a discutere, non senza polemiche, della reintroduzione della didattica a distanza a partire dalle Superiori, Repubblica ha raccolto numerose (allarmanti) testimonianze legate al possibile impatto del lockdown su studenti e studentesse di ogni età, non solo a livello di apprendimento. L’articolo, dal titolo “’Non sanno stare insieme e ignorano l’ortografia’. La scuola post lockdown”, come detto riporta diversi pareri da parte di docenti da tutta Italia.

Tra i commenti, quello del maestro Alessandro Corlazzoli, che fa l’esempio di Said, di 10 anni: “Ha sempre fatto fatica, ma dopo mesi senza scuola, con una famiglia a casa che non ha potuto seguirlo, è stato un disastro totale. Gli ultimi sono diventati ancora più ultimi“.

Repubblica raccoglie inoltre la testimonianza della professoressa di latino e greco Francesca Fantoni, che è partita con una prima: “Ho trovato una voragine: non sapevano fare frasi con il complemento oggetto. Ho detto: ‘Ragazzi, così non va’. E loro: ‘Prof, ma la scuola è stata chiusa, facevamo solo tre ore al pc a settimana'”.

Non solo problemi nella didattica. Maria Manaresi, docente di italiano e latino al liceo, osserva: “A me sembra che stiano ancora perdendo: non si possono fare lavori di gruppo né si può uscire, la perdita è in interazione, che alla lunga vuol dire confronto critico“.

E nell’articolo di interventi allarmanti se ne leggono diversi altri. Spazio, tra l’altro, anche a un’analisi che arriva dagli Usa: in America si è infatti quantificata una perdita di quanto sanno i ragazzi rispetto ai coetanei dell’anno prima tra il 35% di comprensione della lingua e il 50% in matematica. In Italia ancora non ci sono dati in merito, ma secondo Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, “non c’è motivo di pensare che da noi sia diverso, anche se non sappiamo valutare quanto la didattica a distanza abbia mitigato”. Non solo, sempre su Repubblica si legge che, da economista, Barbara Romano ha calcolato che “per effetto del lockdown della scuola il Paese rischia di perdere fino al 10% del Pil in termini di minori salari che questa generazione di studenti percepirà in 40 anni di vita lavorativa”.

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