Passare in rassegna i neologismi dell’anno scorso, inseriti nella versione più aggiornata di diversi dizionari, permette una retrospettiva su ciò che è stato davvero rilevante nei mesi che ci siamo da poco lasciati alle spalle. Non mancano, ovviamente, le nuove parole legate alla pandemia, o all’ambito tecnologico, ma anche quelle legate all’antropocene o alle ultime mode…

Che cos’è un neologismo? I neologismi sono le “parole nuove”, cioè quei termini o locuzioni che fino a poco tempo prima non facevano parte della lingua in cui vengono introdotti.

I neologismi di solito nascono per la necessità di dare un nome a un concetto nuovo o a una realtà che assume più rilevanza rispetto a un periodo precedente. Affinché una parola diventi un neologismo però non basta inventarsela: bisogna che l’utilizzo di questa parola, che suoni bene o meno, si diffonda e che questa entri a far parte di fatto della lingua italiana.

Per questo, ogni anno, dopo un processo di analisi e valutazione, ogni dizionario inserisce nella propria versione per l’anno seguente i neologismi che si sono diffusi nel parlato e nello scritto da un sufficiente periodo di tempo. Come sottolinea l’Accademia della Crusca (in particolare dopo l’affaire “petaloso”), questo iter non rappresenta un’approvazione da parte dell’ente linguistico che decide di inserire la nuova parola nel dizionario, ma di una semplice constatazione della frequenza del suo utilizzo.

I neologismi del 2020

Dare uno sguardo ai neologismi dell’ultimo anno serve anche a ripercorrerne la storia e a capire che cosa è stato rilevante nei mesi appena passati. Inevitabilmente molti neologismi del 2020 riguardano la pandemia: la centralità di questo tema e i cambiamenti nella vita delle persone hanno forzato l’adozione di nuovi termini nella vita di tutti i giorni. Non mancano però anche nuovi lemmi che riguardano abitudini, mode e la tecnologia, diventata ancora più pervasiva degli anni precedenti. 

Ecco una selezione di alcuni neologismi che si sono diffusi nel 2020 scelti dall’Accademia della Crusca, dal Devoto-Oli e dallo Zingarelli.

Neologismi legati alla pandemia

Non poteva mancare la parola Coronavirus. Il termine in realtà esisteva già in ambito medico e scientifico, in quanto indica una sottofamiglia di virus di cui fanno parte per esempio anche la SARS e la MERS. Questa parola però si è diffusa nel 2020 a indicare il virus che ha causato la nuova pandemia, il cui nome sarebbe in realtà Sars-Cov-2, una sigla più difficile da ricordare rispetto alla parola Coronavirus.

Curioso anche notare com’è stato creato il nome della malattia, la Covid-19, che è l’acronimo di Corona (Co) – Virus (vi) – Disease (d), e 19 (l’anno in cui è stato identificato il virus).

Tra i neologismi legati alla pandemia troviamo poi locuzioni come distanziamento sociale, create dall’unione di due parole già esistenti, ma anche parole adottate dall’inglese, come lockdown. In questo caso la scelta di non tradurre l’anglicismo è stata motivata dal fatto che il corrispettivo italiano (confinamento) è stato usato molto di meno che la sua versione inglese. E poi ancora l’espressione salto di specie (o spillover, in inglese), il fenomeno biologico ritenuto la causa della Covid-19, che sta a indicare il passaggio di un agente patogeno da una specie animale a un’altra. 

Neologismi legati alla tecnologia

La pandemia ha reso la tecnologia uno strumento ancora più centrale nella vita di tutti i giorni. Permettendoci di svolgere moltissime attività da casa (come per esempio la DAD, neologismo che indica la Didattica a distanza), infatti, si sta dimostrando utile a limitare i contagi, non senza creare però altre problematiche che colpiscono soprattutto la sfera psicologica e sociale.

Uno dei neologismi del 2020 legati alla tecnologia è proprio disiscrivere (insieme a disiscriversi), l’atto con cui si rescinde l’iscrizione da qualche servizio. Un termine applicabile anche nella realtà materiale, ma di particolare attualità in un momento in cui il bisogno di limitare le intromissioni nella propria attenzione da parte del mondo virtuale è più sentito.

Un altro nuovo termine è deepfake, una parola di adozione inglese che sta a indicare una tecnologia con la quale si possono creare dei video falsi particolarmente credibili, a partire da vere foto o registrazioni che vengono manomesse. Una nuova minaccia virtuale che viene utilizzata anche per la creazione di notizie false.

L’infodemia invece è una parola macedonia che unisce i termini “informazione” e “pandemia” e si riferisce agli enormi quantitativi di informazioni che vengono emesse tramite i media, e nel quale è difficile orientarsi, soprattutto per capire a quali fare affidamento.

libro libri leggere lettura vocabolario lettori

Neologismi legati all’antropocene

Non mancano i neologismi del 2020 dedicati all’antropocene, cioè quella che viene considerata l’attuale era geologica, caratterizzata da un’influenza massiccia e pericolosa dell’essere umano sull’ambiente. Di questa parola in particolare conosciamo l’inventore: si tratta del chimico premio Nobel Paul Crutzen.

Tra i neologismi legati a questo tema troviamo il lemma microplastica, usato principalmente nella sua declinazione plurale che indica i frammenti piccolissimi di plastica, a volte così piccoli da oltrepassare sistemi di filtraggio, che le diverse attività umane (come per esempio il lavaggio dei capi sintetici) rilasciano nell’acqua. Per rendersi conto della pervasività delle microplastiche, basti pensare che sono state trovate persino nella neve presente sulla cima dell’EverestUn altro ancora è climaticida, un aggettivo che si può usare per indicare qualsiasi attività che influisce negativamente sull’emergenza climatica o sull’inquinamento ambientale. 

Su note più positive troviamo economia circolare, locuzione con la quale si indica un tipo di economia in cui sia la produzione di un prodotto sia la sua modalità di consumo sono progettati al fine di allungarne il più possibile il ciclo di vita, ridurre i rifiuti e utilizzare le materie prime in modo sostenibile. E poi ancora carbon neutral e upcycling, entrambe adozioni dall’inglese: la prima indica un’attività pensata per non emettere più anidride carbonica di quanto l’ecosistema possa assorbire, mentre la seconda si riferisce a un insieme di tecniche per trovare un nuovo scopo a oggetti che altrimenti verrebbero gettati.

Neologismi legati a mode e abitudini

Tra i nuovi terini inseriti nei dizionari che denotano un cambiamento nelle abitudini troviamo in particolare parole legate all’alimentazione. 

Un esempio è il neologismo pescetariano che sta a indicare un tipo di regime alimentare diverso sia dall’onnivoro sia dal vegetariano e dal vegano. Pescetariani infatti sono coloro che dalla dieta eliminano ogni tipo di carne ma non escludono il pesce dalla propria alimentazione. 

Altri lemmi riguardano piatti di tradizioni culinarie provenienti dall’estero ormai diffuse anche nell’alimentazioni italiana, come il pokè, un piatto unico di derivazione hawaiana che ha come compenente principale il pesce crudo accompagnato da cereali, verdure, salse ecc. e i dorayaki, dolcetti giapponesi costituiti da due frittelle di aspetto simile ai pancake farcite con una crema di fagioli azuki.

Gli slittamenti semantici

Si parla di slittamento semantico quando una parola esistente assume un nuovo significato in un campo tematico differente da quello nel quale veniva utilizzata (più precisamente, si tratta di un cambiamento del rapporto tra il significante e il significato). Anche nel caso di diversi slittamenti semantici che sono stati protagonisti nel 2020 possiamo individuarne come “responsabile” la pandemia, che ha fatto sì che in breve tempo cambiassero anche alcune abitudini appartenenti allo spettro linguistico. 

Pensiamo per esempio al verbo tamponare, prima utilizzato principalmente per parlare di incidenti automobilistici, che ora è utilizzato anche per indicare l’azione del sottoporre qualcuno a tampone. 

Lo slittamento semantico già frequente in campo medico dei termini positivo e negativo è passato anche al gergo comune, così che inegli ultimi tempi questi due aggettivi sono usati più spesso per indicare i risultati ai test di rilevazione dei contagi che come indici di un’attitudine verso la vita. 

La parola virale invece ha visto un ritorno al suo campo semantico originale: nata in ambito medico con l’accezione attuale, negli ultimi anni nel suo significato più comune era legata al mondo della tecnologia e stava a indicare i contenuti che in pochi giorni si diffondono in tutto il mondo, godendo di ampia popolarità. 

E infine la parola mascherina, prima utilizzata per riferirsi agli oggetti utilizzati nei travestimenti, indicando in particolare le maschere coprenti solo la parte alta della faccia, ora viene associata immediatamente ai dispositivi di protezione da contagio di Sars-Cov-2 per via aerea. 

I neologismi del 2020 in Europa

Non sono mancati i neologismi a tema pandemia anche nel resto d’Europa. Babbel ne ha raccolto un nutrito numero, di cui citiamo qualche esempio tra i più simpatici. 

Dalla lingua inglese troviamo per esempio cough-shame e armchair virologist. Il primo lemma, che tradotto letteralmente sarebbe la “vergogna da tosse”, indica quel sentimento di imbarazzo che dallo scoppio della pandemia colpisce chi si trova a dover tossire in pubblico. Del secondo termine invece ne abbiamo conosciuti tutti almeno un esemplare: i “virologi da poltrona”, infatti, sono tutte quelle persone che senza competenze specifiche sul tema ci tengono comunque a esprimere un’opinione su argomenti medici e strategici legati alla Covid-19. 

In tedesco sono nati termini come Maskentrottel e Todesküsschen. Il primo unisce le parole “maschera” e “sciocco” (…per usare un eufemismo): si parla ovviamente di coloro che non indossano la mascherina o la indossano in modo scorretto. Il secondo lemma invece unisce la parola “morti” con “bacio”, e indica la paura introdotta dalla pandemia di ricevere un bacio sulla guancia dai conoscenti.

Infine due parole nate in Francia: lundimanche, che unisce i corrispettivi di lunedì e domenica, e che sta a indicare l’impressione, percepita durante il lockdown, che i giorni si assomiglino tutti, e skypéros, che unisce il nome della nota piattaforma per videochiamate con l’abbreviazione di “aperitivi”, e indica quegli appuntamenti virtuali che si propongono di sostituire l’aperitivo dal vivo con una sua versione digitale.

Come segnalare i neologismi

Abbiamo visto che i nuovi termini, prima di diventare dei neologismi “ufficiali” di un determinato dizionario, vengono sottoposti a una valutazione dai redattori che analizzano il grado di utilizzo effettivo di quella parola. È però possibile proporre alle redazioni dei singoli dizionari delle parole da sottoporre a questa valutazione. Se pensate di conoscere una parola che merita di essere presa in considerazione, ecco i portali tramite i quali inviare le proposte (dopo aver controllato che il lemma non sia già presente):

Segnalazioni alla Treccani

Segnalazioni all’Accademia della Crusca

Libri consigliati