Anche quest’anno le porte delle scuole italiane si aprono. I consigli di Simonetta Tassinari, scrittrice e insegnante, per i genitori: “La nomea positiva o negativa di un certo istituto non va sottovalutata, ma neanche presa per oro colato, è bene cercare di sincerarsene di persona…”

Qualche purista (generalmente un prof di Lettere) arriccia ancora il naso e si domanda: “Non potremmo chiamarla giornata delle porte aperte, o giornata della scuola aperta?”, senonché “giornata delle porte aperte” non si usa, “open day” sì, e l’uso mantiene strettamente lo scettro del comando (piaccia o no). Anni fa iniziarono le università, poi le scuole superiori a spalancare a un pubblico interessato e curioso le loro aule, gli spazi educativi, i laboratori, le palestre, le attività, a presentare i propri insegnanti. É stata poi la volta delle Medie e delle Primarie, e ormai si può dire che, dove c’è scuola, c’è anche “open day”. Come accade in tutte le vicende umane, anche nell’organizzazione di un open day – magari con le migliori intenzioni- si corre, talvolta, il rischio di esagerare.

Ho sentito di scuole in cui gli insegnanti si autotassano per offrire un rinfresco ai genitori in visita, di altre che organizzano balletti, rappresentazioni o letture (da parte degli alunni più bravi) per evidenziare i lusinghieri risultati che si ottengono nel corso degli studi compiuti proprio lì, in quella sede; perfino, di lotterie (si vincono dei gadget con il logo della scuola) o di gare a premi, per i bambini, i ragazzi intervenuti e i loro genitori.

Tuttavia normalmente la presentazione di una scuola ai propri (si spera), futuri iscritti, avviene all’insegna di una maggiore sobrietà; al massimo si interviene con qualche lucidatura dell’ultima ora, come, del resto, si fa quando si attende un ospite. Ed ecco, il momento è adesso: la maggior parte delle scuole italiane sta per aprire i battenti; le iscrizioni si inoltrano a partire dal 16 gennaio e si chiudono il 6 febbraio; sono online, ma, per chi proprio non può accedere alla rete, resta comunque la facoltà di provvedere recandosi direttamente nelle segreterie. Conviene, alle famiglie, presentarsi agli open days, girare più di una istituzione scolastica, domandare, soppesare e valutare – con la ragione, e dati alla mano – la qualità di quella che si definisce “offerta formativa”, ma anche cercare di avvertire, tutto sommato, che aria tira in una certa scuola, se l’ambiente appare arcigno o accogliente, e i sorrisi forzati o spontanei? Senz’altro, sì. I vantaggi non sono pochi.

L’open day è un’occasione di incontro con il personale scolastico, in quel giorno a completa disposizione dei visitatori per soddisfare curiosità e interrogativi, sia sulle discipline di studio sia sui vari indirizzi in cui l’istituzione si suddivide; un conto è pensare, ad esempio, di essere portati per la matematica, un altro scoprire che le lezioni di matematica saranno impartite per tante ore alle settimana.

Durante l’open day si tocca “con mano” l’habitat nel quale i propri figli cresceranno fisicamente e si svilupperanno intellettualmente negli anni successivi (con un occhio alla sicurezza e alla salubrità dell’edificio, che non guasta mai). Si ha il modo di scambiare opinioni con altri genitori e, per i ragazzi, con altri coetanei; per i giovanissimi, di visualizzarsi in un “altrove” che li aspetta, perciò anche di elaborare un nuovo punto di riferimento che, insieme, dà il senso di una promozione non solo anagrafica, di un cambio di categoria che armonicamente si situa nel “diventare grandi”. Naturalmente, e poiché non si possono trascorrere le giornate migrando da una scuola all’altra, occorrerebbe compiere una pre-selezione, escludendo quelle di più scarso interesse. Compiuta una selezione di base (per esempio: solo i licei; oppure solo i professionali, nel caso delle superiori; solo le scuole di quartiere, se si parla di Primarie e di Medie, oppure le scuole nelle quali si insegnano due lingue straniere), un altro aspetto al quale i genitori danno molta importanza è la nomea di una scuola (e come dar loro torto?).

La nomea positiva o negativa di una certa scuola non va sottovalutata, ma neanche presa per oro colato; è bene cercare di sincerarsene di persona, anche perché non sempre quel che ha giovato o nociuto ad altri farà lo stesso effetto a noi; l’esperienza è sempre, o quasi, individuale, perché le situazioni, le circostanze e le persone non sono mai le stesse. Perciò bisogna fidarsi anche dei propri occhi, e del proprio personale giudizio.

Se si è alle prese con la scelta di una scuola superiore, impegnativa perché di durata quinquennale e tale, spesso, da determinare la direzione successiva degli studi, o il futuro settore lavorativo, dobbiamo fidarci indubbiamente della conoscenza che abbiamo dei nostri figli, dei loro gusti e inclinazioni, ma anche della loro capacità di impegnarsi, di essere costanti, di non crollare alla prima difficoltà. Insomma: ammesso che l’open day soddisfi noi, è il caso di calare tutto quel che abbiamo visto o sentito nella realtà di lei o di lui; se niente è mai garantito, è comunque poco probabile che tutto fili via liscio se i requisiti (anche minimi) che vengono richiesti non ci sono, oppure scarseggiano. È più ragionevole, e più rispettoso per i nostri figli, saper dire, se occorre, anche un “no”; e magari continuare a girare di scuola in scuola, fino all’ultimo open day…

L’AUTRICE – Nel 2015 Simonetta Tassinari ha pubblicato La casa di tutte le guerre, romanzo ambientato in Romagna nell’estate 1967. Nel 2016, sempre per Corbaccio, ha pubblicato La sorella di Schopenhauer era una escort, un libro per i genitori, per i ragazzi, per chi non è genitore e non è neanche un ragazzo, per i curiosi, per chi vuole sorridere, e leggere, della scuola italiana. Un ritratto divertente della generazione smartphone-munita. L’autrice, nata a Cattolica e cresciuta tra la costa romagnola e Rocca San Casciano, sull’Appennino, oggi vive da molti anni a Campobasso, in Molise, dove insegna Storia e Filosofia in un liceo scientifico. Ha scritto sceneggiature radiofoniche, libri di saggistica storico-filosofica e romanzi storici.
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