“La colpa al capitalismo” è la nuova raccolta di versi di Francesco Targhetta, che si configura come una coda poetica ideale di “Le vite potenziali” (il romanzo con cui ha vinto il Premio Selezione Campiello nel 2018). Nell’opera, oltre alle liriche, trovano posto anche veri e propri racconti in versi, capaci di descrivere un sentimento di malinconica resa alle cose odierne, e di ribellione e resistenza alla perdita – Su ilLibraio.it una selezione di poesie tratte dal volume…

A oltre un decennio dall’esordio con la silloge poetica Fiaschi (ExCogita, 2009), seguita dal romanzo in versi Perciò veniamo bene nelle fotografie (edito prima da Isbn nel 2012, e poi ripubblicato da Mondadori nel 2019), che rivelò l’insegnante di Lettere e dottore in Italianistica Francesco Targhetta (Treviso, 1980) tra le principali voci della generazione precaria e paralizzata affacciatasi alla vita adulta negli anni ’10, La Nave di Teseo porta ora in libreria la sua nuova raccolta di liriche, intitolata La colpa al capitalismo.

Abitata da personaggi isolati e vulnerabili, sospesi tra strategie d’esistenza e tentativi d’amore, disseminati lungo paesaggi labili dai profili industriali, in un orizzonte geografico erede del nord-est di Deserto Rosso, l’opera racconta la solitudine, il senso di competizione e “l’estensione della lotta” sotto la morsa del tardo capitalismo, vessato ulteriormente dalla pandemia.

Mezzo busto dell'autore Francesco Targhetta

Francesco Targhetta

La colpa al capitalismo si configura così come una coda poetica ideale di Le vite potenziali, il romanzo con cui Targhetta ha vinto il Premio Selezione Campiello nel 2018 dopo essersi aggiudicato nel 2014 il Premio Delfini e il Premio Ciampi (da cui la plaquette Le cose sono due, Valigie Rosse, 2014), e ne condivide anche la costruzione corale in cui trovano posto, accanto alle poesie, veri e propri racconti in versi, capaci di dissezionare con lingua asciutta, narrativa e precisa un sentimento di malinconica resa alle cose odierne e di ostinata perlustrazione delle più sobrie forme di ribellione e resistenza alla perdita.

Copertina del libro La colpa al capitalismo di Francesco Targhetta

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, pubblichiamo una selezione di poesie tratte dal volume:

Shelf life

C’è la vita cellulare che perdura
(per quanto ancora?)
e la vita da scaffale
che è finita.

Lo intuisce un sabato di pioggia
ritornando dopocena dal mare,
la pelle del colore della merce
sfiancata dietro una vetrina al sole.

Qual è, si chiede, la fine
dei cartoni di latte invenduti?
Dei biscotti troppo a lungo esposti
rimpiazzati da altri più freschi?
Del vassoio di straccetti di pollo
scaduti da due settimane?

Sua madre
li dava in pasto al cane.

Compensare Costanza

Condotta monacale e Kafka in macchina
per pause pranzo con la borsa frigo,
mute le chat che la uniscono al mondo
in un vincolo di vizze ghirlande.

Eppure al di là di quel sole
c’è sempre attorno a lei qualcosa
che esplode,
che formicola febbrile
svanendo nell’aria, e le rode
ogni sera goderne i bengala
in un muto soliloquio di brodo e di lana.

Tutta la vita a cui rinuncia
si rovescia su chi le vive accanto
come ad ogni schianto dell’inverno
la neve sulle gronde.

Necessità dell’odio di classe

Solo una differenza, in fondo, noti,
passato in breve dall’Arcella
clandestina ai porfidi in cotto
dei vicoli centrali, ed è che le liti
furiose dalle macchine (i parcheggi,
uno striscio, le precedenze)
avvengono, qua, in italiano perfetto.

E poi senti che nessuno se ne va
violento come avrebbe voluto.

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A)

Sceglie sempre, all’asta del fantacalcio,
il rigorista della Fiorentina:
ha tutto un sistema di vita, Sancho,
basato su consuetudini eccentriche.

Tuttavia è norma che passi inosservato:
chiama i camerieri a voce troppo bassa,
si sente in imbarazzo quando altri lo sono,
maledice sé stesso se si trova a essere
lui nei treni a dover aprire la porta,
farebbe volentieri a meno di esistere
se non fosse che spesso si sente felice.

Il cono d’ombra è il suo vero habitat:
ama Beatrice, che mai se n’è accorta.

Come quelli che nei test a crocette
segnano sempre la risposta A),
Sancho ha deciso di accontentarsi:
meglio azzeccarci per caso ogni tanto
che fallire con scrupolosità.

La ballata dei condomini inesplosi

Gli ecomostri, al mattino presto,
con la dinamite sui litorali,
mentre collassano tu li invidi,
perché obbediscono, è chiaro,
a un destino
che tenevano dentro da sempre.

Riescono, loro, nel compito arduo
che mai a te sarà dato di adempiere,
tu che sfiori nella sera, da solo,
i condomini di facce sbiadite
su cui finivano le città,
e vedi che nessuno ormai si cura
di accomodarli o ridare la calce,
a nessuno nemmeno interessa
tirarli giù

ma nelle serrande che al buio
scendono
lo vedi quanto loro
lo vorrebbero.

(continua in libreria…)

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