“Va spiegato come stanno davvero le cose, gli editori non trattengono nulla. In ogni caso, il mio gruppo ha abbassato i prezzi…”. L’intervista de IlLibraio.it a Riccardo Cavallero, che fa chiarezza su Iva e abbassamento dei prezzi dei testi digitali e parla delle prospettive del mercato. Ma al manager abbiamo anche chiesto conto delle voci di possibili alleanze tra Segrate ed Rcs Libri…

Riccardo Cavallero, numero uno del gruppo Mondadori Libri, non ce l’ha tanto con le proteste di molti lettori in rete, che in queste ore sui social network si stanno lamentando perché il prezzo degli e-book non sarebbe diminuito nonostante il successo della campagna #unlibroèunlibro (promossa dagli editori italiani con il sostegno del ministro dei Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini, ndr) e, soprattutto, dopo che a fine dicembre è stata approvata la Legge di Stabilità, contenente l’emendamento del Governo che equipara l’Iva sugli e-book a quella sui libri cartacei (4%).

In realtà Cavallero, intervistato da IlLibraio.it, ci tiene a fare chiarezza sull’argomento, su cui hanno scritto molte testate in questo inizio d’anno: “Cominciamo col dire che, come gruppo Mondadori (oltre al marchio omonimo, quindi, vanno considerati Einaudi, Piemme, Sperling & Kupfer, Frassinelli ed Electa, ndr), già a fine dicembre abbiamo deciso un abbassamento medio dei prezzi per gli e-book a partire dal 7 gennaio 2015, con l’obiettivo di promuovere il mercato digitale in Italia, dove siamo in evidente ritardo. In particolare, almeno fino alla fine di quest’anno, tutti gli e-book del gruppo non costeranno ai lettori più di 9.99 euro”. In media, il prezzo delle novità è stato abbassato di un euro. “In generale, abbiamo calcolato che mediamente gli e-book del gruppo vengono a costare il 12% in meno”.

A proposito del ritardo del mercato e-book nel nostro Paese, Cavallero la mette giù così: “A fine 2014, anche se per noi, ad esempio, la quota è superiore, in media in Italia il digitale vale poco meno del 4% del mercato. Se entro due anni non si arriva al 10/15%, anche grazie a quest’abbassamento dei prezzi, allora ci sarebbe poco da dire, e si dovrebbe concludere che da noi questo mercato non è decollato”. Ovviamente il gruppo Mondadori (e anche gli altri editori, come pure i portali, grandi e piccoli) si augurano che le cose migliorino rapidamente.

Ma il numero uno di Libri Trade Mondadori ci tiene a tornare sulla questione dell’Iva, per dimostrare che gli editori non stanno “trattenendo nulla”. Spiega il manager: “Fino al 31 dicembre l’Iva per i servizi si applicava a seconda del Paese. Se, ad esempio, il portale e-commerce di turno ha sede in Lussemburgo, l’Iva era pari al 3%. Paradossalmente, quindi, per i colossi come Amazon, Apple e Kobo l’Iva è aumentata, passando dal 3 al 4%. Al contrario, per i portatali italiani è effettivamente diminuita”. Cavallero argomenta: “Va considerato che, nel mercato e-book italiano, le piattaforme con sede all’estero rappresentano una quota pari a circa il 70% del fatturato totale. Mediamente, dunque, tra piattaforme estere e italiane l’Iva media era pari al 7%. Dunque, per gli editori italiani si è abbassata dal 7 al 4%, di 3 punti percentuali”.

Fatta chiarezza sull’Iva, non possiamo non chiudere l’intervista chiedendo conto a Cavallero delle insistenti voci di possibili futuri accordi tra Segrate e il gruppo Rcs Libri (dopo l’alleanza tra Penguin e Random House, anche l’Italia avrà il suo super-gruppo?) nate dopo che il Cda di Mondadori nelle scorse settimane ha approvato la costituzione della società Mondadori Libri (qui i dettagli). Il manager, però, preferisce non commentare. Mentre, a proposito dell’articolo di oggi di MilanoFinanza (non entriamo nei dettagli tecnici, in cui entra invece il giornale specialistico, ndr), secondo cui, in definitiva, la newco ha un valore complessivo oscillante tra 377 e 471 milioni di euro, per Cavallero questa è “un’ottima notizia che i libri, nonostante tutto, siano ancora valutati così bene…”.

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