Taglia i cartelli smaltati, ricompone i segnali, li traduce in segni, in poesie. E il risultato è sorprendente. Una monografia dedicata all’artista francese Fernando Costa, autodidatta

Un’elegante e curata monografia – scritta da Johan-Frédérik Hel Guedj e pubblicata dal marchio 5 Continents Editions – dedicata all’artista 45enne Fernando Costa, che trasforma oggetti che tutti conosciamo: i cartelli stradali.

ferdinando costa

Costa, francese, autodidatta, vive e lavora nel Périgord, vicino a Sarlat: taglia i cartelli smaltati, ricompone i segnali, li traduce in segni, in poesie. E il risultato è sorprendente. I suoi quadri, come ama definirli, sono di metallo. Alcuni sono figurativi, cugini della Pop Art, e mettono in scena personaggi e momenti tragici (o comici) che hanno toccato lo scultore nel corso della sua vita: Simone Veil, Robert Badinter, il ciclista Tom Simpson, i Beatles, Josephine Baker (la “Venere d’ebano” che ha vissuto in Dordogna, dal 1937 al 1969). Altri giocano con un’astrazione figlia dei cubisti e della musica meccanica di Edgar Varèse. Tutti testimoniano una libertà, un movimento, un’energia, un gioco fisico di colori primari.

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Il suo percorso artistico è stato alquanto atipico: nel 1991 è steward di bordo sulla Queen Elizabeth 2, nel 2015 gli viene dedicata una mostra a Biarritz. Dal 1998 raccoglie vecchi cartelli stradali, in Francia e non solo. Nel 2013 è il diciottesimo artista al mondo selezionato per l’Art Car della 24 ore di Le Mans, una consacrazione dopo Calder, Warhol, César, Arman e Jeff Koons.

Ferdinando Costa

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