Dopo “La storia di Cesare – Scegliere a occhi chiusi la felicità”, Valentina Mastroianni torna con la toccante storia di suo figlio in “E voleremo sopra la paura” – Su ilLibraio.it un estratto dal libro, che inizia così: “Mi mancano molte delle persone che ci hanno lasciato lungo questa maratona. Ma ho imparato a farne a meno, un po’ alla volta…”
Arriva in libreria per DeAgostini il nuovo libro di Valentina Mastroianni, E voleremo sopra la paura. Noi e Cesare, mano nella mano, il racconto commovente di una madre e della sua famiglia alle prese con la malattia del figlio minore, Cesare.
Da tempo, l’autrice e divulgatrice Valentina Mastroianni mostra la propria quotidianità su Instagram dove la sua pagina @la_storia_di_cesare conta quasi 350 mila follower.
Già nel 2023, Mastroianni aveva raccontato la sua vita, e quella della sua famiglia, in un libro di successo per la forza e la tenerezza trasmesse: La storia di Cesare. Scegliere a occhi chiusi la felicità (DeAgostini), nel quale assistiamo alla scoperta da parte della famiglia – Valentina, Federico e i primi due figli – alla diagnosi di neurofibromatosi (una rara patologia genetica) per il più piccolo di casa, Cesare.
Ora torna e prosegue quel racconto così intimo: in E voleremo sopra la paura, infatti, leggiamo di Valentina, Federico, Ale, Terry e Cece, e di quei momenti difficili in ospedale ma leggiamo anche delle gite e delle feste per provare a sorridere ancora. Tra i ricordi del passato e la necessità di fare i conti con il progredire della malattia, Valentina Mastroianni mette in luce i suoi dubbi, le sue incertezze e soprattutto le sue cicatrici.
Ma fortunatamente, al fianco di Valentina troviamo ancora la sua famiglia, piena di amore e consapevole che “a volte è necessario riconoscere i propri limiti e chiedere aiuto”.
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Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:
Mi mancano molte delle persone che ci hanno lasciato lungo questa maratona.
Ma ho imparato a farne a meno, un po’ alla volta.
Così come ho imparato a fare a meno di un sacco di altre cose: l’affetto di mia madre, la presenza di una figura paterna sana e protettiva, un porto in cui rifugiarmi quando il mare diventa cattivo, la vicinanza di mio fratello.
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Forse ha ragione chi dice che la felicità ha un prezzo da pagare. Se è davvero così, il mio è stato alto. Il nostro, come famiglia, lo paghiamo tutti i giorni.
Ricordo che, alla scuola elementare, c’era una maestra che piangeva sempre. Avrei scoperto solo più avanti che stava attraversando una fase di profonda depressione. Conservo questa immagine di lei che piangeva di continuo, un po’ come facevo io all’epoca, e che si nascondeva dietro la lavagna per non farsi vedere da noi alunni, con scarsi risultati.
Ogni volta che, in questi anni, mi è tornata in mente la mia maestra e il suo mal di vivere, mi sono detta che non avrei mai voluto arrivare a quel punto.
Ma la verità è che non esiste una formula magica che ci protegga dal dolore. Non c’è un colpo di spugna che possa lavar via i ricordi più brutti dalla nostra mente.
Non ci si salva stando fermi, e non c’è nessuno che possa salvarci al posto nostro, se non siamo i primi a volerlo.
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Dopo la pessima esperienza alle elementari, quando arrivai alle medie ero diventata un po’ più sicura di me. Forse anche più consapevole di chi ero. Valentina Mastroianni, una ragazzina che, in qualche modo, era riuscita a sopravvivere agli abusi di suo padre, che per fortuna stavano per avere una fine. Mio padre, infatti, sarebbe sparito temporaneamente dalle nostre vite da lì a poco. Mi chiedo cosa sarebbe stato, se non si fosse dileguato in quel periodo. Per quanto tempo avrebbe continuato a violare il mio corpo. E io? Glielo avrei permesso ancora? Avrei finalmente trovato il coraggio di oppormi?
Non saprei dirlo. Ma il passaggio alla preadolescenza, con la sparizione di mio padre, sancì il primo momento in cui cominciai a riprendere in mano la mia vita. Indossai la mia cara armatura, invisibile e impenetrabile, dentro la quale mi sarei rifugiata per anni. Dentro ero un reticolo di cicatrici, fuori tutta d’un pezzo. Volevo che le persone capissero che non potevano fare ciò che volevano con i miei sentimenti.
Ma da qualche parte dentro di me, in fondo, molto in fondo, c’era ancora quella bambina che chiedeva soltanto un po’ d’amore.
«Vale, stai ferma così. È l’attimo perfetto per scattarti una foto.»
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Federico mi ha raggiunta alle spalle, l’obiettivo puntato verso di me. Mi volto, lo guardo e sorrido. Un secondo dopo, ecco arrivare i miei figli. Mi circondano, io mi sposto per accoglierli tutti e tre, e il momento perfetto è già finito.
Non m’importa.
Loro sono tutto l’amore che ho perduto. E quello che, così a lungo, ho desiderato.
(continua in libreria…)
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Fotografia header: Valentina Mastroianni, foto di Juan Carlos Marzi