Chiuse ormai da settimane, le librerie (e le cartolibrerie) potranno riaprire, ovviamente rispettando i protocolli di sicurezza, a partire da martedì 14 aprile. Lo ha annunciato il premier Giuseppe Conte. In Lombardia, invece, con la nuova ordinanza firmata dal governatore Attilio Fontana, viene vietata la riapertura. Sulla stessa linea anche il Piemonte e la Campania. No alla riapertura anche a Piacenza e Rimini. Nel Lazio la riapertura slitta invece al 20 aprile. E intanto si apre un confronto tra i librai, non tutti convinti… – I dettagli

Chiuse ormai da settimane, le librerie (e le cartolibrerie) potranno riaprire, ovviamente rispettando i protocolli di sicurezza, a partire da martedì 14 aprile. Lo ha annunciato il premier Giuseppe Conte, presentando il nuovo dpcm, con cui ha comunque prorogato fino al 3 maggio gran parte delle restrizioni già in vigore.

“Non è un gesto simbolico ma il riconoscimento che anche il libro è un bene essenziale”, commenta via Twitter il ministro dei Beni e le Attività Dario Franceschini.

Nelle scorse difficili settimane tante librerie da Nord a Sud hanno puntato sul servizio di consegna a domicilio (è anche nato un progetto, “LibridaAsporto”, attraverso cui molte case editrici finanziano le consegne dei negozi aderenti). E non sono mancati gli appelli e le prese di posizione per chiedere la riapertura (“perché le tabaccherie sì e le librerie no?”). Certo, ora ci sarà da capire come si riorganizzeranno librai e libraie. E come si riorganizzerà la filiera del libro alla luce di questa novità.

Non solo: come vedremo, a seguito della decisione del governo non sono mancate le ordinanze a livello regionale e locale, come pure le divisioni tra gli stessi librai.

Il “no” della Lombardia

All’indomani dell’annuncio di Conte, è infatti arrivata la decisione della Regione Lombardia. Nella nuova ordinananza firmata dal governatore Attilio Fontana, come riporta Open, viene concessa la vendita di articoli di cartoleria, fiori e piante, ma solo “all’interno degli esercizi commerciali che vendono alimentare o beni di prima necessità”, ai quali era già concessa l’apertura. In Lombardia restano quindi chiuse quindi le librerie (i libri possono essere venduti solo nei supermercati e nelle edicole). Continuano a essere permesse le consegne a domicilio.

No anche dal Piemonte e dalla Campania…

Sulla stessa linea della Lombardia anche il Piemonte e la Campania.

Le altre decisioni a livello regionale…

Nella nuova ordinanza firmata dal presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini si legge che a Piacenza e Rimini (e relative provincie), come pure a Medicina e nella frazione di Ganzanigo, la riapertura delle librerie non è consentita.

Nel Lazio, invece, la riapertura delle librerie slitta al 20 aprile.

Il commento del presidente dei librai

Arriva il commento a caldo dell’Associazione Librai Italiani. Spiega il presidente Paolo Ambrosini: “Bene la riapertura delle nostre librerie, ma siamo consapevoli che questa riapertura non ci ridarà gli oltre 25 milioni persi in questo primo mese. Per questo chiediamo l’istituzione di un Fondo speciale con contributi a fondo perduto. Come associazione stiamo già lavorando per dare tutte informazioni necessarie alla rete delle librerie per organizzare in sicurezza la riapertura dei negozi, in pieno rispetto delle normative igienico sanitarie a tutela nostra, dei nostri collaboratori e dei clienti“.

Il dibattito tra i librai sulla riapertura e i dubbi in una lettera aperta

La decisione del governo ha aperto una discussione non solo sui social, ma anche tra i librai stessi. La rivista minimaetmoralia pubblica a questo proposito la lettera aperta, frutto del lavoro collettivo di discussione e confronto sviluppato all’interno del gruppo LED – Librai Editori Distribuzione in rete, “sperando di poter contribuire a un dibattito costruttivo sulla riapertura delle librerie a partire dal 14 aprile: “Come libraie e librai siamo contenti di questa improvvisa attenzione al nostro lavoro, ma ci sarebbe piaciuto ci fosse stata anche prima delle misure governative per il contenimento della pandemia e, soprattutto, ci piacerebbe ci fosse dopo: se siamo dei luoghi essenziali del tessuto culturale italiano, allora sarebbe il caso che questa funzione ci fosse riconosciuta sempre e in modo strutturale, attraverso una serie di misure economiche a sostegno delle nostre attività nel quotidiano”, si legge. Seguono una serie di dubbi: “Sono state previste delle indicazioni precise per la sicurezza del nostro lavoro, come l’adozione di specifici dispositivi? E nel caso: quali? Il lavoro del libraio, infatti, prevede un tempo lungo della comunicazione verbale faccia a faccia, una pratica che, se non precisamente regolata, comporta in questo momento degli evidenti rischi di sicurezza sanitaria. Inoltre è buona abitudine di chi frequenta le librerie prendere, toccare, manipolare una gran quantità dei libri presenti sui nostri scaffali. È stata pensata una procedura per la sanificazione di libri e ambienti? Senza contare l’inevitabile ripresa dell’attività di tutti i lavoratori (corrieri, logistica, promotori ecc.) coinvolti nel funzionamento della filiera e la cui salute va tutelata al pari di quella di chiunque altro”. E più avanti: “In questo momento sono attive delle misure di welfare (possibilità di cassa integrazione straordinaria, accessi a contributi pubblici, agevolazioni fiscali) pensate per contribuire alla sostenibilità economica degli esercizi commerciali. Quali certezze abbiamo che queste misure verranno mantenute anche dopo la riapertura ‘simbolica’?”. Le librerie firmatarie sono oltre 150, al momento in cui scriviamo.

Il commento del presidente dell’Associazione Italiana Editori alla decisione del governo sulle librerie

“Bene e giusto che i librai possano riaprire. Ma per uscire dalla crisi indispensabili gli aiuti di emergenza”. Il presidente dell’Associazione Italiana Editori, Ricardo Franco Levi commenta positivamente la scelta di consentire la riapertura delle librerie già dopo Pasqua. “Naturalmente – spiega Levi – spetta alle singole librerie l’ultima parola sulla riapertura dei loro esercizi, a tutela della salute dei clienti e dei librai, valore primario per noi tutti”. “Riaprire le librerie è un primo passo perché il mondo del libro possa tornare alla normalità e uscire dalla gravissima crisi nella quale tutti ci troviamo. Per questo, sono indispensabili gli aiuti di emergenza che insieme, editori e librai, abbiamo chiesto e che confidiamo siano immediatamente messi in campo con il prossimo provvedimento di sostegno all’economia” sottolinea il presidente dell’Aie.

“Avete dimenticato il libro”

Nelle settimane dell’emergenza covid-19 le vendite di libri sono infatti crollate (compensate solo in minima parte dall’aumento delle vendite di ebook), e nel mondo dell’editoria la preoccupazione è cresciuta di giorno in giorno.

Non sono mancati gli appelli al governo da parte delle associazioni di categoria. Per citare solo l’ultimo, ieri, a seguito dell’approvazione in Parlamento del Decreto Cura Italia, proprio la stessa Associazione Italiana Editori è tornata a denunciare – attraverso la voce del presidente Levi e dei quattro suoi vicepresidenti Andrea Angiolini (presidente del gruppo Accademico Professionale), Giovanni Bonfanti (presidente del gruppo Educativo), Diego Guida (presidente del gruppo Piccoli Editori) e Marco Tarò (presidente del gruppo degli Editori di Varia), “la mancanza di aiuti specifici per il mondo del libro nelle prime misure varate per far fronte all’emergenza”.“L’editoria italiana, che non ha mai ricevuto aiuti diretti, è oggi allo stremo. Siamo sicuri che il governo interverrà nel decreto di aprile con un fondo a sostegno. Non possiamo permetterci, quando ripartiremo, un mondo senza libri”.

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