“Tempo da elfi” è il nuovo romanzo scritto a quattro mani da Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli. Quest’ultimo, tra i maestri del noir italiano, su ilLibraio.it riflette: “Oggi il genere non è più osteggiato, anzi, più mettiamo in vacca questa nostra epoca, meglio è…”

Quando, con la scrittura, sto per affrontare un argomento duro, mi fermo e mi chiedo che senso abbia, oggi, scrivere un romanzo giallo. D’ora in poi, noir, che piace di più agli autori, ai lettori e all’editore. Penso ai classici dell’hard boiled, Dashiell Hammett e Raymond Chandler, tanto per restare ai capostipiti. Erano gli anni venti e trenta del ‘900 e quei due non ebbero vita facile perché mostravano il volto nascosto della loro società. La cosa non era gradita a chi sosteneva che un mondo tanto ricco e felice, per tutti, non s’era mai visto. Quindi accontentatevi.

Quei due continuarono a non accontentarsi. Penso a loro e mi chiedo se abbia senso scrivere un noir. Oggi il genere non è più osteggiato, anzi, più mettiamo in vacca questa nostra epoca, meglio è.

Potete fare una prova. Cercate su internet immagini di hard boiled. Le prime che vi appariranno saranno sette foto di uova (forse) troppo cotte.

È di quelle che scriviamo? Di uova?

In realtà il genere, nei suoi autori più significativi, quelli che poi contano, non è cambiato molto dalle origini ai giorni nostri. Continua a raccontare la parte della società che sarebbe meglio restasse occulta. È cambiato il rapporto fra il lettore e il racconto. Il lettore si è adeguato ai misfatti, i quali ormai passano come avvenimenti usuali. A volte addirittura necessari per l’equilibrio sociale. È cambiata la posizione della critica nei confronti del noir. Un tempo lo si osteggiava e lo si relegava ai confini della letteratura. Avevano addirittura coniato un vocabolo: paraletteratura. O letteratura di consumo. Oggi non solo è letteratura senza equivoci, ma lo si celebra e lo frequentano scrittori di fama.

Qualcosa non va. Per me, però, non è facile lasciare una strada letteraria imboccata cinquanta e più anni fa e continuo a illudermi che, chissà?, qualcuno potrebbe ancora leggere fra le righe del nostro (di Guccini e mio) noir che in questo mondo internetizzato, googleizzato, twitterizzato, facebookizzato, sterilizzato e di uova sode, non va poi così bene come vogliono farci credere.

Che ci posso fare? Sono cresciuto allevato con una cultura sbagliata. Letture sbagliate hanno condizionato le mie scelte e mi trascino ancora così, fra un Sarti Antonio, sergente, che si arrabatta in Uno sterminio di stelle e di luoghi comuni (stereotipi, per intenderci) e un Poiana, al secolo Marco Gherardini ispettore della forestale… Scusate, dell’ex forestale, che adesso non abbiamo neanche più quella.

Con un ex forestale che vuol troppo bene alla natura e non capisce le maggiori ragioni di Stato (quale Stato?), per cui va avanti seguendo la propria coscienza.

Oppure con un Bendetto Santovito, maresciallo dei carabinieri confinato in un paese sperduto sull’Appennino per non aver voluto rinunciare alla propria dignità. Va bene, eravamo negli anni del fascismo, della guerra e della Resistenza, ma la dignità è sempre dignità. O no?

Nonostante tutto il noir continua a piacerci, a Guccini e a me, visto che ancora leggiamo gli autori che ci interessano. Per me si tratta di una specie di masochismo intellettuale. Del tipo morettiano: continuiamo farci del male. Per Francesco non so visto che addirittura legge i romanzi che io scrivo da solo. Una prova indiscussa di amicizia. O masochismo morettiano anche per lui?

Assieme abbiamo raccontato e raccontiamo due personaggi e due periodi storici per cercare di capire come siamo cambiati noi, come sono cambiati i luoghi che ci sono cari e il mondo nel quale ci è benignamente concesso vivere. Soprattutto cerchiamo i motivi di quei come. Chissà se ci siamo riusciti. Chissà se ci riusciamo ancora. Vedremo con quest’ultimo Tempo da elfi.

Tempo_da_elfi

IL LIBRO E GLI AUTORI – Le stagioni si avvicendano sempre uguali a Casedisopra, fra la tabaccheria della Nerina e le due caserme – dei Carabinieri e della Forestale – che invano vigilano sul bar-trattoria di Benito, dove anche quando la stagione della caccia è chiusa il maiale servito in tavola ha un curioso retrogusto di cinghiale…
Eppure ultimamente qualcosa sta cambiando. In paese compaiono ragazzi e ragazze dagli abiti colorati, calzano sandali di cuoio intrecciati a mano e vendono i prodotti del bosco e della pastorizia: sono gli Elfi, che vivono in piccole comunità isolate sulla montagna, senza elettricità, praticando il baratto e ospitando chiunque bussi alla loro porta senza porre domande. Forse potranno essere loro a prendersi cura del territorio appenninico, sempre più trascurato e spopolato, mentre sul corpo della Forestale incombe il destino di venir riassorbito nell’arma dei Carabinieri?
Marco Gherardini, detto Poiana, ispettore della Forestale, non fa in tempo a immalinconirsi con questi pensieri che ecco, nell’aria risuonano due spari proprio quando nemmeno i cacciatori avrebbero licenza di esploderli. E di lì a poco, ai piedi di un dirupo viene trovato un cadavere: proprio un giovane elfo, si direbbe.
Inizia per Poiana l’indagine più difficile della sua carriera. Perché potrebbe essere l’ultima, ma non solo: perché si troverà a sospettare degli amici più cari, perché dovrà ammettere che l’intuito femminile può essere imbattibile, perché per trovare la direzione giusta dovrà essere pronto a perdersi nel bosco…

Francesco Guccini è nato a Modena nel 1940. Cantautore-poeta e scrittore, è un mito per generazioni di italiani. Esordisce nel 1989 con Cròniche Epafániche per pubblicare poi: Vacca d’un cane (1993), Racconti d’inverno (1993; con Giorgio Celli e Valerio Massimo Manfredi), La legge del bar e altre comiche (1996), Cittanòva blues (2003), i due volumi del Dizionario delle cose perdute (2012 e 2014) e Un matrimonio, un funerale, per non parlar del gatto (2015) che – così come il disco L’ultima Thule con cui ha concluso la sua carriera musicale – hanno avuto uno straordinario successo di pubblico.
Loriano Macchiavelli, bolognese, è un maestro riconosciuto del noir italiano e il creatore di Sarti Antonio, uno dei più popolari poliziotti della nostra narrativa italiana. Ha all’attivo più di 30 romanzi, oltre a opere teatrali e sceneggiature per il cinema e la tv.
Guccini e Macchiavelli, insieme, hanno scritto per Mondadori la raccolta di racconti Lo spirito e altri briganti (2002) e i romanzi gialli Macaronì (1997), Un disco dei Platters (1998), Questo sangue che impasta la terra (2001), Tango e gli altri (2007), Icaro (2008), Malastagione (2011) e La pioggia fa sul serio (2012).

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