Quali strategie utilizzare per avvicinare ai libri una generazione il cui universo comunicativo è legato molto più agli strumenti digitali che alla carta? Su ilLibraio.it le riflessione di Gino Roncaglia, che affronta da un punto di vista non scontato un tema di cui si parla ormai da anni, e spiega perché “la strada della promozione digitale della lettura (indipendentemente dai supporti usati) è oggi – e nell’immediato futuro – assai più promettente ed efficace della promozione della lettura digitale…”

Qualche settimana fa sono stato a Vaslui, in Romania, ospite di un’efficiente scuola locale: architettura neoclassica, orchidee alle finestre, soffitti con stucchi, pareti color ocra pitturate di fresco, poster sulle molte attività in corso, aula informatica foderata da pannelli di legno (un po’ retrò, ma ben attrezzata), biblioteca d’istituto abbastanza tradizionale il cui grande tavolo centrale ospitava un ricco buffet di benvenuto, grande aula magna per le riunioni.

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Figura 1 – Al lavoro sulla lettura aumentata, nella biblioteca scolastica della Scoala Gimnaziala ‘Constantin Parfene’, Vaslui (Romania)

Occasione della visita, il secondo incontro dei partner di un progetto europeo Erasmus+ sulla promozione della lettura fra i giovani (9-15 anni). Il progetto si chiama The Living Book, e unisce partner abbastanza eterogenei sia per natura sia per provenienza: quattro scuole (oltre a quella romena, partecipano scuole da Cipro, Estonia e Portogallo), due università (una cipriota e una portoghese), un ente locale (il Comune di Vicenza), un’associazione culturale (il Forum del libro, che rappresentavo assieme a Maria Teresa Carbone e Francesca Sabatini) e un’azienda inglese – Gryd – che lavora su formazione e nuove tecnologie.

Al centro del progetto, le strategie da utilizzare per avvicinare alla lettura una generazione il cui universo comunicativo è legato molto più agli strumenti di rete che alla carta. Tema di per sé non certo originale, ma affrontato – soprattutto per merito di una felice intuizione iniziale di Roberta Morosillo – da un punto di vista che mi pare molto promettente e tutt’altro che scontato.

Ne ho parlato in forma un po’ più ‘accademica’ nel mio ultimo intervento al convegno delle Stelline[1]; vorrei invece proporre in questo intervento qualche considerazione più generale e di contesto, per spiegare come mai la prospettiva adottata mi sembra interessante e immediatamente rilevante per chi si occupa di promozione della lettura. Nel prossimo intervento presenterò invece alcune delle idee concrete sulle quali stiamo lavorando.

Per inquadrare meglio il tema, è forse utile partire da una riflessione introduttiva. Il rapporto fra ecosistema digitale e promozione della lettura può essere considerato sotto due prospettive abbastanza diverse:

– come promozione della lettura digitale (dando per scontato che l’ambiente digitale sia quello più naturale per le giovani generazioni, e concentrando quindi l’attenzione sul settore dell’editoria elettronica, su libri elettronici e contenuti digitali, sui relativi dispositivi di lettura, sugli ostacoli di vario genere che possono limitare l’accesso o l’efficacia all’ecosistema della lettura on-line e sulle politiche utili a rimuovere tali ostacoli); oppure
– come promozione digitale della lettura, senza limitarsi necessariamente alla lettura di contenuti digitali ma considerando piuttosto il digitale come l’ambiente comunicativo in cui si svolge l’attività di promozione, e dunque di avvicinamento fra contenuti e lettori.

La prima prospettiva è quella assunta ad esempio dal documento Promoting Reading in the Digital Environment realizzato dalla Direzione generale dell’istruzione, della gioventù, dello sport e della cultura della UE, ed è comune alle molte esperienze di uso di libri elettronici a scuola. La seconda è alla base di altre tipologie di esperienze, anch’esse abbastanza diffuse in ambito scolastico, come la realizzazione di booktrailers o di blog letterari, o la sollecitazione all’uso di piattaforme di social reading.

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Figura 2 – Il documento europeo ‘Promoting Reading in the Digital Environment’

Le due strategie non sono ovviamente incompatibili, ed è anzi senz’altro utile integrarle. Per capire meglio la loro relazione reciproca va però considerato che la lettura digitale – certo diffusissima fra i giovani – riguarda oggi prevalentemente contenuti diversi dalla forma-libro. Tutte le statistiche sulle diete mediatiche giovanili ci dicono che il tempo impegnato nel leggere libri è molto minore di quello impegnato su web, social network e sistemi di messaggistica (e dunque su contenuti fortemente granulari), e che il tempo impegnato nella lettura di libri elettronici resta comunque anche per le giovani generazioni sensibilmente minore di quello impegnato nella lettura di libri su carta.

Ci sono diverse ragioni che spiegano questo dato: l’ambiente di lettura digitale e i relativi dispositivi sono assai giovani, e le caratteristiche più innovative del digitale (multicodicalità, interattività) riguardano per ora più i contenuti granulari che quelli strutturati e complessi, e in particolare la forma-libro. La realizzazione di libri elettronici aumentati di buona qualità richiede – fra l’altro – authoring tools ancora poco sviluppati, investimenti consistenti, competenze in parte da costruire; fa riferimento a standard non del tutto maturi e poco supportati dai software di lettura; avviene su dispositivi per molti versi ancora insoddisfacenti; prevede troppo spesso l’uso di meccanismi di protezione tutt’altro che amichevoli, in un contesto di mercato caratterizzato da molte resistenze e scarsa propensione all’innovazione.

La stessa lettura digitale di libri tradizionali è penalizzata da molti dei limiti appena considerati: dai meccanismi di DRM alla situazione ancora immatura dei dispositivi di lettura, divisi in due famiglie diverse (smartphone e tablet da un lato, e-reader a inchiostro elettronico dall’altro) ciascuna delle quali presenta vantaggi e svantaggi specifici, senza riuscire a proporsi come base per un’esperienza di lettura realmente migliore di quella su carta; dai prezzi, non realmente competitivi rispetto all’editoria tradizionale, ai software di lettura, ancora poco efficaci – e privi di standard effettivamente condivisi – anche per quanto riguarda operazioni fondamentali per qualunque lettore non occasionale, come la gestione delle annotazioni.

D’altro canto, l’ecosistema dei contenuti granulari è di norma gratuito, integra in maniera assai più efficace codici comunicativi diversi, risulta assai più facilmente accessibile, ha il fascino della novità e della rottura con la tradizione, ed è quasi interamente basato sulla condivisione di contenuto generato dagli utenti, che diventano protagonisti attivi dello scambio comunicativo.

È facile capire che in questa situazione anche (e forse soprattutto) fra le giovani generazioni la lettura digitale di contenuti strutturati e complessi – e in particolare di contenuti che si collegano direttamente alla tradizione della forma-libro – soffre di un handicap difficilmente superabile.

Ed è anche facile capire che – ferma restando la necessità di eliminare ogni ostacolo al libero accesso alla rete e alla costruzione delle competenze di information literacy necessarie per utilizzarla al meglio e consapevolmente – attività specifiche di promozione della lettura di contenuti granulari non hanno molto senso: le giovani generazioni sono già immerse in un ecosistema comunicativo fatto prevalentemente proprio di questi contenuti. Quel che si dovrebbe promuovere è semmai la riconquista anche in digitale di contenuti strutturati e complessi: compito tuttavia abbastanza diverso e ben più ampio della sola promozione della lettura di libri elettronici.

La promozione della lettura digitale dunque non solo non può bastare, ma per il momento – se adottata come strategia prevalente – può addirittura rivelarsi controproducente, suscitando una reazione di rifiuto proprio per i contenuti più strutturati e complessi e per la forma libro, maggiormente penalizzati dai limiti attuali di mercato e tecnologie.

Proprio per questo, almeno rispetto ai contenuti strutturati e complessi e alla forma-libro, la strada della promozione digitale della lettura (indipendentemente dai supporti usati) è oggi – e nell’immediato futuro – assai più promettente ed efficace della promozione della lettura digitale.

Ma quali sono le strategie migliori per fare promozione della lettura sfruttando le caratteristiche specifiche dell’ecosistema digitale? La strada finora prevalente è stata quella di usare il digitale per parlare e far parlare dei libri. Blog letterari, recensioni, social reading, book trailer, sono normalmente utilizzati anche in ambito scolastico soprattutto in questa prospettiva.

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Figura 3 – Il manifesto del Concorso Booktrailer 2017 che si terrà a Milano nel prossimo ottobre

A ben vedere, però, c’è un altro tipo di uso dell’ecosistema digitale collegato alla lettura di libri; ed è un uso estremamente diffuso, anche se poco tematizzato. La grande maggioranza dei lettori, di fatto, usa la rete – prima e più che per discutere di libri – per allargare la propria esperienza di lettura. Leggiamo in un libro la descrizione di un luogo, e cerchiamo in rete una mappa o un’immagine che ci aiuti a visualizzarlo; leggiamo in un libro un riferimento a un personaggio storico, e andiamo in rete per capire meglio di chi si tratta; leggiamo un libro che ci piace, e cerchiamo in rete informazioni aggiuntive sull’autore; leggiamo un termine che non conosciamo, e ne cerchiamo in rete una definizione; leggiamo una citazione, e cerchiamo in rete il contesto del passaggio citato. Usiamo insomma la rete come terreno privilegiato per espandere e potenziare la lettura. E nel farlo da un lato miglioriamo la comprensione del testo, dall’altro ne esploriamo più efficacemente la dimensione intertestuale: due aspetti entrambi essenziali nel ricavare soddisfazione e piacere dalle nostre letture.

Come possiamo – anche in ambito scolastico – lavorare in maniera specifica e sistematica su questi aspetti, e dunque sull’uso del digitale come strumento di allargamento e potenziamento dell’esperienza di lettura? Come costruire strumenti specifici per potenziare queste attività di lettura aumentata, renderle piacevoli, inserirle più efficacemente in un contesto di interazioni sociali e formative?

Sono questi, in buona sostanza, gli interrogativi principali alla base del progetto europeo The Living Book. Nel prossimo intervento proverò a discutere alcune possibili risposte, e alcune delle strategie e degli strumenti sui quali stiamo lavorando.

[1] Gino Roncaglia, Scuola e letture aumentate: nuovi compiti delle biblioteche scolastiche fra cartaceo e digitale. In: Associazione Biblioteche Oggi (a cura di), La biblioteca aperta. Tecniche e strategie di condivisione, Editrice Bibliografica, Milano 2017, pp. 139-144.

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Gino Roncaglia per ilLibraio.it

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