Due posizioni distanti. Quella degli editori da una parte, e quella di Julia Reda, (l’unica) europarlamentare per il Partito Pirata tedesco, a cui è stata affidata l’analisi della direttiva europea sul diritto d’autore, dall’altra. Dopo che il Parlamento di Strasburgo si è espresso (in una risoluzione non vincolante), ilLibraio.it ha fatto il punto della situazione con Piero Attanasio dell’Aie, esperto in materia di copyright. Per analizzare il testo approvato e per capire quali saranno i prossimi sviluppi…

A livello europeo non si discute solo della crisi greca, ma è in corso da mesi, tra le altre, anche la “battaglia” sul copyright, che nei giorni scorsi ha conosciuta una nuova tappa, significativa, ma non ancora decisiva. Il 9 luglio il Parlamento di Strasburgo si è infatti espresso (in una risoluzione non vincolante) sulla futura legge sul diritto d’autore, che dovrebbe essere presentata dalla Commissione per la fine dell’anno.

Un passo indietro. Come abbiamo spiegato lo scorso 20 marzo, l’analisi della direttiva europea sul diritto d’autore, datata 2001, è stata affidata a Julia Reda, tedesca, classe ’86, dal 2013 segretaria dei Giovani Pirati, e dall’anno successivo (l’unica) europarlamentare per il Partito Pirata tedesco. La sua proposta non ha però affatto convinto la Federation of European Publishers, che all’ultimo Salone del libro di Parigi ha presentato la campagna social #CopyrightForFreedom, con tanto di petizione online (qui i dettagli sulle due posizioni, ndr).

Su questi temi, nelle scorse settimane si è espresso tra gli altri anche Stefano Mauri, presidente e Ad del gruppo editoriale Mauri Spagnol (ed editore de ilLibraio.it, ndr): “Chi pensa che il copyright sia un istituto obsoleto, deve considerare che non c’è, nell’epoca del web, un istituto più moderno: singole persone (e non aziende) sono remunerate in base al loro talento, se questo viene riconosciuto dai loro pari, altre persone comuni, i lettori. Ogni atto di pirateria è una minaccia all’indipendenza degli autori più creativi, liberi e amati dai lettori. Perciò vorrei invitare tutti i lettori a sostenere questa battaglia contro chi pensa che i libri crescano sugli alberi. O crede che tutto quello che c’era da scrivere sia già stato scritto”.

Dopo che la scorsa settimana il Parlamento europeo ha detto la sua (il “report Reda” è stato votato e approvato con con 445 voti a favore, 65 contrari e 32 astensioni, ma i ridimensionamenti sono stati numerosi), Marco Polillo, presidente di Confindustria Cultura Italia, ha parlato di “un buon compromesso”. E ha spiegato di apprezzare il fatto che “il diritto d’autore venga riconosciuto quale leva strategica per la promozione della creatività e stimolo all’innovazione. E’ stato pertanto smontato l’assunto, presente nella prima stesura formulata dal deputato Julia Reda del partito pirata, che l’attuale normativa sulla proprietà intellettuale costituisca un freno all’innovazione e un ostacolo allo sviluppo di nuovi modelli di business su internet. Creatori e Consumatori sono invece sulla stessa ‘barca’ ed è interesse di produttori e autori migliorare l’accesso online ai contenuti culturali, senza per questo intaccare le licenze territoriali o ribaltare il quadro vigente in materia di eccezioni e limitazioni al diritto d’autore”.

Non c’è solo la polemica tra gli editori europei e Julia Reda. Ultimamente a far parlare è stata soprattutto la proposta di divieto di fotografare le opere senza il permesso degli architetti (la cosiddetta “libertà di panorama”). Divieto che, in sede parlamentare, non è passato anche grazie alla mobilitazione della rete.

Intervistata l’altro ieri da RepubblicaJulia Reda (nella foto sopra, ndr) ha commentato le scelte del Parlamento Europeo, dopo aver già parlato di “un’occasione persa, tragicamente – anche se era il meglio che si potesse fare con questa leadership in Europa”: “Nella mia bozza c’erano affermazioni forti, innovative. C’era l’abbattimento delle barriere digitali. Invece quello che mandiamo a dire alla Commissione è di affrontare, sì, certi temi, ma solo se non creano troppi problemi e se non minacciano il business di qualcuno. Questo report è il meglio che si potesse ottenere data la situazione in Parlamento, ma è comunque troppo poco: è solo il minimo comun denominatore di visioni opposte…”. E ha aggiunto, tra l’altro: “E’ un successo che per la prima volta a Strasburgo una larga maggioranza chieda di stabilire standard comuni: non più ‘eccezioni’ al diritto d’autore, ma gli stessi diritti per tutti gli europei”.

È evidente la netta distanza che persiste tra le posizioni di Julia Reda, e quelle degli editori. In vista delle prossime tappe della “sfida”, ilLibraio.it ha parlato con Piero Attanasio (nella foto sopra, ndr) che dal 1995 collabora con l’Associazione Italiana Editori, dove oggi coordina le relazioni internazionali, i progetti di ricerca e innovazione e le attività del gruppo accademico professionale dell’Aie. 

“Non ci sono vittorie da sbandierare, come mi pare faccia la Reda nelle sue interviste. Nessuna delle sue proposte estreme è stata approvata. Del resto, nella versione originale, il suo report era una sorta di manifesto del Partito Pirata, con un’impostazione impossibile da condividere”, sottolinea Attanasio, che argomenta: “Al contrario, dal Parlamento, prima in Commissione giustizia e poi in plenaria, partendo dal rapporto Reda, sono stati fatti significativi cambiamenti”. 

Piero Attanasio conferma che il passaggio parlamentare è stato “interlocutorio”: “Nella gran parte dei brani non si prendono posizioni definitive, e mi riferisco soprattutto alle parti che interessano maggiormente gli editori di libri. Si richiama piuttosto la necessità di fare opportuni approfondimenti, con tanto di analisi dell’impatto che eventuali modifiche normative avrebbero sui singoli settori, prima di procedere con una nuova normativa”.

Attanasio cita, ad esempio, il tema del prestito dei libri digitali in biblioteca: “La proposta Reda puntava a far sì che gli ebook si possano prestare nello stesso modo in cui si prestano i testi cartacei. Ma, ovviamente, si tratta di supporti ben diversi. Nel rapporto finale, si chiede invece uno studio di impatto, tenendo conto delle sperimentazioni che stanno facendo gli editori europei. Una posizione decisamente più ragionevole. Sono infatti necessari accorgimenti tecnici che rendano davvero uguale il meccanismo di prestito. Nei libri di carta si presta l’oggetto, in questo caso no… La nostra posizione è quella di approfondire, per capire se forse non è meglio continuare con le licenze volontarie. E il testo approvato mi pare molto più vicino a questa posizione”.

Inoltre, ammette sì che il testo che viene fuori dal Parlamento “non brilla per chiarezza e coerenza”. Ma, “nonostante le contraddizioni, è arrivato un significativo riconoscimento dell’importanza delle industrie culturali e del valore del diritto d’autore come motore dello sviluppo economico”.

Chiediamo infine quali saranno i prossimi passaggi: “La Commissione Europea ha pubblicato un documento sul mercato unico digitale che comprende alcune linee generali sulla riforma sul diritto d’autore, e si è impegnata a fare una proposta di direttiva entro la fine dell’anno, che non promette di rivedere le normative sul diritto d’autore, nel loro insieme, compresi gli aspetti che riguardano la lotta alla pirateria. La Commissione ha detto che farà una proposta, poi verrà discussa dal Consiglio e dal Parlamento, giacché dovrà essere approvata da tutt’e tre le istituzioni. A ottobre-novembre, dunque, dovrebbe arrivare la proposta; poi si potrà prevedere circa un anno per la discussione. Quel che ci auguriamo è che si arrivi a un testo equilibrato, che consideri gli effetti di eventuali modifiche dei regimi di eccezione, stimoli lo sviluppo di un sistema avanzato di licenze volontarie, incentivi la collaborazione dei service provider nel limitare la pubblicazione di contenuti pirata e contenga novità importanti sulla lotta alla pirateria, colpendo in particolare chi si arricchisce indebitamente sul lavoro e la creatività altrui”.

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