Si diffondono i corsi di speed reading: nell’era digitale, infatti, sembra arrivare l’incitamento non solo a leggere, ma a leggere più libri possibile, il più in fretta possibile. E non tutti sono d’accordo…

Su Repubblica si analizza la diffusione dei corsi di speed reading: nell’era digitale, infatti, “sembra arrivare l’incitamento non solo a leggere, ma a leggere più libri possibile, il più in fretta possibile”. Certo, i lettori di ebook non sono la maggioranza, ma secondo John Sunderland, scrittore, critico letterario e docente di letteratura all’University College London, “su uno schermo si legge più velocemente”. Non solo, a favorire la diffusione di una lettura sempre più rapida (il riferimento è ai lettori “forti”, ovviamente), sono anche i sempre più frequentati club del libro, sia reali sia virtuali.

Ecco dunque che si discute di speed reading: “Più leggi, più impari. Se invece di 1000 libri nell’arco dell’esistenza posso leggerne 2000, mi cambieranno la vita”. Parola di Tony Buzan, esperto in materia e, non a caso, “coach” di lettura veloce.

Sempre Repubblica ospita un commento di Stefano Bartezzaghi, che critica questa tendenza, argomentando: “Tenere il conteggio dei libri che si leggono è da nevrotici: l’unico libro che conta è quel diario della propria vita di cui ognuno di noi è tanto lettore quanto scrittore. Lo scriviamo mentre leggiamo i libri degli altri, mentre stiamo al mondo, agiamo e subiamo. Siamo il nostro scaffale, la nostra biblioteca e bibliografia. Ma a comporne il volume non è tanto l’ammontare di pagine lette, quanto la vita che vi abbiamo immesso e trovato”.

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