Nell’era dell’e-commerce perché dovremmo continuare a comprare in un negozio fisico? Ecco le risposte (e i disegni) di tre architetti e designer “specializzati”

Su IlLibraio.it l’articolo di M. Tulsi pubblicato dal sito del Giornale della Libreria

Reinventare la libreria: tre architetti immaginano il punto vendita ideale

Nell’era dell’e-commerce perché dovremmo continuare a comprare in un negozio fisico? Questa è la domanda che l’«Economist» ha posto a tre architetti e designer (Gensler, 20.20 e Burdifilek) specializzati nella progettazione di librerie, sfidandoli a ridisegnare la libreria tenendo conto delle nuove tecnologie e dei comportamenti di acquisto degli utenti.
Il brief è stato lo stesso per tutti: partendo da un budget di 100 mila sterline (poco per aprire una libreria, ma allo stesso tempo una cifra realistica rispetto alla disponibilità media di un libraio indipendente) andava immaginata una libreria di varia, di due piani, collocata in una tipica strada cittadina e che vendesse anche e-book (sia in-store che on line).
La soluzione proposta dai designer? Reinventare completamente l’esperienza di acquisto come nel caso di Gensler che ha immaginato di proporre al cliente di acquistare i libri digitali senza neppure entrare in negozio, ma semplicemente con un qr code posto in vetrina, fedele al concetto che «la strada per salvare la libreria non è nel progettare librerie più belle, ma piuttosto nel riuscire a creare spazi capaci di prevenire e soddisfare ogni bisogno del lettore». La libreria si sviluppa all’interno in maniera molto lineare, favorendo i percorsi di quanti sanno già cosa acquistare e allo stesso tempo proponendo aree ben definite per quanti vogliono rimare più a lungo in negozio. Questa libreria punta sulla tecnologia: i commessi sono dotati di pos in modo da poter concludere subito l’acquisto con il cliente, mentre la vetrina touch rende di fatto il negozio attivo 24 ore su 24.

Diverso l’approccio di 20.20 che invece è convinto del fatto che «le persone vanno in libreria perché è un’esperienza legata alla propria percezione di stile di vita per cui quello che conta quello è ciò che ci si fa dentro». Ecco dunque che si moltiplicano gli spazi per fare attività: scaricare e-book (scontati se acquistati di persona), sfogliare e comprare libri, consultare il personale ben informato, prendere un caffè (ma con piccole sorprese letterarie servite insieme ad ogni porzione), leggere, ascoltare audio libri, assistere alla performance di un autore, affittare una scrivania e scrivere libri che possono poi essere stampati direttamente in negozio e così via. L’idea di base è insomma quella dello stoytelling in tutte le sue forme: le storie durano, indipendentemente dal supporto su cui sono veicolate, ed è questo che la libreria deve saper raccontare.
L’idea dello studio Burdifilek, si basa invece sul concetto di prossimità: «quante volte compriamo un libro che parla di un argomento particolare e vorremmo acquistare qualcosa che viene citato o che ne è l’oggetto, ma per farlo dobbiamo recarci nel negozio apposito?». Ecco dunque che la libreria diventa tematica e cambia focus ogni pochi mesi unendo, di volta in volta, ai libri le merceologie commerciali di riferimento. In questo caso i libri, pur restando la merceologia principale, non sono l’unica dalla quale il negozio può realizzare i propri ricavi.

Si tratta, come è giusto che sia, di idee immaginifiche che, più che una libreria reale, descrivono le caratteristiche e le spinte verso cui chi progetta spazi commerciali dovrà in qualche modo tenere presente.
Non è un caso infatti che molte di queste idee siano emerse anche dai workshop rivolti ad amanti dei libri e addetti al settore che la grande libreria londinese Foyles ha organizzato in occasione del rifacimento della sua storica sede. Dai focus group sono infatti emerse indicazioni chiare sui temi che i clienti vorrebbero al centro della progettazione degli spazi della propria libreria ideale: il concetto di partecipazione (sia intesa come club sia come schema strutturato e specializzato di programma fedeltà), spazi dedicati, servizi per gli scrittori (dalle stampanti ai servizi di rilegatura), tour guidati degli scaffali, strutture ad alto tasso di flessibilità, così da poter facilmente trasformare gli spazi del negozio in aree dedicate agli eventi, attrezzature per cinema e proiezioni, la mappatura da parte di Google dell’interno del negozio e, ovviamente, moltissimi spazi per sedersi, leggere, mangiare e bere. Ma su tutto – ed è la cosa che forse gli architetti hanno dimenticato e che invece appare chiara nelle ultime ricerche realizzate anche in Italia – gli appassionati frequentatori di Foyles hanno chiesto che venisse mantenuto lo straordinario servizio al cliente della storica libreria. E in definitiva, al di là del design e delle proposte d’impatto, ci sembra l’elemento che più di tutti vale la pena preservare e valorizzare.

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