Bonnie Nadzam, autrice da scoprire, è in libreria con “Lions”, la storia di una città fantasma in Colorado. Intervistata da ilLibraio.it, racconta un West “tragico, fatto di illusione e delusione, distrutto dall’uomo”, critica Trump e il Partito Repubblicano, che ha “reso possibile la sua presidenza”, denuncia il maschilismo nell’editoria ma, soprattutto, descrive un’America poco conosciuta, e lo fa in modo sorprendente

Il West e le sue città fantasma sono al centro di Lions (pubblicato dalla neonata Black Coffee),  il nuovo romanzo di Bonnie Nadzam, autrice statunitense che ha esordito con Lamb (Clichy). Lamb e Lions, agnello e leone, potrebbero sembrare uniti da loro, ma non è così. Se il primo raccontava del rapporto ambiguo tra un uomo di mezza età e una ragazzina, Lions invece parla del West, dei suoi fantasmi, ma anche del consumismo e del nostro rapporto con i luoghi che abitiamo.

Bonnie Nadzam

I protagonisti sono Gordon e Leight, gli unici giovani che vivono a Lions, piccola comunità in Colorado, e che, raggiunti i diciassette anni, dopo essere cresciuti insieme, si scontrano a causa della loro visione opposta della vita. Se il ragazzo vuole restare nel paese che lo ha visto nascere e dedicarsi all’attività di saldatore, così come suo padre e suo nonno prima di lui, Leight non vede l’ora di trasferirsi in città per frequentare il college e non ritornare mai più.

Bonnie Nadzam ha raccontato il significato del West, ma anche la sua visione della scrittura e le sue paure sul futuro degli Stati Uniti in un’intervista a ilLibraio.it.

Come vede il futuro del suo paese, gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Trump?
“Trump è una disgrazia e una tragedia e lo sarebbe anche se non fosse Presidente. Fa sembrare bugie tutte le richieste di decenza”.

Il suo è un giudizio molto duro.
“Ci sono naturalmente tante persone buone e intelligenti negli Stati Uniti, tra loro ve ne sono alcune per cui provo rispetto e affetto, ma nessuno di loro ha il potere di Trump o del Partito Repubblicano, che ha dato a questa orribile realtà la possibilità di prendere piede. Tuttavia, dall’elezione di Trump sembra che si stia prestando attenzione a disgrazie e a tragedie del nostro paese, finora passate in secondo piano, che in realtà esistono fin da quando gli europei hanno colonizzato le Americhe”.

trump

A quali disgrazie si riferisce?
“La nostra è una colonia costruita con la schiavitù e i genocidi. Ignoranza, odio e risentimento aleggiano tra noi, tanto che in alcune occasioni non c’è spazio per compassione, empatia e persino confronto civile. Abbiamo inquinato l’acqua al punto da renderla imbevibile e continuiamo a farlo. Il divario economico, in questo paese e nel mondo, è tremendo”.

Come possiamo far cambiare le cose?
“Solo se apriamo gli occhi e capiamo il vero paese possiamo prendere in mano la situazione. Come possiamo farlo tutti insieme? Prima di tutto senza barare sulle piccole cose”.

Siamo tutti un po’ responsabili?
“Il mondo è come ogni individuo si comporta, un pensiero, una parola o un’azione alla volta”.

L’America da lei raccontata non è fatta di città moderne ed eleganti, ma è quella dei paesi fantasma in zone impoverite e dimenticate. Perché ha deciso di raccontare un luogo come Lions?
“La vista di queste cittadine sparse come vecchi gioielli in un ambiente che un tempo era vibrante, ma che ormai è distrutto e dimenticato, stuzzica sempre la mia immaginazione, anche se in modo devastante. C’è un qualcosa di affascinante e triste in un silos per il grano arrugginito e pieno di polvere e vento. Mi fa sorgere domande sulla sua storia e mi sembra sublime: da un lato è visibilmente piacevole, ma dall’altro è un simbolo di morte e abbandono. Sotto alcuni punti di vista questi luoghi sono metafore di tutte le città americane, anche se non vorrei essere troppo dura. Nel libro ho deciso di abitare il luogo per un po’ e dare un’occhiata ai dintorni”.

Bonnie Nadzam

Il West è entrato nell’immaginazione collettiva, ma lei come lo definirebbe?
“Tragico. Era un ambiente delicato e spettacolare, fatto di fragili ecosistemi e culture tribali che abbiamo distrutto per capricci e lussi umani, come la moda dei cappelli di castoro o dei giacconi di pelle di bufalo. Si tratta di un luogo di illusione e di delusione: il governo aveva promesso un futuro di abbondanza a chi vi si fosse trasferito, speravano di sostituire il deserto con verdi giardini lussureggianti. Alla fine il progetto si è ridotto al nulla, nel tentativo di raggiungere una qualità della vita definita da fattori privi di valore si sono distrutte innumerevoli risorse. Oggi molte delle vecchie cittadine sono state trasformate in sorte di set cinematografici, dove McDonald’s è nascosto in una casetta di legno e in inverno puoi indossare costosissimi stivaletti di pelliccia e passeggiare tra le star. Come un pioniere, ma ricco, in un gioco di specchi e bugie”.

Ma non è rimasto nulla dell’antico West?
“In realtà il West resta potente e bellissimo. Si ha la certezza che ogni roccia e ogni specie animale rimasta sopravvivrà a queste follie e si sente ancora una canzone antichissima. Non dico di essere in grado di udirla, sempre, ma ci sono persone più sagge di me e di cui mi fido che dicono di riuscirci”.

Parlando di antiche canzoni, nel suo romanzo sembra che tutti i personaggi siano affascinati e allo stesso tempo spaventati dalle storie dei fantasmi che aleggiano intorno alla cittadina. Perché sono così influenzati dal passato fatto di pionieri e carovane perdute nel deserto?
“Sono affascinata dal mimetismo della nostra comprensione: definiamo noi stessi e il mondo in base al modo in cui lo rappresentiamo in opere d’arte e di finzione. A Lions le persone interagiscono attraverso le storie che si raccontano e che assumono due scopi: distrarre dalla vita quotidiana e dai suoi problemi, ma anche riflettere sui propri errori. I fantasmi, ad esempio, rappresentano il loro errore nel trasferirsi a ovest, nel lasciare tutto per andare ancora più lontano in cerca di ricchezza. E si tratta di sbagli che gli abitanti di Lions continuano a commettere senza rendersene conto: così accade che si trovano a ricreare le storie che ripetono. Leight si lascia alle spalle Gordon, un amato ferito, credendolo morto pur di inseguire la sua ricerca della perfetta vita americana; ma l’amato sopravvive grazie alle piccole gentilezze degli altri, proprio come accade nella leggenda di Lamar Boggs, più volte ripetuta nel corso del romanzo”.

Tuttavia, il giovane Gordon e sua madre Georgianna, sembrano avere le risposte che tutti cercano…
“Certo, loro conoscono la verità che sia i lettori sia i loro concittadini cercano e, quando gli vengono poste domande, dicono la verità. Nessuno, però, li prende sul serio, nemmeno i lettori. Credo che questo sia il motivo per cui Trump è presidente: le persone vogliono una storia eccitante, che protegga i loro ego e che prometta un gran finale. In cui, però, la verità non è così importante”.

A un certo punto la madre di Leight riprende la figlia perché non si sta prendendo cura di Gordon. Crede che nella nostra società ci siano ancora stereotipi, come quello della donna che accudisce, che determinano e influenzano il comportamento delle ragazze?
“Certamente, ce ne sono così tanti che influenzano ogni genere e ruolo. Leight, tuttavia, impegnata nella ricerca di una vita da consumatrice, si arrende agli stereotipi, mentre sua madre si sforza di mostrarle che esiste un’alternativa alla vita che la ragazza cerca al di fuori di Lions: un’esistenza legata ad amicizie e relazioni umane che meritano più attenzioni di un abito, di un’acconciatura o di un nuovo tatuaggio. Forse Leight è dannata sotto entrambi i punti di vista: spesso sono stata accusata di essere stata troppo dura con lei nel romanzo”.

Restando sul tema degli stereotipi, le è mai capitato che i suoi romanzi venissero giudicati diversamente da quelli scritti da colleghi uomini?“Mi sembra brutto pensarlo, ma è proprio così. Non è un mistero: ci sono opere eccellenti scritte da donne che però ricevono anticipi minori, ma anche meno vendite, pubblicità e lettori di opere di livello inferiore scritte però da uomini. Il mercato in America è definito per rappresentare il benessere di un certo gruppo demografico, e questo vale anche per l’editoria, quindi non deve sorprendere se le cose vanno in questo modo”.

Cosa sta leggendo al momento?
“Sto rileggendo spesso Willa Cather, Virginia Woolf, Aimee Bender e Sarah Vap. Mi piace molto anche Amy Sackville e sto leggendo ad alta voce Nelle pieghe del tempo di Madeleine L’Engle, che forse è il mio libro preferito al momento. Anche se dico così ogni volta che finisco un libro, ossia uno che merita di essere letto fino alla fine. Leggo così tani volumi insieme. Ho iniziato anche Annus Mirabilis Sally Ball e le poesie di Anna Achmatova. Consigliata da un amico ho appena ordinato Acqua viva di Clarice Lispector. E poi ho un sacco di libri di ricette e manuali, per esempio uno su come costruire una canoa e un altro sulla cucina ayurvedica”.

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