“Va bene che ho detto signing session invece di firma copie, però di solito ci sto attenta, lo giuro”: la scrittrice Valentina D’Urbano (che ha sostenuto la petizione #dilloinitaliano) svela a ilLibraio.it l’inglesismo che non sopporta…

di Valentina D’Urbano*

Oddio, l’ho fatto.
Senza pensarci, senza volerlo, però l’ho fatto. Al ritorno da una presentazione, in treno, su whatsapp. Una mia amica mi scrive per chiedermi come è andato l’incontro. Io le rispondo che è andato tutto bene, che ho fatto una signing session di quasi un’ora, perché i ragazzi erano tanti, ero in una scuola, tutti volevano la dedica sul libro e…
E poi mi sono resa conto.
Una signing session.
Un firma copie.
Suona pure meglio firma copie, come mi è venuto in testa di scrivere signing session?
Io non sono neanche certa di quale sia la pronuncia corretta di signing session.
E però l’ho scritto. Mea culpa, giusto per scomodare le nostre radici.
Veniamo talmente bombardati da certi termini che se non mi fermo a pensarci mi vengono automatici, anche quando non servirebbero.
Eppure di solito ci sto attenta, applico la stessa regola che uso quando scrivo: Non usare cinque parole se puoi spiegarlo con una.
Stessa cosa per la mia lingua: non usare l’inglese, se puoi dirlo in italiano. Va bene che ho detto signing session invece di firma copie, però di solito ci sto attenta, lo giuro.
A parte i casi in cui gli anglismi sono intraducibili, e tralasciando le distrazioni che ci portano spesso a preferire un termine invece che un altro, le parole le abbiamo anche in italiano (anzi, spesso ne abbiamo di più).
Una parola specifica che mi viene in mente e che ormai sento ovunque è Endorsement.
Endorsement proprio non la tollero. Quando mi capita davanti agli occhi mi viene istintivo borbottare.
Invece di Endorsement si può dire appoggio, adesione, approvazione. Funziona lo stesso, fa la sua porca figura, e nessuno mai dirà che siamo antichi, o peggio, nostalgici.
La nostra italianissima approvazione non è ancora pronta per andare in pensione, qualcuno lo dica a quei giornalisti che spargono come fossero coriandoli.
La trovo anche meno utile di signing session, che pure nella nostra lingua non ha nessuna utilità. Ma almeno, il firma copie non è un’attività di tutti i giorni, l’endorsement invece sta ovunque, dove ti giri trovi qualcuno che appoggia qualcun altro.
Allora, visto che ho firmato la petizione “Dillo in Italiano” e visto che da oggi mi impegno non solo a non usare mai più l’orribile signing session al posto di firma copie ma anche a pensare alla parola italiana ogni volta che mi verrà in mente di usarne una in inglese, oggi lo voglio dire per l’ultima volta:
Il mio endorsement totale va alla difesa della mia lingua madre. 

quella vita

* l’autrice ha pubblicato Quella vita che ci manca (Longanesi)

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